Finalmente è andata. Fatta. Passata. Fiuuu. Non è stata facile, a dire il vero. Non è stata facile per niente, no no. Ma per fortuna la prima puntata di The Italian Job è chiusa. Sono partita da casa inquieta, sarà per l’anniversario delle bombe, sarà che nella Jubilee, mentre salivo io, sono saliti anche 14 poliziotti. Tutti assieme. Li ho contati uno a uno. Chissà perché ma vedere un gruppo di poliziotti con le loro giubbette giallofosforescente mi fa sempre un po’ paura. Beh, diciamo che i poliziotti in genere mi fanno un po’ paura. Mettiamola cosi, mi fanno sentire come quando da bambina combinavo qualche guaio. Appena vedevo mia mamma provavo quella stessa sensazione di ansia mista a senso di colpa. Ma all’epoca un motivo ce l’avevo anche. Adesso come la mettiamo? Mah. Comunque. Dicevamo, la prima puntata. Inizia sotto il segno dei due minuti di silenzio per omaggiare le vittime degli attentati. Cosi cambio al volo la scaletta e metto un brano che al momento mi sembrava più consono rispetto alla mia sigla solita (la sigla è unn rmx di Badmarsh del brano dei piemontesi Feel Good Productions) e faccio partire la versione live di Le Radici Ca Tieni dei Sud Sound System. Poi però, anziché partire con la sigla, il computer si impalla e Roisin, la mitica tecnico-donna, salta dentro e butta il primo CD che trova. La guardo perplessa. Drum’n’bass? Di male in peggio! Pazienza, ridiamo, e finalmente il computer si sblocca e parte la mia sigla. Evvai. Ci siamo. Uan ciù, siamo in onda. Il resto, beh, se ve lo siete persi, scaricatevi la versione podcast (la trasmissione effettiva inizia a 4’). Attendo commenti, suggerimenti e richieste per la prossima settimana. Ci conto, eh! Nel frattempo, mi suggerite un posto dove andare a vedere la partita, la Partita con la P maiuscola. La semifinale l’ho vista all’Exchange Square, dietro Liverpool Street Station, molto carino ma, mi dicono, domani non ci sarà il maxischermo dell’altro giorno. Dove si va, dunque?