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Scaletta del 29 settembre

Eccoci qui, le canzoni dell’ultima puntata di The ITalian Job, appena mandate in onda, assieme all’intervista a Manuel Agnelli. Tra poco sara’ disponibile la versione in podcast per poterla riascoltare, appena la metto su vi avviso… JETLAG feat. RAF E’ necessario NEFFA Il mondo nuovo COR VELENO Dillo un’altra volta GIANNA NANNINI Io JOVANOTTI Falla girare AMIR feat. NEFER Shimi (BASSI MAESTRO rmx) TILAK Evocazione/silenzio FRANCO BATTIATO Perduto amor DOTTOR LIVINGSTONE Tutto è relativo CAPAREZZA La mia parte intollerante MARCO PARENTE La mia rivoluzione PACIFICO L’incompiuta AFTERHOURS Bye bye bombay AFTERHOURS The thin white line AFTERHOURS Ballad for my little hyena LIGABUE Cosa vuoi che sia VERTIGINI Call me crazy RADIODERVISH Tu si na cosa grande VINICIO CAPOSSELA Moskavalza LUNAPOP 50 special PATRIZIA LAQUIDARA Agisce SIMONA SALIS Su chi mi praxidi L’AURA Una favola PIERO MAZZOCCHETTI Amore mio ELISA Electricity PLANETFUNK Stop...

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back to london

La mia brevissima parentesi natalizia in quel di Roma è ormai un lontano ricordo. Il cielo terso, il clima mite, i tramonti tardivi, i presepi, le cupole barocche, i ravioli e il pan giallo hanno rappresentato sapori e colori unici, così impensabili ora, che mi sembra di aver sognato. Qui in terra angla piove, tira vento e il buio scende implacabile già alle 4 del pomeriggio. L’appetito è spento e si torna al lavoro, con tante facce gentili e sorridenti, che non possono capire. Per fortuna, la piccola comunità di SE4 è un approdo sicuro per i malesseri dell’emigrante, basta poco per ritrovare il proprio baricentro...

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t’s Misery Week

  23.01.2007 La Settimana Miserrima E fa freddo, e tutti si lamentano. Perché in terra angla, parlare del tempo, è un pò lo sport nazionale. E non si è mai contenti. Se ci sono le farfalle in gennaio e il sole splende allora “che caldo, diamine, non è mica normale for the season !”, e se piove, ” damn, mate, it’s bloody raining again! “, e se fa freddo, “oooh it’s soOo cold!” . Parlare delle condizioni climatiche è un rompighiaccio, un modo non troppo invadente per scambiare due chiacchiere di circostanza nell’ascensore, mentre si aspetta il treno, mentre si fa la fila per il bagno. E forse, la gente si lamenta anche perchè… IT’S MISERY WEEK! Sembra infatti – lo dice il London Paper – che questa sia la famosa settimana in cui i poveri mortali son colpiti dalle tre W: Weather, Wallet e Wasted time. La prima W si commenta da sé. La seconda rappresenta il fatto che, proprio ora che ci sono i saldi e le occasioni, il portafoglio e il conto in banca sono stati svuotati (mi viene in mente la tarma volante che esce dalle tasche di Paolino Paperino). E per finire, il tempo sprecato della terza W è quello delle RESOLUTIONS ambiziose che abbiamo messo in discussione o abbandonato in meno di 10...

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Life is short, art is forever

In questi giorni, il West End si è trasformato in una galleria all’aperto e le strade e i vicoli di Soho, Piccadilly e Covent Garden sono tappezzate da riproduzioni di famosi dipinti, realizzate da Hewlett Packard e i cui originali si trovano alla National Gallery. L’insolita operazione, denominata The Grand Tour™ (dal viaggio di cultura in voga tra i nobili e gli artisti nel XVIII secolo) si avvale, per chi ha tempo, anche di un sito internet da cui si possono scaricare una mappa interattiva e anche delle tracce audio da riversare nel lettore mp3. Charles Saumarez Smith, direttore della National Gallery, spera che l’iniziativa invogli la gente a visitare gallerie e musei londinesi per ammirare i capolavori in essi conservati. Nel frattempo, qualcuno che non ha avuto problemi a pagare a Christie’s la bella somma di 17.940.000 sterline (26,5 milioni di euro), da oggi potrà sedersi in un lussuoso salotto, magari con un bicchiere di brandy in mano, a rimirare dal comodo divano, le nebbie turchine del Waterloo Bridge dipinto da...

