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HP sauce: la risposta inglese al ketchup

La salsa HP come le scommesse, la regina, l’understatment, l’eccentricita’, il pub, i double deckers (in realta’ non ho ancora trovato un nesso fra tutte queste cose, ma keep trying) e altre cose di cui ho gia’ parlato e’ qualcosa di tipicamente e intimamente inglese….tanto che non credo proprio sia trafficata al di fuori dell’isola….Il ketchup col suo gusto dolciastro ha conquistato il mondo attraverso le catene di fast food e mi stupisco di continuare ad inorridirmi ogni volta che vedo questa salsa venir versata cospicuamente su hamburgers e french fries …. se non senza , la maionese e’ la mia preferita da accompagnare alle patatine. La salsa HP al contrario e’ asprigna e si pone al ketchup come il chinotto alla coca cola….se non l’altro modo di bere scuro forse un modo di condire adulto. Da qui potrebbe partire tutta un’analisi psico-sociologica su gusti, preferenze e popolazioni, ma forse pochi seguirebbero o piu’ probabilmente mi perderei nei miei ragionamenti. Tornando a lei, la salsa HP venne inventata a fine ottocento: pare che il suo inventore Garton venne a sentire che un ristorante al Parlamento la serviva e da buon mercante decise di chiamarla salsa HP (House of the Parliament) e difatti la bottiglia riporta, dalla notte dei tempi, sull’etichetta il Parlamento . Un’altra storia racconta che invece la salsa sia stata inventata da tale Harry Palmer che ovviamente...

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Soddisfazioni

Certo, Londra mi ha regalato tante soddisfazioni in questi tre anni e mezzo. Il lavoro prima di tutto. Ho visto i miei gruppi musicali preferiti, uno dei quali, i Nofx, suonerà anche a Cagliari, dopodomani. Ho “giocato” con Kate Moss e Noel Gallagher. Sono diventato amico della Regina e di Carlo. Ho segnato sei gol ad Hyde Park. Ho parlato con Naomi Campbell e la sua voce non mi è piaciuta. Ho scritto un romanzo e forse un giorno se ne saprà qualcosa. Ho parlato, riso, scherzato con gente proveniente da ogni possibile angolo di terra. Ho viaggiato per l’Europa con la facilità con cui un tempo mi spostavo da Cagliari ad Oristano una volta a mese. Ma c’è una cosa che va oltre quelle che potevano essere le mie più rosee aspettative. È iniziato il Grande Fratello inglese, nona edizione, e tra i concorrenti c’è l’anglo italiano che si chiama Mario –somiglia a Joey di Friends e non parla una parola di italiano – c’è l’albino cacciato dall’America perchè era entrato in una gang, c’è la squinzietta cacciata da un programma televisivo perchè ha mentito sull’età e c’è anche un cieco. C’è anche un ragazzo coi capelli di Michael Jackson ad inizio carriera. Ecco, quel ragazzo lavorava come dimostratore di giocattoli nel mio negozio. Quel ragazzo, uno dei partecipanti al Grande Fratello inglese, io…io…mi emoziono solo a scriverlo…...

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Sdraiati alla Royal Albert Hall

Sono tornato nuovamente alla Royal Albert Hall per un concerto di musica classica. Quel posto è magico. La prima volta che l’ho vista (diversi anni or sono) dal di fuori sono rimasto un po’ deluso. Ne avevo sentito parlare così tanto che forse mi aspettavo una struttura più spettacolare da fuori. L’avevo vista in foto, ma non so perché le mie aspettative erano esagerate. Ma la Royal va vissuta da dentro per rimanerne davvero abbagliati. Non tanto per la struttura, per altro bellissima. Quanto per l’uso che gli inglesi sanno farne. In Italia, i teatri vengono trattati un po’ come dei mausolei. Guardare ma non toccare. Se un teatro è usato per la musica classica, difficilmente sarà usato per altro. Proibito come uscire di casa con i vestiti stropicciati. Da sempre, in Italia, la musica classica è stata trattata come un prodotto d’elite e il solo genere ad essere ammesso ai teatri principale (con qualche eccezione del Jazz), relegando il rock e la musica leggera agli stadi o i palasport. Solo alcuni eletti che fanno musica che non disturba troppo, sono o sono stati ammessi. Paolo Conte, Giorgio Gaber e qualche altro fortunato. Alla Royal Albert Hall, uno dei templi mondiali della musica, invece, ci mettono di tutto. Altro che solo musica classica, opera o jazz. Alla Royal ci trovi il Cirque du Soleil, il concerto di chitarre metallare,...

