La pioggia di Cagliari mi ha detto con la voce di Mike Patton che la vita non è una storia a bivi di Topolino e i muro contro cui sbattiamo non vengono sfondati con la nostra sagoma, ma lasciano i segni dei mattoni in faccia.
Per questo quando Mirka si e` avvicinata, appena sono tornato in negozio, e mi ha fatto i complimenti io le ho chiesto “che cosa ho fatto?”
Mezz’ora prima in metropolitana un ragazzo stava leggendo un libro intitolato “Come trasformare la passione in profitto”. Io ascoltavo una canzone dei Faith No More intitolata “The gentle art of making enemies” e la chiave del successo era lontana da me esattamente quanto dall’attento lettore di manuali di vita.
Bill Gates aveva la passione per i computer e per questo li raccoglieva dalla spazzatura. Forse ascoltava altra musica, difficilmente leggeva manuali di vita, fatto sta che è diventato l’uomo più ricco del mondo. Ora le soluzioni sono tre:
– diventi ricco coltivando la tua passione.
– diventi ricco leggendo manuali che spiegano come diventare ricchi.
– diventi ricco scrivendo manuali su come diventare ricchi.
Io quale di queste tre sia giusta non l’ho ancora capito.
Per questo quando Mirka mi ha detto “come, non hai saputo?”, io ho risposto “No, dimmi cosa è successo.”
Se dovessi scrivere un manuale di vita so bene come lo intitolerei: “Come laurearti 110 e lode con una tesi di 260 pagine su un libro che non hai mai finito di leggere.”
Io l’ho fatta e non è stato un gran problema. Basta non dirlo alla relatrice e al controrelatore e insomma, almeno sapere dove la fine va a parare.
Se dovessi scrivere manuali di vita ora copierei alla lettera la canzone “Digging the grave” dei Faith No More.
Se dovessi coltivare la mia passione farei quello che faccio sempre.
Per questo Mirka mi ha detto “hai vinto il terzo premio come team champion del negozio! Congratulazioni!”
Io: “Non dire cazzate!”
Lei: “Come no. Ho visto io!”
Io: “Non dire cazzate.”
Lei: “Fatti dare la busta da Daniel.”
Se dovessi coltivare la mia passione dovrei imparare a credere nelle gratificazioni che ricevo da quando mi gestisco da solo.
Lunedi scorso il trade manager Paul Curry cercava di pronunciare il mio nome in mezzo alle cinquanta persone che ogni mattina aprono il negozio. Se mi avesse visto mi avrebbe ricordato come il tipo che in una delle mattine piu`fredde di questo inverno gli si avvicino` e gli chiese:
“Ma tu sei geneticamente modificato per sopportare il freddo?”
Se io avessi ritirato il premio dalle sue mani gli avrei finalmente chiesto se l’idea di aprire Hamleys a Roma o Milano suona cosi`assurda. E se no, se gli suona assurdo farmi diventare store manager dell’eventuale negozio.
Invece no.
Mentre Paul si districava nel dittongo UI del mio nome, io dormivo sul letto di casa a Cagliari.
Se la vita fosse una storia a bivi di Topolino avrei scelto un’altra settimana per tornare in Italia.
In negozio siamo duecento tra ragazze e ragazzi e il terzo posto mi ha onorato di un periodo in cui ci ho messo l’anima. Quando ho voglia di lavorare lavoro, quando non ho voglia di lavorare curo il mio secondo lavoro.
Se la vita fosse una storia a bivi di Topolino potrei scegliere se è valsa la pena arrivare a questo traguardo o se forse a quest’ora avrei potuto avere altre gratificazioni.
Niente di speciale alla fine. Una lettera con le motivazioni, un diplomino laminato che ho appeso nel mio ufficio immaginario e venticinque sterline in buoni già spesi in due cartuccie di inchiostro nero.
Quando si dice investire i propri soldi.
Quando si dice “preso con l’ultimo invito di un progetto che si presenta nel nome della verita`”.