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Panini

Ancora un giorno in ufficio, ancora una pausa pranzo. Di pausa pranzo io mi prendo un’oretta. Minimo. Altrimenti mi sembra di non avere fatto nessuna pausa, solo di essermi nutrito. Adesso lavoro vicinissimo a San Paolo. Che differenza, da Canary Wharf dove ero prima! A Canary Wharf c’era sempre un sacco di vento. Penso che siano i grattacieli, fatti senza tenere conto dei “canali” seguiti abitualmente dal vento; i grattacieli rompono i canali i quali si spezzettano in quelle correnti irregolari e isteriche ben note ai locali. A Francoforte invece non ti fanno costruire il grattacielo se va contro una “Windschneise”, per cui non c’e’ vento. A Canary Wharf sei nel mezzo di moderni edifici, funzionali ma freddi, con piccole aree verdi perse tra il cemento che a me sembrano posticce, come se fossero state messe li’ perche’ qualcuno, a progetto completato, si e’ accorto che mancavano. Adesso e’ diverso, adesso il mio panino me lo mangio passeggiando nel mezzo di un quartiere vibrante di storia. Vado verso San Paolo ed e’ bello sapere che in quel punto una Chiesa e’ esistita dagli albori del Cristianesimo inglese; mi sposto per le viuzze e le piazzette con le loro panchine, e vedo la differenza tra un quartiere freddo e progettato a tavolino e un insieme organico ma variegato, nel quale edifici piu’ moderni (troppi!) si alternano a bellissime facciate in...

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Joy, thou glorious spark of heaven

Inutile aspettare grandi effetti speciali o rutilanti giornate di sole, per me l’estate in terra angla inizia con l’apertura dei Proms, il più grande festival di musica classica al mondo. Prom e’ un’abbreviazione di Promenade Concert, concerti di musica classica di facile ascolto, che un tempo si ascoltavano in piedi, magari in un parco (per questo definiti “da passeggiata”). Sono 112 estati che Londra ospita i Proms, una settantina di concerti in tutto, nella sala ovale che la regina Victoria inauguro’ a memoria del principe Albert, suo defunto consorte. I Proms sono molto popolari, oltre ai posti riservati, i cui biglietti hanno costi vari e vanno acquistati in anticipo, ci sono anche i posti in piedi, nell’arena, come da tradizione, e poiche’ i biglietti sono venduti il giorno stesso del concerto e al prezzo popolare di £7 (6 per le file retrostanti), ci sono lunghe file per aggiudicarsi l’ingresso. Per chi non dovesse riuscire nell’intento, esistono innumerevoli dirette, radiofoniche, televisive ed internettiane, così ci si può permettere di ascoltare un concerto di Handel mentre si cucina, lasciarsi influenzare dalla pompa e circostanza di Elgar mentre si fanno le pulizie oppure rilassarsi con Brahms indossando un pigiama. L’estate angla di solito finisce con The Last Night of the Proms, il concerto finale, eseguito alla Royal Albert Hall e mostrato in diretta su grande schermo nei parchi delle maggiori città del...

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Quando la follia diventa collettiva

Si sa che gli inglesi amano stare in coda. Ovunque ci sono code, ben ordinate e composte. D’altro canto se cosi non fosse, in una citta’ sovrapopolata e caotica come Londra, non si potrebbe sopravvivere. Ma a volte il motivo per cui la gente sta in coda va aldila’ di ogni umana comprensione. E passi l’uscita della collezione di Kate Moss per Topshop: considerando le altissime aspettative le ragazzine esaltate piazzate di fronte alla vetrina dal mattino alle 8, ben 12 ore prima del lancio, potevano anche essere li per rivendere subito dopo gli acquisti su Ebay a prezzo quintuplicato. Passi ancora la nottata di fronte alla catena di supermercati Sainsbury per aggiudicarsi una designer bag vista al braccio di molte star e venduta a sole 5 sterline. Ma io proprio non riesco a capire come un centinaio di futuri psicopatici abbia potuto trascorre 3 giorni fuori dalla libreria Waterstones in Piccadilly Circus. Dico futuri perche’ a 11, 12, 13 anni si puo’ concedere loro il beneficio del dubbio. Ma, aldila’ dell’attenuate, per alcuni, dell’eta’, non riesco proprio a trovare un motivo valido. Punto primo, le copie non andranno esaurite, non si tratta di un’edizione limitata. Punto secondo, nn e’ che avere in mano il libro qualche ora prima degli altri significhi finirlo prima di tutti e rimanere al riparo da indiscrezioni sul finale. Terzo punto, sulla terra inglese...

