Quando si vive in una grande citta’ la tendenza nei confronti delle attrazioni locali e dell’ampia possibilita’ di scelta sulle cose da fare e da vedere e’ generalmente quella di rimandare certe visite al domani, un domani che, a volte, sembra non arrivare mai. Forse e’ pigrizia o forse la presunzione di avere infinito tempo davanti a se’. Di positivo, c’e’ il fatto che, anche a distanza di settimane, mesi, anni, resta sempre qualcosa di nuovo da esperimentare, come un itinerario da correggere o un luogo segreto da ammirare e di cui stupirsi.
Molti londinesi d.o.c. sono perfettamente a conoscenza dell’esistenza della casa museo di Sir John Soane, collezionista e architetto, che visse a cavallo tra XVIII e XIX secolo. Pochissimi vi hanno messo piede.
Io stessa, per tre anni e mezzo, ho sempre vagamente programmato di andarci, per poi procrastinare senza rimedio. Ma forse, chissa’, ogni cosa ha un suo momento per essere assaporata e ieri pomeriggio i tempi erano finalmente maturi.
La casa e’ al numero 13 di Lincoln’s Inn Fields, una delle piazze piu’ antiche di Londra, gia’ esistente in epoca Tudor.
Non si fa in tempo a varcare la soglia del vetusto edificio (l’ingresso e’ oltretutto gratuito) che si resta totalmente affascinati dal carattere unico di questa abitazione, rimasta intatta dal lontano 1837.
Un po’ casa, un po’ museo, deliziosa ed eclettica, classicheggiante ed eccentrica, la dimora trasuda creativita’, tradizione, passione per l’arte e per le antichita’ classiche. Quando le aspettative che Soane aveva riposto nei figli furono deluse, l’architetto decise di donare la casa alla nazione, disponendo che tutti potessero averne accesso.
Cosi anche io, aggirandomi tra stanze affrescate in rosso pompeiano e in quel “patent yellow” ideato da Turner, ho potuto beneficiare delle vedute del Piranesi, dei progetti di Soane realizzati e non, dei dipinti di Hogarth e Fuseli, nonche’ di innumerevoli capricci architettonici, capitelli ed antichita’ romane, sarcofagi egizi, avanzi di un medioevo dimenticato, tra specchi illusori e macchie di inchiostro sugli scrittoi.
Dopo essere stata fagocitata all’interno di tale meraviglia, sono riemersa nella piazza inondata di luce e rumori, ma sono bastati pochi passi per raggiungere un un’oasi di tranquillita’ inaspettata.
I Lincoln’s Inn Gardens si estendono sul luogo esatto dove nel medioevo sorgevano the Inns of Court, gli ostelli per gli studenti praticanti in legge. Oggi le architetture neo-gotiche nascondono uffici e studi legali e avvocati frettolosi con i soliti incartamenti sotto il braccio attraversano le piccole corti silenziose.
Persino Dickens resto’ colpito dai chiostri puntuti e dalle finestre georgiane, tanto da lasciarne un vivido ritratto nel romanzo “The Bleak House”:

La cornacchia si dirige rapida attraverso Chancery Lane e Lincoln’s Inn Garden verso Lincoln’s Inn Fields.
Qui, in un grande edificio una volta magione di lusso, abita Mr Tulkinghorn. La casa è ora divisa in alloggi e in quei rotti frammenti della sua grandezza, si annidano gli avvocati come vermi sulle noci.
Ma rimangono ancora scalinate, anticamere e corridoi spaziosi, e anche soffitti dipinti, dove Allegoria in elmetto romano e vesti celestiali si contorce fra balaustrate, fiori, nuvole e putti dalle gambe tonde … Qui, fra le molte scatole con nomi insigni sulle etichette, abita l’avvocato Tulkinghorn, a meno che si trovi tacito e a suo agio nelle residenze di campagna dove si annoiano a morte i grandi della terra. Qui si trova oggi, tranquillo al suo tavolino. Un’ostrica della vecchia scuola che nessuno può aprire…