Ci troviamo tutti a cena al Cristini Restaurant di Sussex Square, Paolo Meccarti capotavola, io tra Roberto Guglielmi ed Er Toni Giovanni, Bono di fronte a me, sempre con quegli occhiali, ma-sai-che-è-maleducazione-indossarli-al-chiuso? Dopo la cena le le sette bottiglie vuote di Montalcino danno ragione dei nostri occhietti vispi e lucidi e di un clima goliardico che esplode nel momento in cui Pungiglione tira fuori la sua chitarra.
Come se fosse uno spinello, lo strumento passa di mano in mano per almeno due-tre canzoni a testa, finchè me la trovo in mano io, con imbarazzo. Mi spettava, dopo che la giornata mi aveva reso celebre tra le stars come il miglior amico di Roberto Guglielmi. Lo confesso, perché io non sono di quelli che si vantano di storie o di cose non pertinenti alla realtà: io la chitarra non la so suonare e a malapena so suonare quelle tre canzoni da falò che la pazienza mi ha fatto memorizzare nei loro tre accordi.
“Come on Gigi! Play it up!!” (Vai Gigi, suonacela!!) mi urlano gli altri, tutti più o meno cotti, tranne Bono, che per tutta la serata è rimasto assorto nella scrittura di fogli e tabelle.
L’eventualità di una session era prevista e non per niente ieri ho trascorso la notte ripassando gli accordi delle mie tre canzoni da falò e oggi, non volendo sfigurare di fronte a tale crema artistica, ahimè, l’ho buttata su grossa:
“These are some songs I wrote and composed years ago. No one ever considered them, but I love them as part of my life.” (Queste sono alcune canzoni io composi anni fa. Nessuno le ha mai considerate, ma le amo come parte della mia vita.)
Chitarra in mano, tre accordi in testa e un penny come plettro, giusto per farmi figo di fronte a Briano Maggio, inizio la mia session:

“The blonde tresses, the blue eyes and then, your red socks and the innocence in your cheeks, two redder oranges…” (Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi, le tue calzette rosse, e l’innocenza nelle gote tue, due arance ancor più rosse.)

A questo punto Bono distoglie l’attenzione dai suoi appunti e con tono saccente sbotta:

“I’ve already heard this song!! I think it’s a very famous Italian songs” (Ho già sentito questa canzone! E’ una canzone italiana molto famosa!)

Dentro le vene il mio sangue si raffredda ma con la prontezza che richiedono certe facce toste io rispondo:

“No, you’re wrong. Maybe you confuse my song with this other famous song, who has got the same chords”(No, ti sbagli. Forse confondi la mia canzone con quest’altra famosa canzone che ha gli stessi accordi.) e così inizio a cantare di nuovo con gli stessi tre accordi:

“Look, look in the pitch there’s a new player her name is Mila e she’s got talent for three…” (Guarda, guarda in campo c’è una nuova giocatrice, Mila il suo nome è, e talento ha per tre…)

“Probably… Keep on playing.” (Probabile. Continua pure a suonare) ha concluso Bono.

Uscito indenne dalla prima, inizio a suonare la seconda, altri quattro accordi in testa e il solito penny:

“How much hurry, where do you run? Where do you go? If you listen to me for one moment, you’ll understand, I’m the cat, he’s the fo…” (Quanta fretta, ma dove corri? dove vai? Se mi ascolti per un momento capirai, io son il gatto, e tu la vol…)

“I’ve already heard this song!! It’s a very famous Italian songs” (Ho già sentito questa canzone! E’ una canzone italiana molto famosa!) di nuovo lui, di nuovo quello spaccaballe ad interrompermi la session.

Sempre più pressato, stavolta senza trovare una canzone con gli stessi accordi, rispondo a Bono:

“No, you are wrong. Maybe you confuse my song with this other famous song, who has got two animals in the title.” (No, ti sbagli. Forse tu confondi la mia canzone con quest’altra famosa canzone che ha due animali nel titolo.) e gli canto, senza accompagnamento, la canzone di Zarrillo “L’Elefante e La Farfalla.”