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Anyone for a Pimm’s? L’estate in Inghilterra

Questa storia del global warming e’ sempre stata intricata: tra scienziati che supportano la teoria ed altri che la negano, qualcuno se non mente non dice la verita’ o tutta verita’. Invece ho una spiegazione di cosa vuol dire global warming in termini molto semplici: molto caldo in Italia e freddo e pioggia quasi tutti i giorni a Londra da ben piu’ di un mese….insomma un global warning che vengano ad evacuare l’isola…uno degli effetti del global warming e’ che questo post sarebbe dovuto comparire il 21 giugno, primo giorno d’estate …e compare solo oggi perche’ la possibilita’ che arrivi l’estate credo sia data come improbabile pure dai bookmakers. In Inghilterra l’ estate non e’ estate senza il Pimm’s o meglio senza Pimm’s cup, ovvero un’istituzione quali la monarchia, i pub e le scommesse o meglio un rito collettivo. Se dietro all’invenzione della bic c’e’ il barone Bich e l’oggetto dalla Francia (vive la France oggi e’ il 14 Luglio) ha conquistato il mondo, se piu’ di recente dietro al Gore-tex c’e’ Robert Gore e di nuovo dagli Stati Uniti il prodotto ha conquistato il mondo, dietro all’estate inglese ci sta il Pimm’s, James Pimm. Ovviamente il Pimm’s a differenza degli altri due prodotti, grazie al puro understatement inglese e nonostante l’impero, e’ rimasto qualcosa di molto locale quasi intimo. Altrettanto prevedibilmente il Pimm’s non poteva altro che essere...

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Gli uomini e il senso pratico

Mattina qualunque di una settimana qualunque intorno alle 7.30am. Piero:”dovremmo anche pensare di tradurre il blog in inglese” Luisa:”non penso che sia una buona idea” Piero:”perche’? sarebbe bello mostrare agli inglesi come li vediamo noi” Luisa:”si si..ma la nostra ironia e’ troppo legata alla nostra cultura, non sara’ facile tradurla”(poi magari se invece di pensare alla traduzione scrivi mezzo post anche tu…). Piero:”Gia’(non convinto)..beh, ma i contenuti multimediali?” Luisa fa finta di non sentire mentre si sistema i capelli con il phon. Magari se non gli si presta attenzione se ne dimentica. Piero:”..I CONTENUTI MULTIMEDIALI?? TIPO VIDEO? sarebbe carino” (nda. Luisa e Piero non possiedono una telecamera. Anzi, a dire il vero non hanno nemmeno la TV…non hanno ancora avuto il tempo di comprarla) Luisa:”Piero, per fare un video ci servirebbe una telecamerina” (ed e’ da 3 giorni che ti chiedo una foto di te stesso da mettere sul blog e non sei stato in grado di fornirmi nemmeno quella…adesso vuoi girare un film sulla nostra vita?) Piero:”Beh…possiamo comprare una webcam da pcworld” ……. quanta...

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animali da museo

Sabato pomeriggio culturale causa pioggia (ovvero: cosa fare quando piove a dirotto da 36 ore e non hai voglia di stare in casa, ma nemmeno di spendere i pochi soldi che ti rimangono trovando riparo in uno centro commerciale). La Tate modern durante il bank holiday weekend ha proposto interessanti eventi e performance che spaziavano dalla musica, al cinema, alle installazioni. Dopo una breve permanenza nella Turbine Hall, diventata teatro di azione di un Dj intento ad incidere su vinile la propria performance di musica elettronica, ho deciso di abbandonare i miei amici ai loro (da me nn condivisi) gusti musicali e di concentrarmi su qualcosa piu’ vicino al mio gusto estetico e forse, piu’ comprensibile ed apprezzabile. E mentre contemplo un quadro, cercando di coglierne le sfumature di significato (che stavo nel contempo leggendo sulla targetta esplicativa che, graziealcielo, accompagna ogni opera) ecco che compare una nuova categoria di abbordatore: l’animale da museo. “Che sensazioni ti suscita quest’opera? Cosa riesci a leggere aldila’ dell’utilizzo della pratica del collage?” “Pardon?” Cerco di prendere tempo e sbirciare meglio il cartellino. L’animale da museo si gira, sposta l’attenzione dal quadro a me e si presenta, mentre io cerco di farfugliare che non conosco bene l’artista e bla bla bla… “E tu che genere di artista sei?” Ecco, ormai l’attenzione e’ definitivamente spostata su di me. Fuggo prima che l’abbordatore professionista cerchi...

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il backpack passenger

Vi ricordate alle medie quando si girava con lo zainetto su una spalla, un po’ di traverso e si credeva che quel tocco di noncuranza ci desse un’aria da duri? C’era una vera e propria linea di demarcazione tra chi portava lo zaino su due spalle (gli sfigati) e chi invece non si sognava nemmeno di infilare tutte e due le braccia negli “spallacci” (i fighi). Ecco, questa moda non deve essere passata da Londra perchè in metropolitana chi ha lo zaino vede bene di piazzarlo stabile stabile su due spalle, in modo da occupare tutto lo spazio disponibile (poco, pochissimo se siete su un treno nelle cosidette “rush hours”). Poi magari, tanto per essere sicuro di non dare troppo fastidio, il portatore di zaino si mette bene in mezzo (lui e tanto di zainetto), nello spazio tra le porte, dove generalmente la gente pigia ancora di più per poter salire (oh no!) o scendere (finalmente!). E per finire, quando è il suo turno di scendere dal treno, il backpack passenger si fa strada ondeggiando tra i poveracci che hanno la sfortuna di trovarsi sul suo cammino e colpendoli senza pieta’ con lo zainetto che si tiene tutto fiero sulle spalle. “Mind the gap, please mind the gap between the train and the platform.” Macchè, Mind the...

