Quando approdai a Londra per la prima volta, molti anni fa, rimasi affascinata dalla Tube, così caratteristica, elaborata e allo stesso tempo facile da seguire nel suo reticolato multicolore. Come in un video-game, tre fermate di linea rossa e tàc, mi ritrovavo a Bank, travolta da miriadi di impiegati in nero con la ventiquattrore. Altre 5 fermate di linea verde o gialla e riemergevo all’aria aperta, accolta dai rintocchi del Big Ben e un volo di piccioni.
Non so cosa ci fosse tra un posto e l’altro, che linee avessero i tetti, i muri delle case, gli alberi, le strade in superficie, e probabilmente la maggior parte dei turisti torna a casa con le stesse sensazioni visive, gli stessi scenari interrotti.
Ora che sono una londoner di adozione, ho sviluppato una specie di idiosincrasia per la metropolitana. Me ne servo solo se costretta, altrimenti mi affido ai treni, agli autobus e ai miei piedi.
Londra è come un enorme stagno, pullulante di attività frenetiche. Come tanti gerridi, quegli insettini dalle lunghe zampe che pattinano scattanti a pelo dell’acqua, migliaia di persone si rincorrono da un capo all’altro della città, senza sosta, con le cuffie nelle orecchie, la gomma in bocca, una cuppa di caffè in mano, sempre con quell’aria di chi non può perdere tempo.
Ed è proprio nella tube che, forse per lo spazio ridotto dei vagoni, l’oscurità deumanizzante che avvolge i finestrini, la calura, la calca e lo stress dell’ora di punta, a volte sembra più facile imbattersi in un prossimo scortese e poco socievole, da chi ti spintona per accaparrarsi il posto a chi si asserraglia davanti alla porta, impedendoti di scendere.
Ma la tube può rivelarsi un interessante luogo di passaggio, in cui l’arte interviene a mitigare le pene da girone infernale di tanti pendolari. Coloratissimi manifesti annunciano le ultimissime novità in fatto di mostre, cinema, teatro e uscite librarie. In alcune stazioni, ad esempio quella di Green Park, c’è sempre musica dal vivo di buona qualità, dal rock, al folk a Vivaldi. Mille metri quadri di stazione a Tottenham Court Road sono rivestiti di coloratissimi mosaici, realizzati da Eduardo Paolozzi negli anni ottanta.
Adesso, grazie a Platform For Art, iniziativa di London Underground volta a promuovere pubblicamente l’arte e la cultura e rendere più piacevole l’esperienza di viaggio tanti londinesi, per chi si avventura fino a Gloucester Road, sarà possibile ammirare una grande installazione di Brian Griffith.
L’opera, dal titolo emblematico di LIFE IS A LAUGH, resterà in situ fino a maggio 2008 ed è composta da vari relitti metropolitani, tra cui la testa di un panda, larga 7 metri e mezzo, un caravan anni ’70, un lampione recuperato dalla M42, una bicicletta e una pila di materassi usati.