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Yeah, facciamoci del male

Questa è la prima pagina del Metro del 7 Novembre 2008 Siamo sulla prima pagina di uno dei newspaper gratuiti più letti di Londra. Viene stampato in 400 mila copie e letto probabilmente da 2 milioni di persone. E se non vi basta il metro, ecco la notizia sui maggiori gionali internazionali New York Times Le Monde el Pais Non siamo finiti su tutti i giornali perché abbiamo vinto i mondiali o perché abbiamo scoperto il vaccino per l’AIDS. Due milioni di persone il 7 novembre hanno rafforzato la loro idea che l’Italia è il paese dei burloni e nulla viene preso sul serio. Berlusconi dice che Obama è “bello, giovane e abbronzato”. Gli inglesi se la ridono e scuotono la testa. Noi, la sbattiamo contro il muro. Ecco il nostro biglietto da visita al mondo, ecco come ci presentiamo al nuovo presidente degli Stati Uniti proprio all’indomani della sua elezione, ecco come intessiamo i nostri rapporti internazionali e la nostra immagine nel mondo. Siamo alla berlina. Sinceramente sono stufo. Ogni giorno, poco per volta, migliaia di italiani in UK contribuiscono a formare un’immagine rispettabile dell’Italia. Se si guarda alla storia, non sempre gli italiani sono stati visti bene in UK. Oggi la situazione è forse un po’ diversa grazie agli italiani che lavorano sodo, seriamente e che ha insegnato agli inglesi non siamo solo pizza, mandolino e mamma....

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VI RACCONTERO’ LE MIE

Scusate l’assenza, lo so, e’ imperdonabile e non ho scuse. Non mi ero neanche resa conto di tutte le novita’ del sito, che tra le alter cose e’ proprio figo, my most humble apologies ladies & gentlemen. Londra mi allontana sempre piu’ dalla realta’ italiana, quindi vi prego, ancoratemi qui per un po’ e ricordatemi chi sono, da dove vengo e cosa succede nel mio paese natale! Non guardo televisione o giornali italiani da una vita, sbircio raramente qua e la il quotidiano on line, ma il sito della bbc e’ di lettura molto piu’ facile e finisco sempre su quello. Non parlo di contenuti, ma dell’impostazione del sito. Poi alla fine vivo qui, non in Italia. In realta’ forse dovrei guardarli entrambi, par condicio ai due siti, giusto per usare un termine che ‘ai miei tempi’ piaceva molto. Dicevo, piu’ passa il tempo e piu’ mi inglesizzo e mi rendo conto che Firenze sta diventando un ricordo lontano. Le mie visite trimestrali a casa si sono ridotte a due weekend l’anno. Il mio ideale di vita perfetta al momento e’ 6 mesi qua (da aprile a settembre) e 6 mesi in qualsiasi posto caldo, dove non ha importanza. E’ bello sognare… E se poi torno in Italia? Se torno mi tocca ricominciare da capo, e’ quello il problema. Perche’ a Firenze non ho mai lavorato. Studiavo, vivevo con...

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Lesson NOT learnt

Qualche settimana fa hanno annunciato che la Gran Bretagna è entrata ufficialmente in recessione. L’annuncio, sui giornali, è suonato come una condanna a morte. Lo sappiamo, supereremo questa crisi, come quelle precedenti. Il termine crisi porta intrinsecamente il significato di qualcosa di transitorio. Anche se, il fatto che sia una cosa passeggera, non vuol dire che non lasci vittime sul campo. La speranza che la crisi serva di lezione però per il futuro è però, a mio avviso, molto scarsa. Quello su cui questa crisi dovrebbe far riflettere, è se il nostro modello di civiltà e economia occidentale sia da rivedere. Ma non succederà. La “creativa” attività delle banche e delle persone che hanno giocato con i soldi veri come se fossero quelli del Monopoli, non pagheranno questa crisi. Anzi, c’è chi dopo aver partecipato al banchetto di nozze sbafandosi anche le briciole sotto il tavolo, ora riesce a farsi ancora più soldi sfruttando i meccanismi perversi di questa crisi. Chi pagherà, sarà la gente comune, in maniera diretta o indiretta. Chi ha un tenore di vita esagerato, difficilmente si accorgerà della crisi nell’economia reale. Se guadagni un milione di sterline all’anno, ti fregherà poco se il prezzo del pane e raddoppiato. Si sa, non si potevano lasciare le banche morire, sarebbe stato il collasso dell’economia. Ci sarebbe stata un sacco di gente, troppa, mandata a casa senza lavoro....