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Business as usual

Questa parte del blog nasce in omaggio ad un’amica di Luisa: una donna un perchè! In buona sostanza un angolo dei trivia (unimportant or petty matters or details ;useless information) o meglio una risposta a tutte le domande che non vi porrete. Una spiegazione a espressioni o fatti dati talmente per scontati che ormai quasi più nessuno ne sa più l’origine o il perchè sono tali. Insomma qualcosa di essenzialmente futile e talmente inutile da risultare necessario. Quante volte, non importa se a Londra o in qualsiasi parte del mondo, vi sarete imbattuti nell’espressione “business as usual” ? Beh se lo chiedete a google il risultato è solo, dico solo, 62,300,000 (sessantaduemilionitrecentomila) citazioni ( i Beatles si fermano a 48milioni). In fondo a Londra, City o non City, il bisnis è importante: sognarepensarecrearerealizzare non è importante quanto fare bisnis. Tutto fa bisnis: si parla (starparla?) e scrive di bisnis una cifra (a figure?a lot) quello che avanza per il calcio, il resto non so. Bene in altri tempi fa la vita era vieppiù difficile (non che sia facile oggi beninteso) c’era una guerra e Londra veniva bombardata. La mattina seguente ad uno dei bombardamenti la Regina, si questa Regina, si recò di persona nelle zone di Londra più colpite. Vicino ad un’area colma di macerie c’era la bottega di un barbiere di origini italiane che aveva messo il cartello...

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il re dei cazzari

Trovare casa a Londra è un’impresa che richiede forza, costanza e capacità di non perdersi d’animo. Vederete le case più brutte proposte a prezzi inaccessibili, calpesterete le moquette più luride e vi troverete ad amminare gli intonaci dai colori più improponibili. Ma soprattutto avrete a che fare con delle vere e proprie associazioni a delinquere: le estate agency. Esistono ampia letteratura e studi approfonditi sull’argomento, non da ultimo un servizio della BBC, ma nulla vi potrà preparare a questo vero e proprio incubo. E in particolare sarà traumatico l’incontro con il peggiore di tutti mali, l’apoteosi del cazzaro: l’agente immobiliare. Appartenente alla categoria votata come la più odiata in Gran Bretagna, il cazzaro è caratterizzato da: bella presenza (o presunta tale), abbigliamento smart (completo scuro inamidato, ma niente cravatta…il cazzaro è, si, un figo, ma anche uno di noi), senso dell’umorismo alquanto dubbio e soprattutto dal fatto che lo trovi a bordo di una Mini Cooper con il logo aziendale (ecco, se state attraversando la strada, malauguratamente, proprio in quel momento, scansatevi SUBITO, il cazzaro, tipicamente, ha molta fretta e moltre persone da truffare). Non dovete mai credere al cazzaro, mentire è nel suo contratto di lavoro, se non lo fanno vengono licenziati. Flat searching. Luisa: “Quanto dista quest’appartamento dalla tube?” cazzaro: “5 minuti” Google maps dice 20. Si firma il contratto. Luisa “Perchè c’è scritto part-furnished? Ci avevate...

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il bar code: un contributo alla vita sociale dei timidoni

Esser single non e’ facile. Esserlo a Londra ancora meno. I ragazzi sono o timidi o troppo ubriachi. La citta’ e’ troppo vasta e i ritmi troppo frenetici. Insomma, si pensa che al moltiplicarsi dei numeri corrisponda un moltiplicarsi delle possibilita’. E invece no. Ve lo conferma una single impenitente. Ma a salvare noi poveri single timidoni arriva dall’America un’invenzione destinata a scombussolare il rito del “would you like something to drink?”: il bar code (no, non il codice a barre, ma il codice da bar) ovvero un linguaggio dei segni appositamente codificato da due americane, Lili Bet Foster e Lynn Fischer, per permettere di rimorchiare con facilita’ e superando l’imbarazzo. Cioe’ in pratica ti stai bevendo il tuo drink, noti una topolona e voila’, basta, chenneso’, puntarsi un dito alle tempia o sul naso per dirle “mi piaci”. Ma secondo voi se sono seduta in un pub e un tizio, mettiamo che sia pure carino, si mette a farmi strani gesti, dopo aver appurato che non sia pazzo ma solo un timido broccolatore del III millennio, ci vado magari fuori a cena? Qui non ci...

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Riassunto delle puntate precedenti.

