Ormai, gli italiani all’estero e in particolare quelli a Londra, assistono da anni al triste stillicidio sui giornali locali di figuracce dell’Italia. Nell’ultimo anno in particolare le onorevoli schifezze della classe politica italiana hanno fornito sufficente materiale per consentire ai media inglesi di parlare quasi settimanalmente delle cose incredibili che succedono in Italia.

Qualche giorno fa, è arrivata un’altra notizia di quelle che danno un’immagine dell’Italia primitiva, incapace di capire il mondo che la circonda, incastrata in un protezionismo di altri tempi. Questa volta non parlo di figuracce politiche, ma della sentenza che il tribunale di Milano ha inflitto a Google Italia per un video che un utente a pubblicato su Google Video nel quale un ragazzo down veniva insultato e picchiato da un gruppetto di studenti torinesi. La condanna è stata per violazione della privacy. (https://www.corriere.it/salute/disabilita/10_febbraio_24/dirigenti-google-condannati_29ebaefe-2122-11df-940a-00144f02aabe.shtml)

La notizia della condanna ha fatto il giro del mondo in un microsecondo, perchè è il primo caso al mondo di una provider condannato per i contenuti pubblicati dai propri utenti. Una condanna che a molti ha fatto equiparare l’Italia alla Cina. Già avevamo visto in passato leggi allucinanti studiate per limitare la libertà di Internet in Italia (che ovviamente fa paura a certe persone), come la legge bavaglio sui bloggers.

E’ chiaro che non si può condividere le azioni mostrate dal video (la cosa poi mi risulta particolarmente antipatica. Ho fatto il servizio civile in una comunità nella quale vi erano diversi ragazzi affetti dalla sindrome di down e ho conosciuto da vicino la loro fragilità). Su questo c’è ben poco da discutere, il problema è un altro.

Quello su cui invece bisogna discutere, è la sentenza. La sentenza è equiparabile a condannare la Telecom per la telefonata tra due ladri intenti a organizzare una rapina, oppure a condannare una ditta di coltelli per un omicidio commesso con un loro coltello, o i gestori di un’autostrada se uno va contro mano o la posta quando viene recapitato un pacco bomba.

Google Video o YouTube, così come il telefono, è un mezzo di comunicazione. Il controllo pre-pubblicazione di tutti i video che vengono caricati, è semplicemente impossibile dato il loro elevatissimo numero, così come non si potrebbero controllare i contenuti di tutte le telefonate o le lettere. Moltissime persone poi ritengono che questa sarebbe comunque una violazione del diritto di espressione anche se fosse possibile.

Quello che il provider deve fare, a mio avviso, è fornire sufficienti strumenti di segnalazione a chi vede i video e provvedere a rimuovere al più presto i video che vengono segnalati come impropri. Internet non deve essere la “terra di nessuno”, ma non può neanche per sua natura essere equiparato, dal punto di vista della responsabilità, ad un giornale o a una tv. Come tutti i nuovi mezzi di comunicazione devo essere discusso, compreso e soluzioni vanno trovate ai problemi esistenti (e ce ne sono). Ma vanno discussi, non zittiti a colpi di condanna.