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Hoodies, gli intoccabili

Se fossi nato nel 1994 potrei salire sul treno o sul bus con la radio a tutto volume e nessuno mi direbbe nulla. Potrei mettere i piedi sui sedili e graffiare il vetro del finestrino. Ma ho la sfortuna di essere nato nel 1974 e se lo faccio, mi direbbero di abbassare il volume, di togliere i piedi dal sedile e di smetterla di usare le mie chiavi sul vetro. La situazione è sfuggita al controllo. Abbiamo creato una società che dà tutti i diritti agli adolescenti e nessun diritto agli adulti. Abbiamo creato una categoria di Intoccabili. Ma non sono i 60enni che lavorano in politica a cui tanto siamo abituati in Italia. Hanno 14 o 15 anni e sono armati di cappuccio e telefonino. Gli hoodies. Londra ne è terrorizzata, a ragione. La situazione è questa. Se un teenager tira uno schiaffo e tu ti difendi in qualche modo, sono cazzi amari solo per te. Abuso su minore per te, una sgridatina (se va bene) per lui. E i teenagers lo sanno e agiscono di conseguenza. E’ come se gli avessimo dato la licenza a delinquere. Gli hoodies sono il prodotto culturale della società dei fanatici dei “solo diritti e nessun dovere”. Quando avevo 15 anni mai mi sarei sognato di tirare uno schiaffo ad uno di 50 perché sapevo che me lo avrebbe restituito con gli...

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La neve & Londra: consolatevi, c’è sempre chi sta peggio!

Ci sono giorni NO. Ci sono giorni NON NO MA NON SI’. E poi ci sono i giorni SI’. Oggi è stata una giornata bah… più vicina al NO, che al SI’. Lunedì, brutto tempo, previsioni peggiori, ma il capo è contento di vederti in ufficio, lui non risponde al telefono, non ci sono annunci di lavoro, non riesci a concentrarti, però ti mandano a casa prima per non farti camminare al buio, e tu cadi – lo sapevi con queste strade ghiacciate che saresti caduta, era solo questione di tempo e se cammini per tre chilometri in mezzo alla strada dove passano le macchine e nella neve fresca, perchè già fatichi a stare in piedi quando c’è il sole – ma ti aiutano e alla fine arrivi a casa. E ti lamenti perchè la giornata è stata un po’ così. Ma sta per finire! E poi arranca a casa il tuo nuovo coinquilino, stravolto e ti racconta il suo incubo: Ieri pomeriggio cerco di anticipare il mio volo da Ginevra, ma incredibile non c’è nemmeno un posto su nessuno dei 50 voli Ginevra – Londra. Ma HAPPY DAY prendo il mio volo. E’ l’unico non in ritardo. Ci imbarchiamo e restiamo 1 ora e mezzo in attesa. Poi partiamo. Dovremmo atterrare a Stansted, ma aereoporto chiuso. Atterriamo a Gatwick. Nevica. Non arrivano le scalette. E aspettiamo. HAPPY DAY...

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Tutti i premiati del Bafta, gli Oscar di Londra

A Londra ieri sera c’era tutta Hollywood, sotto una pioggia tutta inglese, in occasione dei Bafta, ossia gli Oscar londinesi. Pioggia, freddo e nessun assente tra attori e registi e produttori alla Royal Opera House. E le belle non si sono lasciate inimorire dal gelo polare e hanno sfoggiato sbracciati abiti lunghi che potete vedervi sul sito ufficiale o su BBC.co.uk ! Ma veniamo ai premiati: Miglior film The Curious Case of Benjamin Button Frost/Nixon Milk The Reader Slumdog Millionaire Miglior film inglese Hunger In Bruges Mamma Mia! Man On Wire Slumdog Millionaire Miglior attore protagonista Frank Langella – Frost/Nixon Dev Patel – Slumdog Millionaire Sean Penn – Milk Brad Pitt – The Curious Case of Benjamin Button Mickey Rourke – The Wrestler Miglior attrice protagonista Angelina Jolie – Changeling Kristen Scott Thomas – I’ve Loved You So Long Meryl Streep – Doubt Kate Winslet – Revolutionary Road Kate Winslet – The Reader Miglior attore non protagonista Robert Downey Jr – Tropic Thunder Brendan Gleeson – In Bruges Heath Ledger – The Dark Knight Brad Pitt – Burn After Reading Philip Seymour Hoffman – Doubt Miglior attrice non protagonista Amy Adams – Doubt Penelope Cruz – Vicky Cristina Barcelona Freida Pinto – Slumdog Millionaire Tilda Swinton – Burn After Reading Marisa Tomei – The...

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Il Rock è alla frutta. Anzi, al digestivo.

Che pizza. Ci ho provato, ho scavato tra le novità rock degli ultimi anni, ma non ho trovato niente che riesca ad ascoltare per più di due volte. The Kooks, The Killers, Arcade Fire, etc… Una noia. Mi sono impegnato ad ascoltare anche la band ritenuta più promettente, gli Artic Monkeys, ma niente da fare. Piacevole, per carità, ma niente che resterà nella storia. Alla fine finisco per riascoltare sempre roba del “passato”. Pink Floyd, The Doors, Dire Straits. Rock e un po’ meno rock, ma roba davvero bella, che non ti stanchi mai di sentire. Il fatto è che gruppi “con le palle” come quelli degli anni 60-70-80 non ce ne sono più. E non è nostalgia. L’unica band che ha scritto seriamente la storia della musica degli anni 90 e continua a farlo ancora oggi sono gli U2. I Nirvana, Pearl Jam e Alice in Chains stavano facendo bene, ma il fenomeno è bruciato troppo in fretta. E, comunque, la qualità artistica non era, a mio giudizio, ancora comparabile alle band che ho riportato sopra. Immaginate per un momento di essere negli anni ‘70. Ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta. Da Jimi Hendrix ai Rolling Stones, da Bob Dylan ai Pink Floyd. E oggi? Le major si sono ciucciate tutto lo spirito rock. Succhia succhia, è rimasta solo la cannuccia. Ormai sono tutte impegnate a tirare fuori...