Va beh, i bicchieri per l’acqua erano di plastica e non di vetro. Va beh, ci hanno attaccato un adesivo con su scritto Delegate e non un pass collare con cui girare per il Regent’s College. Va beh, il piccolo portachiavi-ricordo, nella sua raffigurazione di una cabina telefonica inglese, era molto, molto grossolano e più che una cabina sembra un parallelepipedo rosso con delle punte di vernice bianca. Ma non per questo non è stata una figata. In fondo tutte queste cose non avrei dovuto neanche annotarle. Invece Daniel mi ha detto pochi giorni prima: “Ti ho inserito tra i partecipanti alla conferenza di inizio anno del negozio.” “Io? Perchè?” “Perchè hai una certa importanza ormai.” “Ok.” Il megadirettoreextragalattico ci ha salutato tutti all’ingresso della megasala. PowerPoint era pronto ad essere smanettato con obiettivi e strategie per il prossimo anno. Il workbook sul tavolo era provvisto di matita nera con gommino rosa. Durante il break di dieci minuti hanno servito caffè e tè. La camicia a maniche lunghe non l’avevo mai usata prima. Era proprio vero. Era proprio vero che da queste parti vai avanti se lo meriti. Pochi giorni più tardi Daniel mi ha offerto la promozione. Gliel’avevo chiesta settimane prima, ma poi ho avuto altre cose a cui pensare. Tra queste la scheda letteraria del mio romanzo, che, secondo gli ultimi avvistamenti, ha fatto la prima circolazione...

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Secret expeditions

Quando si vive in una grande citta’ la tendenza nei confronti delle attrazioni locali e dell’ampia possibilita’ di scelta sulle cose da fare e da vedere e’ generalmente quella di rimandare certe visite al domani, un domani che, a volte, sembra non arrivare mai. Forse e’ pigrizia o forse la presunzione di avere infinito tempo davanti a se’. Di positivo, c’e’ il fatto che, anche a distanza di settimane, mesi, anni, resta sempre qualcosa di nuovo da esperimentare, come un itinerario da correggere o un luogo segreto da ammirare e di cui stupirsi. Molti londinesi d.o.c. sono perfettamente a conoscenza dell’esistenza della casa museo di Sir John Soane, collezionista e architetto, che visse a cavallo tra XVIII e XIX secolo. Pochissimi vi hanno messo piede. Io stessa, per tre anni e mezzo, ho sempre vagamente programmato di andarci, per poi procrastinare senza rimedio. Ma forse, chissa’, ogni cosa ha un suo momento per essere assaporata e ieri pomeriggio i tempi erano finalmente maturi. La casa e’ al numero 13 di Lincoln’s Inn Fields, una delle piazze piu’ antiche di Londra, gia’ esistente in epoca Tudor. Non si fa in tempo a varcare la soglia del vetusto edificio (l’ingresso e’ oltretutto gratuito) che si resta totalmente affascinati dal carattere unico di questa abitazione, rimasta intatta dal lontano 1837. Un po’ casa, un po’ museo, deliziosa ed eclettica, classicheggiante ed eccentrica,...

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London Calling

Marziano, dove sei finito? Sei a Londra?¿Que te pasa? Did u get my txt? Where the f*ck you at? Questa è solo una parte di una lista interminabile di madonne che mi sono arrivate negli ultimi tempi da amici italiani e non (soprattutto i non). Che mi succede? Perché non mi tengo in contatto? Mi piacerebbe avere una risposta. Ma non ce l’ho. Questa città ogni tanto ispira cambiamenti dettati da pure coincidenze, scoperte di varia natura o incontri inaspettati. In questi periodi di liberazione mentale non riesco a tenere i contatti con nessuno, incluso i miei amici più cari. Niente di personale, ma tutto questo è una mia esigenza. Un impulso incontrollabile, quasi fisico. Bisogna prendere questa fase come un’assioma. Non si facciano domande. Non si cerchino colpe. Nessuno pagherà col proprio sangue, bisogna armarsi di tolleranza e rispettare gli spazi che mi son preso. In questi periodi in genere mi dedico all’esplorazione della città. Londra dà il meglio di sé in questo periodo. Un’unica avvertenza, state alla larga dal west end. Soprattutto il fine settimana, quando le gabbie sono aperte e il centro pullula di gianquinti in uniforme. Esseri insignificanti plasmati dalla stessa mano e al quale è stata rubata la personalità. Col loro capello impomatato e la scarpetta nera tattica, lascia passare per la discoteca. Io vi consiglio di uscire in altre aree. Vedi Kentish Town,...

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Davanti a me ho un mazzo di scontrini vuoti.

