La città era nostra. Non sono riusciti a invaderla i tedeschi nella seconda guerra mondiale, e buttarono giù bombe come fosse stata pioggia, ci siamo riusciti noi Italiani la notte del 9 Luglio con cinque rigori usciti direttamente dal manuale del calcio (ci voleva così tanto a capire che un rigore a mezza altezza, leggermente angolato, è già un tiro quasi imparabile?) ed entrati a pieno diritto nella storia.
Quanti italiani ci sono a Londra? Centomila, duecentomila? However, quando li ho visti tutti in centro, a Soho, a Piccadilly, in Piazza Trafalgar (sì Piazza, come se fosse italiana), penso che no, non me ne sarei mai aspettato così tanti. Neanche gli inglesi avrebbero potuto muovere la città in questo modo. Come succede per le manifestazioni per la pace, “un milione di persone per gli organizzatori, ventimila per la questura”, Domenica qualsiasi conta perdeva senso di fronte alla portata del momento; Londra era invasa da 57 milioni di italiani.
Ci siamo presi una rivalsa da segnare per sempre tra le colonne della National Gallery. Gli italiani mafiosi, furbastri e pizzaioli da Domenica sono anche Campioni del Mondo. Pure ieri qualcuno ha avuto il coraggio di chiamarci “cheaters”, perché Materazzi, prima di ricevere la testata, ha provocato Zidane. “E comunque” mi dicono “qui in Inghilterra uno sputo (come quello di Totti a Poulsen, che nessuno ha mai cercato di giustificare) è un’offesa peggiore di una testata.” Soffrono ancora della sindrome Portogallo; peggio del violento Rooney c’è Cristiano Ronaldo che chiede l’espulsione. Vanno capiti, poverini. Hanno tanti pregi, tante bellissime cose, ma la loro Nazionale è un disastro che si è specchiato per tre settimane giorni su un capitano fascinoso, sulla sua seriosa moglie e su un bulletto lentigginoso proclamato dalla stampa, nel momento in cui è tornato, il loro deus ex machina.
Domenica notte, mentre ammiravo piazza Trafalgar, ho pensato che c’eravamo tutti, nel nostro stile, . Non c’era neanche la polizia a controllarci, si fidano di noi più di quanto si fidino di loro stessi. Siamo ubriachi di tutto, ma la nostra gioia rimane lucida, non sembriamo, come gli inglesi alticci, degli zombie in mezzo alla strada.
Molte persone in questa sera, oltre a me, hanno fatto la pace con l’Italia. Io sono venuto a Londra da Cagliari per tanti motivi e prima di tutto perché amavo questa città da tempo e ogni altra alternativa nella penisola non mi sembrava all’altezza. Continuo a preferire questa nazione, per motivi che neanche io riesco bene a decifrare; sarà perché in Inghilterra non c’è un equivalente del nostro “Dica”, sarà perché vado pazzo per la versione familiare della case Lego, sarà perché la Regina è la mia migliore amica. Potrei dirvi meglio cosa NON mi piace dell’Italia e penso mi ritroverei con molti Italiani a Londra, con chi è fuggito da qualcosa o ha cercato qualcosa di meglio, comunque ha un conto in sospeso con l’Italia : una laurea senza sbocchi, un amore finito in tragedia, l’assenza di uno zio per fare carriera, Moggi, Costanzo, le veline, i comunisti, i fascisti. Domenica ero fiero della mia nazione come poche altre volte; fiero di essere un italiano mangiaspaghetti. Fiero di mille altre cose, oltre gli spaghetti, che l’inglese medio neanche conosce. Fiero di chi festeggiava insieme a me e abbracciavo come se fosse stato un fratello. E’ una delle gioie più grandi abbracciare dei non-so-chi per strada senza venir presi per pazzi.
Londra è stata nostra per una notte. La notte in cui l’Italia ha conquistato il mondo.