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Porte blu e perche’ certi film vanno visti……

“I’m also just a girl, standing in front of a boy, asking him to love her”. Queste indimenticabili parole di un indimenticabile film sono echeggiate di nuovo nel mio salone quando ho deciso, quando giorno fa, di ripescare il relativo DVD dalle profondita’ nelle quali si era nascosto e di passare un paio d’ore a rivedere il timido e gentile signor Thacker e l’improbabile Spikey; il ladro del negozio di libri e l’involontariamente comica “fruitarian” – cosi’ tragicamente realistica – e i tanti altri personaggi che fanno di questo film qualcosa di veramente particolare. Dopodiche mi e’ venuta la curiosita’ di andare su Internet a vedere se se ne puo’ sapere di piu’ dei posti esatti nei quali e’ stato girato. Non una, ma diverse pagine internet si occupano della faccenda; non tutte con lo stesso grado di accuratezza ma tutte con il lodevole intento di aiutare l’appassionato cinefilo. Consiglio agli ammiratori di questo film (che sono tanti, immagino) di visitare questi angoli finche’ sono in tempo, perche’ “grade listing” o non “grade listing” i tempi cambiano, i negozi e le atmosfere cambiano con essi e tra qualche anno ci potrebbe essere uno starbucks al posto del “tattoo parlor”, e chissa’ se e quanto dell’atmosfera di Portobello Road e di Notting Hill si salveranno dagli attacchi del tempo e della gentrification, sicuramente gia’ piu’ avanzata oggi di quanto lo...

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La strada e’ di tutti

La strada e’ di tutti, dicevamo da bambini. Non una cosa proprio da bambini, veramente; un principio di liberta’ e di rispetto, qualcosa con cui imparavi a crescere e che imparavi ad apprezzare. Mi chiedo se e’ ancora cosi’, o se le moderne ideologie non stiano lentamente facendosi beffe di questo concetto, come di parecchi altri. Prendiamo le corsie preferenziali per gli autobus. Va bene, la strada e’ un bene prezioso ed e’ giusto che il suo uso sia, entro limiti ragionevoli, regolamentato. Va bene, ci sono situazioni nelle quali l’uso di questi spazi diventa un bene talmente prezioso che e’ opportuno limitarne l’accesso (penso non solo alle corsie preferenziali, ma per esempio ai parcheggi riservati ai residenti). In questo caso la sotuazione e’ semplice: il disagio creato dal laissez faire e’ tale, e per tutti, che una forma di regolamentazione si impone e giova, alla fine dei conti, a tutti. Ci sono pero’ situazioni nelle quali secondo me si esagera palesemente, o meglio nelle quali un’istanza ideologica prende il sopravvento su esigenze, in origine, eminentemente pratiche. Prendiamo la Jamaica Road, andando verso Rotherhite. Corsia preferenziale in vigore 24/7, anche quando (come e’ il caso la domenica pomeriggio) vi transita solo un autobus ogni 2/3 minuti e qualche – molto raro – taxi. Chiunque ha visto la differenza tra una strada trafficata a due corsie e la stessa strada...

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May Contain Nuts

Tutto è iniziato quando abbiamo dato ragione alla tipa che si è scottata le gambe prendendo un tè da McDonalds, ha fatto causa e ha vinto un sacco di soldi perché sul bicchiere non c’era scritto che il tè era caldo. Da che mondo e mondo il tè si fa con la l’acqua bollente. Avremmo dovuto dirle “bella scoperta” e invece abbiamo dato potere agli avvocati che riescono a vincere i casi più assurdi. E lo strapotere della legge davanti al buon senso ha prodotto idiozie, come la scritta “May contain nuts” sul pacchetto di noccioline. Cosa diamine ti aspetti che contenga un pacchetto di noccioline? Scritte per pararsi il culo, in caso qualche idiota sia dotato di un buon avvocato (e la mamma degli idioti è sempre incinta). Bisognerebbe tornare al buon senso. Bisognerebbe misurare quello che ha buon senso e quello che non ce l’ha. Il buon senso si misura sulla sua assenza. Un buon modo per misurarlo è chiedersi “com’era 50 anni fa?”. 50 anni fa se andavi a prendere il tè al bar, stavi attento a non berlo di corsa perché sapevi che era bollente. Adesso lo puoi tracannare in 10 secondi, bruciarti l’esofago e poi fare causa al barista che non ha scritto sulla tazza “Warning: hot water”. E riesci pure a vincere la causa. L’assenza di buon senso genera monnezza. Una quantità esagerata...