Nella mia vita precedente capitava talvolta di trovarmi in un gruppo di persone, magari zitto, magari pensieroso, magari in ascolto di chi parlava, e il solito idiota coglieva il primo momento di silenzio per dire: “Gigi, non starai parlando troppo? Ci stai facendo la testa a pallone.” Di peggio c’è “Gigi, e la cremeria?” con cui ancora adesso certa gente mi saluta. Di meglio, ora, il “Luigi, e Mario dov’è?” con cui ora gli inglesi riconoscono il mio nome. Il blog è un mondo più riservato. Nessuno ti chiede dove sei finito, forse nessuno neanche nota che sei mancato. O forse manca il coefficente di idiozia dei gruppi di cui facevo parte. Non ho vinto nessun concorso letterario alla fine. Se c’è qualcosa di non peggiore di non vincere un concorso questo è venire menzionati d’onore dalla giuria. Vien da pensare: “cacchio, ci tenevano proprio tanto a farmi sapere che il mio lavoro è piaciuto!!” A dir la verità alla fine ho preferito prendermi questo merito. Gennaio ha mantenuto gli standard prefissati e tra questi il “grande progetto”. Il grande progetto è quello che va oltre la menzione d’onore, ovviamente. Quanto avevo scritto non era da buttare e quindi lo sto usando come base per una storia più lunga, più divertente e più movimentata. Se avessi vinto avrei dovuto rinunciare a questa base. Alla fine, come mi disse in...

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I fiumi di Londra

Sei sempre quello che dice cose banali? Non brilli mai nel gruppo? A trivial pursuit sei considerato un peso morto? Da adesso puoi brillare ad ogni party…. lo sanno in molti, secondo te, che il Tamigi non e’ l’unico fiume di Londra? Tra fiumi e torrenti, Londra ne conta piu’ di una dozzina, non si sa nemmeno di preciso quanti siano! Per esempio c’e’ la misteriosa Langbourne: testi medievali ne definiscono il percorso, ma l’esistenza del fiume e’ dubbia dal punto di vista geologico; per cui e visto che “bourne” e; sinonimo di “stream” probabilmente si tratta solo di un’altra espressione del proverbiale umorismo inglese per un ……. grosso canale di scarico….. Nella vita di ogni giorno, siamo sopra a un fiume o un torrente di Londra assai piu’ spesso di quanto immaginiamo, e il loro ruolo nella vita dei londinesi prima che venissero interrati influenza ancora oggi la topografia locale. Prendiamo la Fleet, per esempio… Il fiume nasceva ad Hampstead e sboccava sul Tamigi dalle parti del Blackfriars Bridge. La parte piu’ a nord all’interno di Londra veniva chiamata “the old bourne” e non e’ altri che il posto che oggi si chiama… Holborn. Lungo il suo cammino erano stati scavati diversi pozzi, “wells”, ad alcuni dei quali venivano attribuite proprieta’curative, ad esempio a quello di… Clerkenwell. Piu’ vicino al Tamigi, la Fleet creava un bacino che si...

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Guida sociofonetica alla metropolitana di Londra

Mai stato a Londra? Hai bisogno di una guida alla metropolitana? Hai problemi di pronuncia? Ti chiedi perche’ gli inglesi sorridono quando pronunci “Leicester square”? Questo blog e’ per te! La metropolitana (“d tiub”) e’ una complessa rete di tunnel sotterranei il cui scopo principale e’ il consentire il rapido spostamento dei topi londinesi, ma che viene anche utilizzata da un ristretto numero di umani, di regola per andare a lavorare e ritorno. In cambio, gli umani sostengono le spese. Recentemente e’ stato introdotto un nuovo sistema di pagamento, in base al quale se non stai bene attento a come usi la tua Carta Ostrica (“d oister car”), paghi la tariffa massima, diciamo 4 sterline (“paundz”). Anche quando tiri la carta fuori dal portafoglio e stai bene attento a usarla correttamente, spalmandola sul cerchio giallo come la nutella sul pane, puoi pagare la tariffa massima. Quando lo fai notare al solerte impiegato, egli ti informa con un ghigno appena soppresso che “hai usato la carta male, altrimenti non avresti pagato 4 sterline invece di 1 e 50”. Questo ha la stessa stringente logica di quello che ti dice “andavi a 170 all’ora con la bicicletta, altrimenti l’autovelox non ti avrebbe fotografato”. Ma d tiub ha un senso dell’umorismo molto inglese, per cui vedrai ovunque i cartelli che ti chiedono se fai parte del 2% che paga la tariffa piena....

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Dead South London Pubs

“I love walking in London,”said Mrs. Dalloway, “Really, it’s better than walking in the country.” Virginia Woolf, 1924 A Londra negli ultimi 5 anni sono andati perduti ben 228 pub. Una volta chiusi e sprangati, i vecchi pub sono presi di mira dalle imprese di costruzione per essere demoliti oppure convertiti in appartamenti. Nel sito di Paul Talling, “Derelict London” , si possono ammirare le vestigia di molti gloriosi pub a sud del fiume che ormai hanno chiuso i battenti....

