Sì è concluso oggi il mio decimo giorno di lavoro consecutivo; lavoro anche domani, fino a Domenica. Tredici giorni di lavoro senza pausa. Lavorerò molto anche nella seconda metà di Febbraio, poi il 2 Marzo volo per Milano e il 10 per Cagliari. Il 18 tornerò a Londra.
In questi giorni ho scoperto che il superlavoro rende produttive anche le ore di non lavoro, sconfigge l’ozio e rende ogni giornata produttiva. Esempi:
– per tre giorni consecutivi ho cucinato il pranzo di mattina, nella mezz’ora in cui mi preparo: un piatto di pasta accuratamente sigillato in un launch box con forchetta e due Kinder cereali (neanche i muratori sono così sofisticati). Di solito ci rinunciavo e compravo la pasta a 3 sterline nel Pronto caffè vicino al negozio, una fedeltà che ha arricchito la mia rubrica telefonica del numero di telefono della barista slovena; in queste mattine mi son ritrovato a mescolare la pasta con una mano mentre con l’altra mi pulivo i denti; con la barista ci salutiamo sempre quando passo davanti al suo locale.
– per tre giorni consecutivi ho concluso la mia giornata studiando la pronuncia di parole complesse e scoprendo i significati di altre sconosciute. Padroneggio ormai del tutto il suo th e ho scoperto dopo 25 anni che la maggior parte delle consonanti, specie quando sono a fine parola, sono uno spreco di alfabeto, in quanto impronunciate.

Stamattina ho avuto pure il buon cuore di partecipare al “morning briefing” di Hamleys.
Il primo briefing della mia vita.
Essendo un dimostratore, non lavorando direttamente per il negozio, la mia presenza era facoltativa, ma volevo vedere di cosa si trattava e così alle 11:50 ero in sala mensa in mezzo al altri colleghi e con davanti tre floor manager, tra cui Philip, quello del mio piano.

Philip ha 43 anni, è di Liverpool, guida una Fiat Marea e ha i capelli brizzolati e occhi azzurri che donano al suo viso una vaga somiglianza con Gollum; ha il tenero tic di sbatterli violentemente, specie quando parla. Mi ha preso in simpatia, penso, e non perché abbia mai avuto il piacere di godere del mio umorismo, piuttosto perché non c’è cosa che mi dica che non sia costretto a ripetere, di fronte alla mia bocca semi-aperta e ai miei occhi persi nel vuoto dell’incomprensione. Il fatto che io autoironizzi sulle mie deficienze, il fatto che lui sia una persona alla mano, mi ha permesso di acquistare nel piano la classica simpatia da mascotte.
Da poco mi ha chiesto di non indossare più la maglietta bianca a maniche lunghe sotto quella del negozio, perché in negozio è iniziato l’ “Excellence Factor” e ogni piano verrà giudicato in base a pulizia, ordine etc.etc. Mentre me lo spiegava ho chiaramente distinto la parola “mark” e ovviamente l’ho decontestualizzata in questo modo:
“Who is Mark?”
Philip ha sbattuto le occhi in silenzio, la faccia di chi ha appena realizzato di aver parlato con un muro. Me lo ha ripetuto sillabando ogni parola:
“Eve-ry flo-or will ha-ve a mark…”
La parola l’avevo capita, ma invece di tradurla come “voto” l’avevo intesa come nome di persona.
Mentre Philip continuava a sillabarmi le parole io l’ho interrotto e gli ho detto:
“Please please, speak like an human being! I’m not so stupid!”
Lui mi ha chiesto scusa. .

Alla fine il briefing si è risolto in un susseguirsi di cifre e percentuali, confronti con l’anno passato, confronti con la settimana prima, target da superare e presentazione di nuovi giocattoli, tra cui un’orribile faccetta pelosa che, nel momento in cui ha iniziato a cantare “Who let the dogs out?” e vibrare per terra, ha regalato i secondi di maggior interesse nel primo briefing della mia vita.

Non so come uscirò da questi tredici giorni.
Sicuri i tanti soldi da spendere a Milano, una parte già riservata alla partita del Milan a San Siro e, forse, ad un salto a Venezia.
Probabile l’istinto di infilare il gomito nella faccia del primo bambino che osa bussarmi il fianco con l’indice.
Incerto il proseguimento di questa iper-attività per cui le mani, in certi momenti della giornata, riescono a spartirsi due differenti lavori.
Impossibile l’astinenza dalle chiacchierate più piacevoli e burricche di queste serate.