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Council, tu mi fai morire

Stasera ho messo su un CD di Bruce Springsteen. Mi ha ricordato il suo concerto che sono andato a vedere allo stadio dell’Arsenal un po’ di tempo fa. Semplicemente incredibile. Se non siete mai stati ad un suo concerto, non perdete l’occasione la prossima volta che passa da queste parti. Io non sono mai stato un suo grande fan, conosco solo in parte il suo repertorio. Avevo sentito però che dal vivo è un vero spettacolo e ho deciso di andarci, anche spinto da un amico irlandese che è un suo fan sfegatato e da mia moglie, alla quale Bruce è sempre piaciuto molto. E meno male che mi hanno convinto. E’ stato uno dei concerti più belli che abbia mai visto. Bruce sul palco è una vera bestia, instancabile. Ha 59 anni e ha più energia di me che ne ho 34. Ha cantato 2 ore e mezza non-stop, senza neanche una pausa tra una canzone e l’altra. E pure facendo le “knee slides” sul palco, roba che mi facevano male le ginocchia solo a vederlo. Il palco è suo, è veramente il Boss. E a dispetto di molti altri artisti, quando è lassù è l’uomo più felice del mondo e si tira dietro tutto il pubblico in quella felicità. Andare al concerto di Bruce è stato però anche l’ennesimo “scontro” con gli eccessi di formalità degli inglesi....

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Dio benedica il GPS e tutti i suoi satelliti (USA)

Mi avevano detto che i taxisti a Los Angeles non conoscono le strade della città, ma ho pensato al solito luogo comune. Arrivo alle 2 del mattino. LAX, ovvero aeroporto internazionale di Los Angeles. Praticamente un DulcoLAX, se arrivi dopo 19 ore di viaggio. Ma ormai ci sono, sono in LA, un taxi e sono in albergo. Troppo facile. Mi metto in fila, c’è coda per il taxi. Ho anni di esperienza di code anglosassoni, mi robotizzo e mi posiziono. Ho lo zaino bagnato. A NY, siccome l’aereo era in ritardo, hanno lasciato i bagagli in attesa all’aperto. Peccato piovesse. Comunque sono in fila, aspetto il mio turno ondeggiando come il una boa nel mare. Arriva il bagnino e mi mostra il mio taxi. Mi infilo nella macchina gialla, vetro scorrevole tra me e l’autista. Per evitare errori, fornisco all’autista indiano un foglietto con l’indirizzo dell’hotel. Sunset Boulevard, Hollywood, ci hanno fatto anche un film con questo nome nel 1950, sono in una botte de fero, tutti sanno dov’è. L’autista: “che città è?”. Pausa. “Sorry?”, gli dico. Magari ho sentito male, sono stanco, a quest’ora il martelletto, incudine e staffa hanno probabilmente dato forfait assieme al timpano. “Che città è?”. Hollywood, diamine, Hollywood, Hollywood! Marlon Brando, Fred Astaire, Donald Duck! Blank. Nada. Vuoto. Ding! Mi fa la domanda risolutiva: “Ti fidi di dove vado o preferisci che metta il...

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Non solo prugne (USA)

In Europa il cofano della macchine mi arriva un po’ sopra il ginocchio. In America oltre la cintura dei pantaloni, praticamente ai gomiti. In America “size matters”, eccome. Tutto è grande nel paese a stelle strisciate. Dalla cilindrata delle automobili alle lattine della Redbull. Qui la coca piccola è quasi un litro. Quella grande è il pacco famiglia europeo. Ma non c’è da stupirsi. E’ il risultato della generosità della natura che ha regalato ai conquistatori (sì, proprio quelli che hanno spazzato via le tribù indiane) spazi infiniti da invadere con ruote, pistoni e sirene. In Europa ci hanno dato uno straccettino di terra e ci han detto: “stringetevi”. Secondo giorno a Los Angeles, la città costruita sull’automobile, l’automobile con la città attorno. Oggi, lasciato alle spalle il baraccone Hollywood, ho fatto un tuffo nell’opulenza di Beverly Hills. Rodeo Drive è la famosa strada con le boutique di tutte le grandi firme della moda, da Versace a Gucci. E come tutte le strade dominate dal branding, ti fa perdere la percezione della geografia. Rodeo Drive come Bond Street, come Via Condotti. Le catene rendono tutti i posti uguali. Rodeo Drive fa parte del Golden Triangle, un fazzoletto di quartiere che si dice sia il più costoso del mondo (ho sentito dire la stessa cosa di Oxford Circus e di Place Vendome a Parigi. Credo che basti che ci sia...

