C’era una volta, a Firenze, una pala d’altare dipinta da Frate Angelico nel lontano 1439 per la chiesa del convento di San Marco.
La pala restò al suo posto per tanti secoli, rischiarata dalle candele e incensata dai riti quotidiani, finché un giorno, un francese di nome Napoleone, decise di condurre una campagna in Italia per conquistare “onore, gloria e ricchezze”. Il 29 giugno 1796 questo ventisettenne ambizioso giunse a Firenze, dove aveva anche uno zio canonico, e tra confusione, razzie e andirivieni di soldati, l’opera del frate Angelico fu smembrata in tanti pezzi diversi, che finirono assai lontano, in Germania e poi anche negli USA. Tuttavia, due di questi pezzi non si trovavano più e gli studiosi, consideravano la pala incompleta.

Ma c’è un’altra storia.
C’era una volta, in Inghilterra, una signora inglese, tale Jean Preston, che era molto colta e sapeva decifrare le scritture dei manoscritti medievali. Era talmente brava che negli anni Sessanta l’avevano chiamata a lavorare come curatrice per un’università della California. Mentre era laggiù, la signorina Preston pensò di fare un bel regalo a suo padre e acquistò due dipinti su tavola, di scuola italiana, raffiguranti dei santi monaci, dall’aria ascetica e meditativa. Il signor Preston fu molto felice del dono e quando morì, nel 1974, lasciò i due santi monaci ritratti su fondo dorato in eredità a quella sua figlia tanto studiosa e ispirata.
La professoressa Preston non aveva molto spazio in casa sua, a Oxford, e poi, intendiamoci, aveva cose più serie da fare che pensare all’arredamento. Così, decise di appendere quei due santi dietro una porta, in quella che gli inglesi chiamano spare room e che da noi si dice stanza degli ospiti.
Uno dei colleghi e amici della prof. era Michael Liveridge, uno studioso a capo del dipartimento di storia dell’arte all’Università di Bristol.
Michael andava e veniva da quella casa e il suo occhio esperto aveva notato da tempo le due tempere su tavola sfavillare in castigo, dietro la porta della spare room.
“Jean, dove hai trovato questi dipinti?” “Oh, quelli? Li comprai in California quando ero ragazza… Italian Renaissance, un affare.” “Vedo, vedo…”.
La professoressa Preston continuò a vivere una calma esistenza nella casa di Oxford. con i santi nella spare room e il collega curioso che andava e veniva. Non si era mai sposata, il lavoro era la sua famiglia.
E quando morì, l’amico Liveridge avvertì i familiari e il mondo accademico che quei due santi anonimi, col libro in mano e l’aureola, erano proprio quelli dipinti da frate Angelico, quelli che mancavano all’appello.

FINE

Le opere del Beato Angelico, 38 x13 centimetri, saranno vendute a marzo in un’asta organizzata da Hy Duke & Son a Dorchester.