Business as usual, ossia la parola d’ordine di ogni store londinese dall’8 Luglio: andare avanti con gli affari come se nulla fosse successo.
Da molto non scrivo di come le cose procedano da Hamleys, il paradiso dei bambini, l’attrazione commerciale più famosa di Londra (insieme ad Harrods), il negozio in cui dimostro giocattoli da cinque mesi. Lo rifaccio ora, perché gli ultimi giorni mi hanno regalato delle grandi soddisfazioni.
Ieri ho dimostrato per metà giornata insieme a Kasia, ho saltato un’ora della mia pausa per vendere quanto più possibile, ma soprattutto mi sono divertito per sei ore, da quando il mio piano ha iniziato ad affollarsi di turisti e di qualche famiglia inglese. Insieme a Kasia scorre tutto più veloce, non ci sono pause, non c’è la vergogna che ogni tanto viene di esporsi in mezzo alla folla; non è un caso che quando un dimostratore bandisce con un urla il suo giocattolo, è sempre in coppia.
Noi continuiamo a non urlare, continuiamo a non spacciare il nostro giocattolo come “the coolest in the store”, o come “the best selling toy in Hamleys”. Non è infatti né il giocattolo più figo, né tantomeno il più venduto, è un’idea di giocattolo vecchia ma nondimeno capace di entusiasmare i bambini e anche i grandi (“it’s the coolest thing I’ve ever seen” disse un trentenne che ne comprò una scatola per il bambino): un fucile grigio di plastica che spara dischetti di gomma inseriti in una cartuccia.
A dire il vero le urla ci sono, ma mai finalizzate direttamente al richiamo di clienti. “Ladies and Gentleman, boys and girls…” gridano alcuni dimostratori. Noi richiamiamo l’attenzione dei clienti incitando il bambino durante la dimostrazione:
“ARE YOU REAAADY? SHOOOOOT!! YOU GOT ONE, TWO, THREE… THE LAST ONE, SHOOOT, SHOOOT, OOOOOOOOOOOOOOOO, YOU GOT IT!
I bambini più piccoli li aiuto io; dopo cinque mesi di lavoro mi basta poggiare la mano sul giocattolo, mirare l’altezza giusta, i bambini puntano i singoli bersagli e questi cadono quasi sempre. E’ in questi casi che le urla escono quasi spontanee, sia perchè i bambini piccoli si esaltano, sia perché le famiglie incitano con me, tanto che all’ultimo bersaglio scatta l’ovazione e il mio “Gimme Five” (ricordo una bimba a cui porsi il palmo della mano per un cinque e me lo voleva baciare – memorabile).
Con Kasia è più facile anche scherzare coi grandi, coinvolgere nella dimostrazione i padri, le madri, fino alle nonne. Nessuno se la prende, quasi tutti stanno al gioco. Sette piani pieni di giocattoli, una giraffa peluche alta cinque metri (costa 1300 sterline) al piano terra, Harry Potter fatto di mattoncini Lego nella sezione libri, un Batman di tre metri che pende dal soffitto del quinto piano sulle teste di chi sale con la scala mobile, il sosia di Ali G che dimostra le bolle fantasma; anche i matusa ed i governi possono tornare super giovani di fronte a tutto ciò. E noi giochiamo con tutti e giochiamo tra di noi.
Oggi Shahid era su, fuori come sempre, ci guardava dimostrare e ha iniziato a cantare la canzone Ja Se Inamorar.
“Shahid, do you know this song? Son la cinco de la manana y yo no hay dormido nada, pensando a tu beleza en loco voy a parar, tu amor es mi castigo…”
Gli ho cantato Obsession degli Aventura, mentre Kasia dimostrava e lui non stava dentro dalle risate. Poi ha cercato di fissare nelle rotaie un trenino che ci passa sopra, con quello che di più lungo aveva in quel momento, la spada laser di Guerre Stellari. Sistemare un trenino che ricopre il perimetro del piano con una spada luminosa, chi l’ha mai visto? Ha sbagliato e ha fatto cadere una pozza d’acqua sul nostro piano. Non ha bagnato nessuno, ma non dubito che se fosse successo, tutto si sarebbe liquidato con un sorriso.
Dietro tutto questo, dietro quello che spesso è vero e proprio divertimento, si cela il business degli affari, business che ieri mi ha fatto vendere 73 scatole, una montagnetta alta un metro e mezzo ridottasi a fine giornata nel vuoto. Ho superato il mio record di 70, ho guadagnato quasi il tanto pagarmi l’affitto settimanale, sono uscito dal negozio a pezzi, ma contento. Dalla settimana prossima sarò l’unico rappresentante italiano del negozio, forse, chissà, l’unico italiano del mondo a fare un lavoro del genere.
A questo punto si dovrebbe spiegare il senso della foto allegata all’articolo; quello ritratto è Mr Goldfinger nel secondo film della serie 007, il sosia perfetto del nostro store manager, ossia colui da cui indirettamente dipendo, visto che io lavoro in primo luogo per la mia compagnia di giocattoli. Sua è la lettera che ieri è arrivata a tutti noi del negozio, scritta in occasione degli attacchi e ultima ragione della mia soddisfazione:

Dear Collegue
In light of the tragic events which took place last week in London, I wanted to take the opportunità to write to you.
Thankfully, I understand that none of us were directly affected by the bombings; however, I’m sure you will join me in expressing deep symphathy to those who were.
Despite this, I do realise we have all been indirectly impacted by this situation – we work, and indeed, some of us live in central London. There is now a nervosness and an apprehension regarding our normal daily commute. Views regarding our own personal safety may have changed for good.
With this in mind, I want to thank each and every one of you, firstly for dealing with Thursdays events so calmy and secondly for continuing to carry out your duties and responsibilities professionally and on time, despite the many ongoing disruptions to the travel networks.
I was particularly encouraged by the attendance figures on Friday last week, and I believe that we are now responding in the very best way to such a situation. It is my view that our actions are a clear message of our determination and resolve – this is a formidable team, of which I am immensely proud!
Once again, my sincere thanks to you all.

Gold