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Vegas, super Vegas (USA)

Ore 22.55, Las Vegas. Connection nella città delle slot machines. E non scherzo. Las Vegas vista dall’alto non è una città, è una slot machine. Qui non si scherza, le slot machine sono addirittura nella sala d’aspetto del gate. Questo è l’ultimo post che scriverò sugli Stati Uniti. Trascorrerò ancora una settimana a New York, ma ho deciso di non scriverne. Probabilmente finirei per scrivere decine di post sulla grande mela. Se siete sintonizzati su Italianialondra.com probabilmente volete leggere di Londra, non del paese a stelle e strisce. Sono reduce da una conferenza di una settimana a San Jose, il cuore della Silicon Valley. A qualche chilometro da qui c’è Cupertino, la culla di Apple e di Steve Jobs, papà dell’iPod. All’aeroporto ho guardato con curiosità una bella cartina. Mostra tutte le aziende che hanno sede qui. Adobe, Google, Yahoo, ci sono tutte. La conferenza è stata di ottimo calibro. Ho parlato con ricercatori da tutto il mondo, il che aiuta a farsi un’idea della situazione in cui verte l’Italia. Un po’ triste. Ma della fuga di cervelli parlerò un’altra volta, essendo anche io un ricercatore, soffro a parlarne. Ora sono seduto all’aeroporto di Las Vegas e guardo fuori dai vetri la città dei balocchi. Le insegne luminose si vedono da qui. Mentre atterravamo ho visto la finta tour Eiffel e tutti gli altri casinò illuminati. Surreale. Il vero...

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Italia in vendita! Chi offre di meno?

L’Italia è un posto incredibile, tanto magnifico quanto dannato. L’UNESCO ha stilato una lista che rende evidente come in Italia ci sia gran parte del il patrimonio artistico mondiale (https://it.wikipedia.org/wiki/Patrimonio_dell’umanità). Non difficile da crederci, basta aver viaggiato un po’ e ci si renderà conto di come nessun altro luogo al mondo abbia tanta bellezza concentrata in così poco spazio. Anche l’Inghilterra, ricca di storia e tradizioni, si fa piccola quando messa in confronto all’Italia. E allora sai che ti dico? Cementiamo un po’. Cos’è tutta sta bellezza? Quanta vanità! Dai, qualche bella colata qui e là che ci sta bene, un bel centro commerciale qua, una New Town là, diamoci dentro. Le colate senza tregua degli anni sessanta non sono abbastanza, ce ne vuole un altro po’. Insomma, vuoi pompare con questa betoniera o no? Vai vai! Nel silenzio quasi totale, quasi di nascosto, il governo ha varato recentemente una legge atroce. Il nome pubblicitario della legge è “piano casa”, per illudere gli italiani che i beneficiari di questa legge saranno loro e le loro case maggiorate del 20%. La realtà è un’altra. Al solito i beneficiari della legge saranno sempre loro, i furbetti del quartierino, i palazzinari e i politici con i quali vanno a braccetto. I danni saranno massicci, estetici, culturali, economici. La cosa peggiore di questa legge è che dà ai palazzinari libero accesso ad aree...

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Mudlarking in London

Un mudlark è qualcuno che scandaglia nelle rive fangose di un fiume o di un porto in cerca di oggetti di un qualsivoglia valore. Il termine fu coniato nel diciottesimo secolo, in senso dispregiativo, ad indicare quei disperati che, durante la Rivoluzione Industriale, approfittavano delle basse maree per raccattare tutto ciò che poteva tornare utile o da cui trarre profitto. Celeberrimi poi i mudlarks della Londra vittoriana, bambini spesso orfani, costretti a cercare rifiuti riutilizzabili nelle fredde melme del Tamigi. Oggi i mudlarks esistono ancora, ma ciò che li spinge ad avventurarsi sulle rive del fiume, al calare della marea, non è l’indigenza, bensì un certo spirito di avventura, unito alla passione per l’archeologia e all’amore per la propria città. Per essere un moderno mudlark occorrono degli stivali di gomma, una certa attenzione e la speranza di trovare qualcosa di significativo. Una modena organizzazione, fondata nel 1980, The Society of Thames Mudlark, ha una licenza speciale, rilasciata dall’autorità portuale londinese, che permette ai suoi membri di dissotterrare reperti dal fango del Tamigi, anche con l’aiuto di metal detector, e riportare eventuali scoperte archeologiche al Museo di Londra. Un permesso standard giornaliero dà invece la possibilità a semplici appassionati di cercare oggetti sulle rive del fiume scavando fino a sette centimetri e mezzo di profondità. Ma è possibile anche mantenersi al livello di superficie, raccogliendo semplicemente ciò che è visibile,...

