https://www.dreamstime.com/stock-photo-goodbye-word-vintage-suitcase-image26394460Fino alla fine dell’Ottocento, l’emigrazione di italiani che sceglievano come destinazione la Gran Bretagna, e per lo più Londra, è stata caratterizzata dalla marcata presenza di nostri connazionali che provenivano dall’Italia centro-settentrionale. Come si può vedere dall’elenco che segue, è presente un monopolio geografico per i diversi tipi di mestieri collegabile al fenomeno della “Chain migration”, ossia della migrazione a catena, che consisteva nel richiamo, da parte degli italiani già stabilitisi sul suolo britannico, di parenti e amici che avrebbero praticato la loro stessa attività, portando così ad una specializzazione geografica.

Zona di Como: artigiani specializzati nella produzione di strumenti ad alta precisione come bussole, barometri, occhiali e orologi; carpentieri, corniciai e specchiaia

Zona di Lucca: “plaster makers” ossia artigiani produttori di statue di terracotta o gesso vendute ai bordi delle strade

Friuli: terrazzai e mosaicisti

Zona del lago d’Orta: camerieri e direttori d’albergo

Zona di Parma: esibitori di animali (scimmie, cani ammaestrati alla danza, gatti bianchi, raramente persino orsi) e musicanti (quasi sempre di organetti meccanici)

Solo al termine del XIX secolo cominciano ad arrivare gruppi significativi dal meridione d’Italia, in particolar modo dalla Calabria (soprattutto gelatai) e dalla Sicilia, che tuttavia fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale rimangono una minoranza. Si registra infatti, fino all’inizio del secondo conflitto, una forte presenza di italiani di provenienza settentrionale e in particolare emiliana e lombarda, dedita soprattutto ad attività nell’ambito della ristorazione.

A partire dal 1946, quando l’emigrazione italiana verso il Regno Unito diventa un fenomeno di massa, e fino agli inizi degli anni Settanta, ad arrivare a Londra e in tutta l’UK sono italiani provenienti soprattutto dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Basilicata, dalla Campania, dalla Puglia e dal Molise, che ben presto assumono il monopolio nel settore dei bar, dei ristoranti e del catering, “usurpandolo” ai loro connazionali del nord.

Dagli anni Novanta fino ad oggi, il quadro della situazione riguardo la provenienza degli italiani emigrati non ha subito grosse variazioni: chi è emigrato e chi emigra giunge un po’ da tutte le regioni d’Italia, anche se la parte del leone la fa sempre il Sud. A conferma di questo abbiamo i dati dell’Istat e del Ministero degli Affari Esteri relativi al 2003 dai quali emerge che il 54,92% degli italiani residenti nel Regno Unito era di provenienza meridionale (con Campania e Sicilia in testa). A distanza di quasi 10 anni, le cose rimangono confermate. Secondo i dati del Consolato Generale d’Italia a Londra riferiti al 2012, infatti, il grosso dell’emigrazione arriva ancora una volta dal Sud della penisola (41%), ma sono numerosissimi anche i giovani nostri connazionali partiti dal Centro (17%) e dal Nord (31%) del Bel Paese .

Non è possibile tuttavia inquadrarli in ambiti lavorativi definitivi e certi. A Londra, si possono infatti incontrare connazionali che fanno di tutto, dagli ingegneri, agli strateghi del marketing di grosse società, dai curatori di mostre ai musicisti, ai ricercatori, fino a coloro che lavorano in quello che è il comparto che va per la maggiore, sia per chi arriva per stare qualche mese sia per chi decide di rimanere, ovvero quello della ristorazione.
Chi giunge nella capitale con tanta voglia di fare può tentare la fortuna in ogni ambito e settore: qui, meno che altrove, conta il punto da cui si parte o le conoscenze che si hanno.