Stati Uniti ad un passo dal default, Grecia già nel baratro, Spagna in delirio, Italia con 1.900 miliardi di Euro di debito. Che economia è questa? Ci siamo ridotti proprio male.

La prima idiozia è quella di misurare lo stato di salute di una nazione dal suo prodotto interno lordo (PIL o GDP in Inglese). Un paese il cui PIL cresce di anno in anno non vuol dire che stia meglio. Se un paese crea ricchezza cementificando senza scrupolo il suo territorio o fabbricando armi da vendere ad un paese nel quale qualche anno dopo manderà reggimenti militari in missione di “pace”, sicuramente è un paese che crea denaro ma non migliora il suo stato di salute. Se stiamo bene o no, non lo si deduce dai punti percentuali del PIL. Se stiamo bene o no dipende da come abbiamo trasformato il territorio che ci circonda. Che fine ha fatto il verde per far giocare i bambini? Il costo delle case è così alto che ci costringe a vivere in spazi sempre pià piccoli e alle periferie delle città? Ci sono abbastanza asili pubblici? Com’è la qualità dell’aria che respiriamo? Dove finisce l’immondizia che generiamo? Si può ancora meter su famiglia senza indebitarsi per il resto della vita?

Questi dovrebbero essere alcuni dei parametri da usare per misurare il nostro stato di salute. Invece no. Siamo in mano ad un gruppo ristretto di persone che gioca ogni giorno con numeri sul computer e che in una frazione di secondo riesce a bruciare miliardi di dollari. Il destino dei paesi industrializzati è in mano alle agenzie di rating che fanno il buono e cattivo tempo, appellando la loro economia con termini variabili da AAA a “rubbish”. Come è possibile che un paese come gli Stati Uniti siano al default? Lo avreste mai immaginato qualche anno fa?

Questa è un’economia irreale, fondata sulla speculazione e su scommesse di borsa. Bisognerebbe tornare ad un’economia reale, dove le persone tornino ad essere padrone del valore della propria vita e del proprio lavoro. Se un’azienda se va in bancarotta nessuno corre a salvarla. Perchè quando le banche vanno in bancarotta per essere state irresponsabili devo intervenire i cittadini per salvarle? Perchè un piccolo business che non fa ricorso alla “finanza creativa” deve pagarne il prezzo? Si dirà che se crollano le banche crolla l’economia. Siamo proprio sicuri? E se i miliardi di Sterline dati alle banche inglesi fossero stati iniettati nella società per sostenere le SMEs (small and medium enterprises)?

Sono l’unico a pensarla così?

Beppuz