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King Tut on Tour

King Tut, come lo chiamano gli americani, è in arrivo e a novembre soggiornerà in quella elefantiaca, sfortunata struttura inaugurata da Tony Blair alle soglie del 2000 con il nome di Millennium Dome, e che ora sarà riaperta come exhibition centre, chiamandosi O2. L’80 dei turisti, dopo la sensazionale esposizione del 1972, ancora è convinto che il faraone si trovi al British Museum. In realtà, Tutankhamun, a parte quel viaggio eccezionale di 30 anni fa, è sempre rimasto in Egitto e il parlamento egiziano, in seguito a quel tour memorabile, ha poi decretato che il re e il suo tesoro non debbanno mai più lasciare il Paese. Ora però servono soldi per finanziare dei progetti di conservazione e restauro. Quindi King Tut può riprendere a viaggiare. La mostra ha già fatto il tutto esaurito negli Stati Uniti, ma ha anche suscitato un vespaio di polemiche, con gente che si è sentita tradita e ingannata. Perché? Semplice: il pezzo forte del tesoro, la bellissima maschera funeraria tutta d’oro del faraone, non è in mostra. Data la sua fragilità, non può lasciare l’Egitto per problemi di conservazione. Gli organizzatori dell’evento hanno però messo in bella vista su volantini, brochures, poster e sito web , un’immagine miniaturizzata del faraone che compare su uno dei vasi canopici, nello specifico quello destinato a conservare il fegato del re. E’ molto simile alla famosa maschera...

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Cinema a volonta’

Molti lo sanno ma magari tanti altri no. Se vi piace il cinema, con 14 sterline al mese potete andare nei cinema Cineworld tutte le volte che volete, ovunque essi siano. Ce ne sono due in centro (Shaftesbury Avenue e Haymarket), due a Kensington & Chelsea (Kings’ Road e Fulham Road), piu’ vari altri sparsi per Londra, il link e’ qui https://www.cineworld.co.uk/reservation/ChoixResa.jgi?REGION=1 Se si rinuncia ai primi 4 l’abbonamento costa anche meno, 11 sterline al mese. Visto che un biglietto serale nella Fulham Road costa 8 sterline e 80, per chi ama il cinema e’ un sicuro affare. Non ci sono restrizioni particolari, cioe’ si puo’ andare in qualunque momento, anche il sabato sera, e si puo’ vedere un film piu’ volte se lo si desidera (io mi vidi un film due volte perche’ mi ero dimenticato il titolo…:)…). Unici “svantaggi” della cosa sono: ti fanno fare un contratto di un anno e devi avere un conto corrente dal quale viene prelevato il direct debit, quindi e’ poco adatto ad es. per studenti o persone che non pianificano di restare almeno per un anno; e certi cinema hanno degli schermi secondo me un po’ piccoli, anche se la cosa non mi ha dato mai particolarmente fastidio e i film spettacolari tipo guerre stellari e war of the worlds vanno nelle sale con i maxischermi. Recentemente, ogni tanto hanno avviato...

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Is it possible…

Passare 9 ore fuori, assieme a sei persone di sei nazionalità diverse, tra pub e club senza cena, ma con tanta birra e cmque tornare a casa per le 2 del mattino? Tornare a casa mangiando un hamburger libanese e trovare i nastri della polizia dall’altra parte della strada? Entrare in un pub irlandese con australiani e irlandesi all’una e mezza del giorno dopo? Entrare in un pub irlandese, stracolmo di irlandesi, nel giorno di St. Patrick, per vedere partita Italia-Irlanda essendo l’unico a indossare la maglia dell’Italia? Uscire da quello stesso pub quasi 9 ore dopo, dopo diverse pinte, alcune delle quali offerte da irlandesi? Yes, it...

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SO LONG AND THANKS FOR ALL THE BUNNIES!

La pioggia di Cagliari mi ha detto con la voce di Mike Patton che la vita non è una storia a bivi di Topolino e i muro contro cui sbattiamo non vengono sfondati con la nostra sagoma, ma lasciano i segni dei mattoni in faccia. Per questo quando Mirka si e` avvicinata, appena sono tornato in negozio, e mi ha fatto i complimenti io le ho chiesto “che cosa ho fatto?” Mezz’ora prima in metropolitana un ragazzo stava leggendo un libro intitolato “Come trasformare la passione in profitto”. Io ascoltavo una canzone dei Faith No More intitolata “The gentle art of making enemies” e la chiave del successo era lontana da me esattamente quanto dall’attento lettore di manuali di vita. Bill Gates aveva la passione per i computer e per questo li raccoglieva dalla spazzatura. Forse ascoltava altra musica, difficilmente leggeva manuali di vita, fatto sta che è diventato l’uomo più ricco del mondo. Ora le soluzioni sono tre: – diventi ricco coltivando la tua passione. – diventi ricco leggendo manuali che spiegano come diventare ricchi. – diventi ricco scrivendo manuali su come diventare ricchi. Io quale di queste tre sia giusta non l’ho ancora capito. Per questo quando Mirka mi ha detto “come, non hai saputo?”, io ho risposto “No, dimmi cosa è successo.” Se dovessi scrivere un manuale di vita so bene come lo intitolerei: “Come laurearti...

