Gli stereotipi, si sa, sono in agguato ovunque, talora persino in chi è contrario agli stessi ma magari tende a ripeterlo così meccanicamente da fare del suo pensiero un “conformismo dell’anticonformismo”; quasi impossibile fuggire da questi “fenomeni culturali” che vengono diffusi attraverso i media, i discorsi politici, l’istruzione, la storia e le barzellette.

Per il Progetto Europa (link), recentemente sei famosi quotidiani europei The Guardian, Le Monde, La Stampa, Suddeutsche Zeitung, Gaceta Wyborcza , El Pais, hanno chiesto a 6 giornalisti ed a 6 vignettisti, dei loro staff di individuare gli stereotipi del proprio paese, per poi sfatare lo “stereòs”, traduzione greca di “fermo, solido”, ma già l’etimo proclama l’arduo compito.

L’Europa ha etichettato l’Italia come popolo di: evasori di tasse, Latin Lovers – Berlusconi style, mammoni e incapaci di coraggio.

L’ultimo appellativo e’ sulla scia della recente cronaca di cui si è parlato con molto clamore nei giorni del naufragio della Costa all’isola del Giglio. Il giornalista dello Spiegel, Jan Fleischhauer, si domandava se un capitano inglese o tedesco avrebbe mai abbandonato una nave, come ha fatto Schettino.

La nostra difesa al progetto europeo e’ ben rappresentata dal commento finale del nostro giornalista, Massimo Gramellini: “Il nostro peggior difetto, lo avrete intuito leggendo questo articolo, è il compiacimento. Nessuno parla male del proprio Paese come noi, ma solo perché ci consideriamo talmente fortunati a essere nati qui che possiamo permetterci qualsiasi lusso: anche di sputare su quella fortuna.”

Nel mio piccolo, da giornalista italiana a Londra, ho provato ad indagare cosa pensano, nello specifico, gli inglesi degli italiani.
Impossibile ovviamente stilare una vera statistica ma attraverso delle interviste ad alcuni amici, conoscenti e sconosciuti inglesi ho raccolto i miei dati. Umori, impressioni, stereotipi o verita’, quale abito ci hanno cucito addosso gli inglesi?

Sulla falsariga di una serie di sondaggi del sociologo e saggista Renato Mannheimer, sui difetti e le virtu’ degli italiani percepiti dagli stessi italiani, ho stilato le domande per gli anglosassoni.

Quali sono i principali pregi e difetti degli italiani?
Per te quale simbolo rappresenta meglio l’Italia?
Per te cosa tiene piu’ uniti gli italiani?

Ma prima, per confronto, sveliamo i risultati ufficiali di Mannheimer sulla nostra autoanalisi: per gli italiani il loro maggior difetto è il fatto di essere mammoni (16%), segue l’essere maleducati (12%), imbroglioni (10%) e fannulloni (7%).

Per quanto riguarda invece i pregi sul podio c’è l’allegria (20%) a pari merito con la generosita’ (20%). Seguono la simpatia (18%), l’ospitalita’ (17%), la creativita’ (13%) e la furbizia (9%). Gli italiani sostengono poi che la cosa che ci tiene piu’ uniti è la famiglia (20%), seguono patria e patriottismo (9%), per fortuna, calcio e sport solo (5%) e a pari merito al 4% amore e amicizia, bandiera e cultura.

Il simbolo che rappresenta meglio l’Italia, secondo gli italiani, è la cucina (18%), a pari merito con i grandi monumenti. Seguono le opere d’arte e le citta’ d’arte (16%) e la moda e l’architettura (8%).

Ma veniamo alle mie interviste.
I nostri punti di forza: gli inglesi ci trovano cordiali e accoglienti, con valori familiari forti, passionali, in generale belli esteticamente, romantici, culturalmente ricchi.
Punti dedoli: ci osannano a furor di popolo come troppo orgogliosi, ma anche arroganti, vanitosi e osessionati con le apparenze esterne.

Una donna inglese, che ha vissuto diversi anni nel nord Italia, parla anche di xenofobia degli italiani settentrionali verso gli italiani del sud e stranieri, ma precisa “questo non è da confondere con il razzismo, non mi sento che gli italiani non amano le persone a causa del colore della loro pelle. Hanno solo antipatia per certi gruppi regionali ed etnici”. Un’altro commento fuori dalle righe, ma di diverso peso, viene da un uomo che ascrive come difetto italiano, le ascelle pelose (n.d.r non depilate, casomai) di alcune donne italiane.
Sul simbolo che rappresenta meglio l’Italia e’ uscito il peggio degli stereotipi, le risposte piu’ deludenti: pizza e Berlusconi (citato nella sua accezione negativa, come metafora di corruzione).

Alla domanda su cosa tiene piu’ uniti gli italiani, rispondono: l’onestà, amore, religione, cibo, fedeltà, legami familiari,consapevolezza culturale.
Tutto sommato “i miei inglesi” non ci hanno rinchiuso nel piu’ classico stereotipo “pizza, mandolino e mafia”, il quale mi fa solo sorridere e reclamare un pizzico di maggiore originalità critica. Invece e’ quando si passa a valutazioni morali (sovente moralistiche) dei nostri ruoli sociali che c’e’ poco da ridere. Un conto e’ stigmatizzare bonariamente un popolo, un conto pretendere di crocifiggerlo sul piano etico. Gli stereotipi sfavorevoli sui gruppi nazionali o etnici sono potenzialmente molto pericolosi e formano le basi di pregiudizi, discriminazioni, persecuzioni e persino genocidi.

Ma noi italiani che viviamo in Gran Bretagna come siamo? Abbiamo mantenuto i tratti stereotipici dell’italiano medio o ci siamo conformati agli usi, costumi, e vizi del popolo ospitante?
Per capirlo meglio, forse, dovremo fare anche una disamina degli stereotipi degli anglosassoni.