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The British Library

La BRITISH LIBRARY, in quel di Euston, è il mio rifugio dai mali dell’inverno, pioggia, buio, stanchezza e povertà. Ci vado spesso, tanto che ormai gli steward alla porta mi riconoscono senza batter ciglio (haha). Mi aggiro qua e là in questo edificio modernissimo (la biblioteca originale faceva parte fino a una decina di anni fa del British Museum, dove ancora restano gli spazi della Reading Room e della Kings Library) e vedo studenti e studiosi col laptop e la cup of tea. Sono così sereni da suscitare invidia, loro forse non sanno niente di lungaggini e decrementi del personale e libri spariti chissà dove. Vado alla British Library e mi vedo gratis “I Tesori”, in una galleria aperta gratuitamente al pubblico, dove ci sono opere e documenti imperdibili, tra cui la preziosissima copia in greco onciale della Bibbia (codex sinaiticum – IV secolo d.C.), dei bellissimi evangeliari miniati (famoso quello di Lindisfarne – IX secolo d.C), la Magna Carta, l’unica copia manoscritta del Beowulf, il Sutra del Diamante (il più antico libro a stampa del mondo), il diapason di Beethoven, l’atto di nozze di Mozart, le lettere di Jane Austen e le canzoni autografe dei Beatles. Ci sono poi mostre temporanee su vari argomenti. Ad esempio, al momento in cui scrivo, ce n’è una, totalmente gratuita e di grande interesse, sulla fotografia del XIX secolo, dal titolo “Points...

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Darwin al bagno

Chi di voi tiene un numero dell’intramontabile Topolino o magari la Settimana Enigmistica o, perché no, qualcosa di più colto e voluminoso in bagno? Nessun tabù, nulla di cui vergognarsi. E’ risaputo, infatti, che se gli italiani non sono proprio dei gran lettori, gran parte di essi possiede qualcosa da leggere per armonizzare mente ed esigenze fisiologiche, soprattutto fumetti, riviste e racconti brevi… E gli angli? A quanto pare, anche loro sono dediti allo stesso tipo di “hobby”, tanto è vero che è di questi giorni la sensazionale notizia che oggi vi riporto. Nel bagno degli ospiti di una dimora di campagna dell’Oxfordshire, da circa quarant’anni, faceva bella mostra di sé una copia de “L’origine delle specie” di Charles Darwin, acquistata in un mercatino di rigattiere per pochi scellini. Non sappiamo quanti ospiti si siano avventurati tra le sue pagine, ma che il libro fosse là era noto a tutti, amici e familiari. Proprio il cognato del proprietario, mentre visitava una delle tante mostre organizzate per celebrare il centenario della celebre teoria scientifica, ha notato l’assoluta somiglianza tra un raro volume in esposizione e il libercolo nel bagno. Una stima d’antiquario ha dunque rivelato che il volume utilizzato per armonizzare le funzioni del corpo era niente meno che una rara edizione del 1859 (solo 1.250 copie furono stampate in quell’anno), valore minimo 35.000 sterline. Il volume salvato dal gabinetto,...

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Studentessa italiana arrestata a Londra perche’ filma edifici

Una studentessa italiana a Londra e’ stata intervistata dal Guardian dopo stata arrestata dai Police Community Support Officers perche’ filmava degli edifici a Paddington. Qui trovate l’articolo del Guardian www.guardian.co.uk/uk/2009/dec/15/italian-student-police-arrest-filming Voi che ne pensate?...

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Condanna a Google. Italia = Cina.

Ormai, gli italiani all’estero e in particolare quelli a Londra, assistono da anni al triste stillicidio sui giornali locali di figuracce dell’Italia. Nell’ultimo anno in particolare le onorevoli schifezze della classe politica italiana hanno fornito sufficente materiale per consentire ai media inglesi di parlare quasi settimanalmente delle cose incredibili che succedono in Italia. Qualche giorno fa, è arrivata un’altra notizia di quelle che danno un’immagine dell’Italia primitiva, incapace di capire il mondo che la circonda, incastrata in un protezionismo di altri tempi. Questa volta non parlo di figuracce politiche, ma della sentenza che il tribunale di Milano ha inflitto a Google Italia per un video che un utente a pubblicato su Google Video nel quale un ragazzo down veniva insultato e picchiato da un gruppetto di studenti torinesi. La condanna è stata per violazione della privacy. (https://www.corriere.it/salute/disabilita/10_febbraio_24/dirigenti-google-condannati_29ebaefe-2122-11df-940a-00144f02aabe.shtml) La notizia della condanna ha fatto il giro del mondo in un microsecondo, perchè è il primo caso al mondo di una provider condannato per i contenuti pubblicati dai propri utenti. Una condanna che a molti ha fatto equiparare l’Italia alla Cina. Già avevamo visto in passato leggi allucinanti studiate per limitare la libertà di Internet in Italia (che ovviamente fa paura a certe persone), come la legge bavaglio sui bloggers. E’ chiaro che non si può condividere le azioni mostrate dal video (la cosa poi mi risulta particolarmente antipatica. Ho fatto...

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Potranno ora gli italiani all’estero smettere di essere derisi?

