Come fiammiferi sotto la pioggia.

Le perturbazioni che vengono dall’Atlantico incontrano le isole inglesi, portano nuvole grigie e gonfie di pioggia, attraversano la Cornovaglia che grazie alla Corrente del Golfo e ai venti di mare gode di un clima temperato, e scaricano tutta l’acqua che hanno accumulato sul loro percorso sulla nostra isola.
Quando nella metropolitana di Londra gli infami burattini giocavano con le loro bombe, provocando morti e feriti nella capitale creola del mondo, eravamo a Reading e nuvoloni grigi si muovevano veloci verso est spinti da un vento forte, mentre un collega mi stava al fianco sotto la pioggia, fumando un sigaretta.
Io osservavo le nuvole correre in cielo e le strane figure che proiettavano sui campi di grano ancora verde al di lá della strada, lui fini´ di fumare e gettó il fiammifero con il quale aveva acceso nella pioggia sul marciapiede.
Abbassai lo sguardo e osservai il fiammifero che si spegneva nell’acqua mentre gli imbecilli premevano i pulsanti dei loro giocattoli.
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Tony Blair ha ragione quando dichiara ufficialmente che non ci faremo intimidire, continueremo con il nostro stile di vita come sempre, e che questi atti non potranno mai fermare la forza dei nostri valori sui quali la nostra societá si fonda.
Ma c’é una ingenuitá di fondo, o piuttosto credo, la volontá diffusa di tacere la veritá e di non voler prendere coscienza del fatto – e questa responsabilitá é di tutti: governanti, forze politiche, gruppi d’informazione – che loro ci hanno dichiarato guerra.
La loro é una guerra unilaterale che ha l’obiettivo di diffondere il terrore e di spezzare i gangli delle societá democratiche e libere.
E’ questo motivo che mi spinge a credere che dovremmo ritirarci da questa guerra senza forme, che i cani portano nelle nostre strade, nelle nostre vite.
Ritiraci! Questo dovrebbe essere l’imperativo.
Il ritiro sará la nostra forma di vittoria.
Alla guerra in Iraq molti di noi hanno abboccato credendo che avrebbe potuto ridurre la dose di terrore eversivo che il fenomeno terroristico porta in seno.
Dovremmo ritirarci, invece, a testa alta.
Questo avrebbe un effetto spiazzante.
Ritirarsi non significherá essere sconfitti. Vorrá dire affermare che questa é una guerra che noi non abbiamo dichiarato, a cui non partecipiamo, perché la rifiutiamo. Che non é una nostra guerra, perché il loro mondo non é il nostro. Come non sono nostri i principi dell’Islam e dello scontro di religione.
Il ritiro spezzerá anche le forme di connivenza indiretta che sono presenti all’interno della nostra societá: musulmani moderati che ammiccano, forze antiglobalizzazione e disobbedienti civili ed incivili, partiti della sinistra e forze della societá civile infarciti da sempre di uno stupido antiamericanismo. Questo terreno fertile e molle della nostra societá , che gli strateghi del terrore gestiscono a perfezione, andrebbe prosciugato.
La grande differenza tra noi e il mondo islamico, é che noi viviamo in un paese laico che ha raggiunto un certo grado di sviluppo economico-sociale.
Loro vivono in un mondo dove la religione é ancora guida preponderante della vita dello stato. Uno stato che nella maggior parte dei casi assume forme anti-democratiche e dove le scelte che dovrebbero essere politiche, assumono contorni indefiniti tracciati da ombrosi capi religiosi che si atteggiano a moderni soloni.
Le cose stanno cosi´. Tutti lo sanno. I nostri governanti lo sanno, quando si recano in Iraq o ai colloqui ufficiali nei paesi arabi.

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Ci sono due modi per combattere il terrorismo e i suoi burattini.
La lungimiranza e la coscienza.
L’essere lungimiranti ci puó dare una visione meno emotiva e piú ampia del fenomeno terroristico.
Mi sembra chiaro che il terrorismo é un puro fenomeno criminale che é destinato alla lunga a implodere e scomparire. Il suo fallimento é nella radici stesse della sua nascita, perché come tutti i movimenti sociali che non hanno un progetto politico chiaro e condiviso da molti, non ha futuro.
I terroristi sono come fiammiferi sotto la pioggia. Col tempo si spegnerranno in un lento sibilo.
Nella vita di tutti i giorni dobbiamo essere coscienti e scrollarci di dosso la superficialitá, e non sottovalutare il fenomeno.
E’necessario essere vigili nelle strade, nei bus, nella metropolitana. Allertare le autoritá non appena si ha il minimo sospetto di un pacco o busta, una persona. Mettere in pratica effettivamente una difesa civile o quello che qui si chiama anche con il nome di neighbourhood watch.

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Sono tornato nella campagna intorno a Reading qualche giorno fa.
In cielo non c’erano piú nuvole. Il sole era forte e aveva preso il posto delle strane forme grigie sui campi. Il grano non é piu´ verde. Ora é maturo.
Ho fatto una passeggiata, la sera, nei campi giallo oro, e mentre passeggiavo sentivo nel grano un forte fruscio come di un animale in corsa. Una paura primitiva mi ha preso. Non molto lontano, fin dove arrivava il mio sguardo alle pendici della collina, giusto al di sopra della linea del grano, sono spunate le due teste e le orecchie ritte di una coppia di daini che cercavano cibo nel grano.
Mi sono fermato e ci siamo fissati a lungo nel silenzio, aspettando la nostra prossima mossa.
Allora ho lasciato il campo uscendo sulla strada principale. Le mucche, lente, tornavano dal pascolo all’abbeveratoio. Le ho viste bere e poi raschiarsi il lungo pelo incolto contro gli spigoli di metallo…Tutto continuerá come prima.
Non ci sará nessun paradiso di Allah né sentiero tracciato dal profeta verso le 72 vergini promesse…,né barbe lunghe dei mullah né fatwa che fermeranno tutto questo.

La libertá non si puó esportare né insegnare. Se uno ce l’ha, ce l’ha dentro.
William Stabile