Dopo molte indecisioni sul da farsi e svariati giri di sms, finisco – per vie traverse e suggerimento di un amico – a vedere la finale alla Union della UCL, nei pressi di Russel Square.
Quando arriviamo nella sala cinema con maxi schermo, i mejo posti sono già presi da ore, dunque la compagnia iniziale si scioglie e ci si sparpaglia qua e là, come il prezzemolo. Con un’amica prendo comodo posto in area non fumatori, zona che, essendo arretrata rispetto alla platea, è piena di francesi.
Sopportiamo stoicamente 90 minuti regolamentari di Allez les Bleus e varie battutine derka, specie dopo il loro primo goal su rigore. Un francese occhialuto cerca di fare lo spiritoso, dice che è l’ultima partita di Zizou, il quale perciò merita di vincere. La mia amica, per fortuna senza essere compresa, gli augura acidamente sentite condoglianze, io rispondo in francese, dicendogli che l’affermazione “il doit gagner” può essere valida solo dal suo punto di vista. E lui, stranamente, mi dà ragione e smette di infastidirci.
Seguono: il sospirato goal degli azzurri, gli smadonnamenti per quello annullato, gli applausi e le grida, l’assurda quantità di patatine e noccioline sgranocchiate con nervosismo, gli interminabili 30 minuti di tempi supplementari, l’infima figura del sopracitato Zizou, il cartellino rosso che lo allontana dalla scena, i francesi che cercano di giustificarsi inutilmente.
Si assiste soffrendo alla lotteria dei rigori per poi gioire incredibilmente alla vittoria della nostra squadra!
Mi giro e alle mie spalle noto che il francese occhialuto giace distrutto, ammutolito, afflosciato sulla sedia. Potrei vendicarmi facilmente, ora. Magari fargli TIE’! oppure un bel pernacchione alla Alberto Sordi. Invece, mentre ancora tutti gli Italians esultano, mi avvicino e gli tendo la mano, sportivamente. Lui accetta, quasi con riconoscenza. Fino a 5 minuti prima, lo confesso, j’avrei menato. Ma ora esperimento ed assaporo la famosa magnanimità del vincitore.
E’ bello ritrovare gli amici, abbracciare sconosciuti compatrioti, pensare che domani al lavoro sarà un giorno speciale.
Attraversiamo le strade del centro, che sono tutte una festa tricolore, un tripudio di canti e di clacson.
Ma quanti italiani ci sono a Londra? Quasi quasi sembra di essere a casa…
Il traffico è letteralmente impazzito e a Trafalgar ci si fa il bagno nella fontana. Qualche temerario si è arrampicato in alto, fino ad annodare il tricolore sulla statua di Sir Henry Havelock.
E quando stamattina attraverso la piazza per andare al lavoro, la bandiera è ancora lì, vivido trofeo penzolante dalla mano di un bronzeo generale britannico.