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Gli sciacalli

Leggere attentamente le avvertenze: questo e’ un blog di protesta. Un po’ lagnoso. Al limite un po’ rompipalle. Per niente picci’. Per varie ragioni, ma particolarmente perche’ mi hanno rovinato un pranzo. E a me da’ fastidio, quando mi rovinano il pranzo. Ieri, circa la mezza, i tre canali di attualita’ BBC 24 hours, channel 4 e Sky in un raro momento nel quale non trasmettono previsioni del tempo, sport o pubblicita’, trasmettono veramente il telegiornale. Tutti e tre con lo stesso argomento. A me e’ sempre sfuggito come mai qualcuno debba mettersi davanti alla tivvu’ per apprendere tutti i dettagli su come, a un oceano di distanza, qualcuno abbia deciso di fare un massacro. Per cui cambio subito canale, posto che la triste notizia mi sembra presto detta e tutto cio’ che va oltre mi sembra alquanto macabro, squallido anzicheno’ e francamente un po’ da guardone. Poi sto mangiando, e il mangiare e’ un pilastro della civilizzazione occidentale, un atto da consumare in serenita’, altrimenti fa male alla digestione. Poi mi da’ fastidio la vista del sangue, anche se non lo vedo. Poi mi da’ fastidio lo sciacallaggio. Dunque lascio perdere, passo ai documentari, dopo un 20 minuti e quasi alla fine del mio sereno pasto torno bel bello sui canali di informazione per sentire un po’ di, ehem, telegiornale. Sai com’e’, mi dico, abbiamo piu’ di un...

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Edwardians

Il mondo moderno. Siamo abituati a pensare che si sia colorato con il boom economico, dopo la Seconda Guerra Mondiale, e che tutto quello che c’è stato prima si fosse svolto in toni più o meno drammatici, tra contrasti di bianco e nero, seppia o scale di grigio. Invece, i colori c’erano già, li avevano inventati i Fratelli Lumière, nel 1903, grazie ad un procedimento all’amido di patate, chiamato autochrome. Quando la nuova tecnica fu rivelata pubblicamente, il banchiere Albert Kahn, allora l’uomo più ricco d’Europa, fu così entusiasta di ciò che vide, da voler creare un inventario fotografico di tutte le meraviglie del pianeta. A sue spese, Kahn inviò 14 fotografi in giro per il mondo. Furono scattate più di 72.000 foto e oltre 100 ore di filmati autochrome. L’uomo morì in miseria, nel 1940, dopo essere stato colpito dalla crisi del ’29 e aver dichiarato bancarotta nel 1934. Fortunatamente, il suo Archivio del Pianeta fu acquisito dallo stato francese e preservato in un museo. Proprio in questi giorni, il quarto canale della BBC dedica una serie di cinque puntate all’inestimabile lascito. E’ incredibile come le foto a colori riescano a rendere tutto più vivido e vicino. Sembra che 100 anni non siano passati, che i soggetti immortalati siano ancora tra noi, che sia ancora possibile camminare in una Piccadilly deserta, stringere la mano al venditore serbo di...

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il molestatore non veste Calvin Klein

La tube d’estate e’ un vero incubo. Per la precisione, e’ un incubo sempre: affollata, in ritardo, spesso non funzionante, infestata dai topi, ecc. Ma con il caldo tutto sembra acquistare proporzioni maggiori. C’e’ piu’ gente, le persone in media puzzano molto di piu’ e, udite udite, si triplicano i casi di flesher, i molestatori, in particolare quelli che amano esporre parti del proprio corpo che la gente normale preferisce tener celate nella biancheria intima. E’ quello che e’ successo ad una povera ragazza, seduta sul suo treno come ogni mattina, intenta nella lettura. Ecco che alza gli occhi un attimo e un distinto signore, con nonchalance, si sbottona i pantaloni. La poveretta distoglie lo sguardo e cerca di concentrarsi sul suo libro, almeno fino a quando non riesce a sfuggire alla prima stazione. Il problema e’ che qualche giorno dopo sullo stesso treno, di fronte alla stessa ragazza, risale lo stesso signore e riespone nuovamente parte di se’, come fosse una cosa normale, del tipo togliersi la giacca o sbottonarsi il primo bottone della camicia. Daltronde inizia a fare caldo, anche a Londra. Ma la donnina e’ sveglia (dopo tutto noi donne che viviamo a Londra siamo abituate ad avere a che fare con maniaci e gente bizzarra) e armata di cellulare fotografa l’osceno con tanto di arma del delitto. Il problema e’ che, apparentemente, viene fatto un...

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