Benvenuti in Paradiso.

Su un depliant di una cittadina, poco più che un paese, vicino a Siracusa, c’è scritto, in un corsivo vagamente gotico ed accattivante, Benvenuti a Cassibile. Ci sono delle foto di posti magnifici, Spiagge color alabastro affollate di turisti, un duomo antico in marmo rosa e vedute spettacolari di grotte e percorsi lussureggianti di macchia mediterranea. Questo paese ebbe anche un momento di “gloria” nella storia italiana, quando il 3 settembre 1943 vi si firmo l’armistizio e la fine delle ostilità in Sicilia tra Alleati ed Italiani.
Ma Cassibile, purtroppo, non per volontà sua, non è solo questo, è un esempio dell’Italia che non funziona, un esempio di cui si preferisce evitare di parlare.
Tutti gli anni, dall’inizio della primavera a luglio, si stabiliscono a Cassibile centinaia di immigrati. Ad attrarli è la possibilità di trovare lavoro come braccianti. Ce ne sono di tutte le categorie: regolari, cioè dotati di permesso di soggiorno, e irregolari. Ci sono anche parecchi ‘richiedenti asilo’, cioè immigrati che hanno ottenuto il permesso di soggiorno provvisorio nell’attesa dell’esame che servirà a stabilire se meritano il riconoscimento dello status di rifugiati. In base alla legge i ‘richiedenti asilo’ non potrebbero lavorare perché lo Stato già bada a loro, ma il sussidio è così misero e sporadico che quasi tutti lo fanno.
Come è facile immaginare, questo massiccio afflusso di immigrati-braccianti crea seri problemi logistici. Se i campi di patate sono in grado di ospitarli tutti, non altrettanto si può dire per le case del piccolo paese. Così, in un boschetto della periferia, ogni anno, verso aprile, nasce un villaggio provvisorio. O, per meglio dire, una bidonville. Non esistono né acqua, né elettricità e le case sono baracche e tende costruite con i rifiuti. Ci si ammala spesso per gli sbalzi di temperatura e le terrificanti condizioni igieniche. Là gli immigrati trascorrono la notte e, all’alba, raggiungono i punti di raccolta dove i caporali scelgono i fortunati che, per trenta euro (ma otto vanno allo stesso caporale) potranno spaccarsi la schiena fino al tramonto.
Se ti ammali poi, sei costretto a rivolgerti alla guardia medica della locale Asl e scopri che dei due medici uno solo visita gli stranieri, mentre l’altro si rifiuta di farlo. Sia chiaro, il razzismo non c’entra: il medico non ce l’ha con gli extracomunitari ma con la Asl che non gli ha aumentato le ore di lavoro. E lui giustamente protesta. Così gli stranieri di Cassibile, tutte le volte che si sentono male, si ricordano di essere approdati in un paese democratico.
Questo è un pezzo del nostro paese, un paese che figura tra i sette più industrializzati del mondo, che è l’alleato militare numero uno degli Usa, in questo momento, un paese con novanta milioni di telefoni cellulari e sessanta milioni di abitanti ad adoperarli..un paese dove esistono le bidonville ed i medici non ti curano per una loro protesta ma non se ne parla perché è meglio voltarsi dall’altra parte e fare finta che non sia affar nostro.
K