“Probably… Keep on playing.” (Probabile…Continua pure a suonare.) ha concluso Bono.

Per concludere la mia travagliata perfomance ho scelto la canzone a me più chiara, sei accordi in testa e il solito penny tra le dita:

“You breathe slow not to make a noise, you fall asleep in the evening and you wake up with the sun. You are beautiful like the sunshine, you’re chilly lik…” (Respiri piano per non far rumore, ti addormenti di sera e ti risvegli col sole. Sei bella come l’alba, sei fresca com…)

“I’ve already heard this song!! It’s a very famous Italian songs” (Ho già sentito questa canzone! E’ una canzone italiana molto famosa.)

Sempre lui, sempre lo spaccaballe, sempre Bono ad interrompere la mia session e stavolta, visto che alla canzone ci tenevo, ribatto ad alta voce:

“Bono, YOU’RE A PAIN IN MY ASS!! There are millions of children starving in Africa; why do you bother about my three stupid songs??” (Bono, SEI LA MIA CONDANNA!! Ci sono milioni di bambini che muiono di fame in Africa; perché ti devi preoccupare delle mie stupide tre canzoni?)

“What? What? Gigi, you’re wrong. This concert was organized for the victims of the Tsunami!! I’ve got all the figures in this sheets.” (Cosa? Cosa? Gigi, hai torto. Questo concerto è stato organizzato per le vittime dello Tsunami!! Ho tutte le cifre in questi fogli!) mi risponde lui, sventagliando i suoi fogli scribacchiati.

“No. This concert was organized against the war.” (No. Questo concerto è stato organizzato contro la guerra.) dice invece Luisa Veronica.

“Which war?” (Quale guerra?) le chiede Roberto Guglielmi.

“I have no idea.” (Non ne ho idea.) risponde lei facendo spallucce.

“I thought the classic concert organized to promote our music and fill up our pockets!!” (Io pensavo fosse il classico concerto organizzato per promuovere la nostra musica e riempirci le tasche) ha detto invece Cristiano Martino.

“Ehi guys!! Did Bob Geldof explain you all the reasons of the concert??” (Ehi ragazzi. Ma Bob Geldof vi ha spiegato tutte le ragioni del concerto?) chiedo io.

“WHOOOOOO?” (CHIIIIIIII?) mi rispondono in coro.

“Bob Geldof. That punk-like man, with the face destroyed worse than my pusher.” (Bob Geldof. Quel simil-punk con la faccia distrutta peggio del mio pusher)

“Yeah, I remember one Bob, but I thought he was the plumber.” (Sì, io ricordo un Bob, ma pensavo fosse l’idraulico.” (Sì, ricordo un Bob, ma pensavo fosse il mio idraulico.) ha detto Er Toni Giovanni.

“Who Bob? SpongeBob?” (Quale Bob? Spongebob?) ha chiesto Michele Stipi.

“No problem guys. Can I keep on play my song?” propongo io.

“Yeah. Play it up Gi!! Do you really think people cared for any reason we were there? They are already too drunk to keep on their feet, do you want they’ll remember the reason of this concert?” ” (Sì! Suonacela Gi! Pensi veramente che alla gente importi la ragione per cui eravamo lì? Sono già talmente sbronzi da non reggersi in piedi, vuoi che si ricordino la ragione di questo concerto?) mi dice Cristiano e nel vedere Bono che strappa i suoi foglietti e inizia a battere le mani al ritmo di Albachiara, nel vedere tutti noi, sazi di caviale, col bicchiere di Brunello in mano, mi passa per la testa che lontano da qui c’è chi sta peggio, chi soffre, chi si contorce sul letto, chi non sopporta più questa situazione; Iena, ti amo ancora!!

hyde