Equality woman man concept

Parità di trattamento: UK vs Italia, qualche novità?

Il dibattito sul divario nel trattamento tra uomini e donne nel mondo del lavoro è sempre attuale, anche in paesi come lo UK dove sicuramente rispetto all’Italia ci si aspetta che le donne siano trattate più equamente in campo lavorativo. Ma è davvero così?

La BBC ha pubblicato un online tool con il quale è possibile scoprire il grado di gender equality in 145 paesi e di metterli a confronto. Il tool si basa sui dati emersi dal decimo Global Gender Gap Report,  l’annuale rapporto pubblicato dal World Economic Forum (WEF) sul divario tra il genere maschile e femminile nel mondo del lavoro, della partecipazione politica, di accedesso all’istruzione e al servizio sanitario.

Mentre il Regno Unito si posiziona al 18mo posto, l’Italia si posiziona soltanto al 41mo posto nella classifica globale. Come ci si potrebbe aspettare primi nella clissifica si trovano i paesi nordici, con l’Islanda in prima posizione, seguita da Norvegia, Finlandia e Svezia. All’ultimo posto si posiziona lo Yemen.

Sebbene si siano fatti progressi in generale, l’immagine che il rapporto dipinge, anche per i paesi europei avanzati, è quella di un mondo nel quale restano ancora troppe disuguaglianze. Il divario tra i due sessi si riscontra, come era da aspettarsi, principalmente nel mondo del lavoro. Per quanto dal 2006 ad oggi siano entrate nel mondo del lavoro un quarto di miliardo di donne in più, il salario annuo delle donne oggi eguaglia in media solo quello che percepivano gli uomini dieci anni fa. Inoltre, sebbene molti paesi investano nell’istruzione e le studentesse universitarie superino in numero i colleghi di sesso opposto, le donne faticano ad entrare nel mondo del lavoro, soprattutto a ricoprire posizioni manageriali.

Parità di salario
Forse il dato più inaspettato che emerge dal tool della BBC è la parità di retribuzione tra i sessi in Italia rispetto al Regno Unito. Sorprendentemente, nonostante persistano le differenze, in Italia il salario medio delle donne è l’89% di quello degli uomini. Per contro in UK è solo l’83%.

Accesso alle posizioni manageriali
Per quanto il 62% dei laureati in Italia siano donne e solo il 57% in UK,  il 73% delle posizioni manageriali in Italia sono comunque ricoperte da uomini a dimostrazione di un paese che fa fatica a superare l’atteggiamento maschilista. Sebbene in UK il divario sia minore con il 65% la strada è ancora lunga per raggiungere la parità di trattamento tra i due sessi.

La ricerca del lavoro
La differenza maggiore tra Italia e UK si riscontra nel numero delle donne che lavorano o sono alla ricerca di un lavoro. Mentre infatti la percentuale raggiunge il 70% in UK, contro l’82% degli uomini, il divario s’ingrandisce notevolmente in Italia dove solo il 54% delle donne lavora/cerca lavoro, rispetto al 74% degli uomini.

Trasparenza in UK
In UK la trasparenza sui dati relativi alla disparità tra uomini e donne nel mondo lavorativo goderà di ulteriore trasparenza in fututo. In base ad una nuova legislazione, dal 2016 le compagnie con più di 250 impiegati in Inghilterra, Galles e Scozia, dovranno rendere pubblici, oltre agli stipendi medi percepiti dai loro impiegati maschili e femminili, anche gli importi dei bonus percepiti da questi. Queste forme di pagamento una tantum sono state fino ad oggi meno regolarizzate e sono per loro natura dipendenti dalla discrezione del datore di lavoro e, quindi, potenzialmente più soggette alle discriminazioni.

Parità nel mondo della politica
Un alto dato soprendente, dove forse ci si aspetterebbe un altro primato della Gran Bretagna rispetto all’Italia è la percentuale di donne nel mondo della politica. Migliori appaiono infatti i dati relativi alle quote rosa nella vita politica italiana dove, secondo il rapporto, il 44% delle posizioni ministeriali sono ricoperte da donne (la stessa percentuale dell’Islanda!), un numero certamente superiore rispetto al 23% dello UK.

Parità solo nel… 2133!
In ogni caso, secondo il tool della BBC, nonostante i progressi fatti, andando di questo passo ci vorrano comunque ancora 118 anni, cioè fino al 2133, sia per l’Islanda che lo UK che l’Italia prima che il divario tra uomini e donne si chiuda in questi tre i paesi. Come a dire, c’è qualche speranza per le nostre pro-pro-pronipoti.