In più di 7 anni di Italianialondra.com non ho mai parlato di politica. Ho cercato di lasciar da parte le mie posizioni politiche perchè ho sempre pensato che questo sito dovesse essere uno spazio per tutti, qualunque fosse il credo politico. Quello che sta succedendo in Italia in questi giorni, e che è successo negli ultimi anni, però non ha più a che fare con la politica. In Italia non c’è più destra, centro, sinistra, ma piuttosto una generazione di politici incollati alle loro poltrone e pronte a vendersi gli ideali (quando li hanno) al miglior offerente. Mi sento quindi libero di scrivere questo post con la convinzione che chi legge saprà capire che non è una presa di posizione politica, ma solo un genuino desiderio di dignità. Credo che gli italiani che vivono all’estero, indipendentemente dal proprio credo politico, vogliano smettere di essere derisi per colpa di quel circo tristissimo che è la politica italiana. E’ proprio questo l’argomento che voglio affrontare: basta con le figure di merda. Ogni giorno ogni italiano all’estero si sforza di contribuire alla creazione di un’immagine credibile dell’Italia davanti al popolo che lo ospita. La nostra immagine in passato non è stata così bella, specialmente agli occhi degli inglesi, a causa dei rancori della guerra, della mafia e molti altri fattori che non sto qui ad elencare. Gli italiani di ultima generazione hanno,...

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Forse qualcosa sta cambiando..

Elezioni amministrative 2011 Siamo talmente abituati a dire che gli italiani sono in perenne anestesia, che il risultato di oggi non se lo aspettava nessuno. Il centro-sinistra vince in quasi tutti i comuni importanti alle ultime elezioni amministrative. Milano e Napoli passano al centro-sinistra, con Pisapia al nord e De Magistris al sud. Questa sì che è una novità, se il PDL perde in queste due roccaforti, vuol dire che qualcosa è successo. Ma fa quasi ridere vedere il Partito Democratico che si gongola e dice “abbiamo vinto”. In realtà sono proprio loro i più sorpresi. Questa “vittoria” gli è caduta dall’alto, senza che se ne accorgessero. Quello che non hanno capito è che la gente non ha votato per loro, ha votato contro Berlusconi. La gente ne ha le palle piene dello schifo della politica degli ultimi anni e ha votato sperando in un cambiamento. Non ha certo votato il PD per il loro programma, che non esiste, come non esiste quello del centro destra. Si autocongratulano di una vittoria che non è loro. E’ quella dei giovani italiani che sono stufi, che non vedono futuro e che oggi hanno capito che hanno un mezzo nuovo per far sentire la propria voce e per organizzarsi: internet. Giovani molto simili agli Indignatos spagnoli e non troppo diversi dai tunisini. Nell’Italia delle cose che non cambiano mai, questa volta qualcosa...

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E ci mancavano Il Volo

E ci mancavano pure “Il Volo”. Sentivamo la mancanza di un nuovo gruppo di adolescenti che cantano l’ennesima versione di ‘O Sole Mio. Nelle ultime settimane qualcuno di voi avrà visto la pubblicità de Il Volo. Non sono riuscito a recuperare l’advert su YouTube, ma qui sotto trovate comunque un loro video in caso non li conosceste già. Mettili insieme alla pubblicità della Dolmio e Bertolli e viene fuori una buona descrizione della sola immagine dell’Italia che riesce a vendere in UK (e nel resto del mondo). Mamma cicciona (di quelle che si alzano alle 7 del mattino a fare i tortellini a mano, ormai estinte ma ancora vivide nella mente degli inglesi), un un po’ di Opera, ‘o sole, ‘o mare e ‘a mafia e… Il Volo. Non siamo ancora riusciti a rinnovare la nostra immagine, siamo ancora lì, immobili. Beninteso, ogni giorno moltissimi italiani in UK, con il loro esempio sul posto di lavoro e nella vita sociale, dimostrano agli inglesi che quell’immagine è uno stereotipo figlio del passato. Ma il grande pubblico inglese ancora si ciba (gongolando) degli stereotipi perchè l’Italia non ha saputo fornire nuove immagini alle quali aggrapparsi quando si pensa all’Italia. E allora ti scappa un “ma che palle!” quando il “sensational” trio intona ‘O Sole Mio in tv e nella tua testa immagini la pizza, la mamma e il mandolino sullo sfondo....

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L’insostenibile leggerezza del confronto

Nei commenti ai miei post mi viene spesso criticato il fatto che spesso confronto l’Inghilterra con l’Italia. Mi sono domandato più volte se fare questo confronto sia una cosa giusta o sbagliata. Ecco la mia conclusione: credo che sia giusto. Anzi, secondo me è inevitabile, e questi sono i miei motivi: 1) Inizio osservando che quelli di noi che si sono trasferiti dall’Italia a Londra lo hanno fatto molto probabilmente a seguito di un confronto. Abbiamo confrontato una aspetto della vita che era importante per noi in quel momento (la prospettiva di lavoro o la voglia di vivere in luogo cosmopolita o altro) e abbiamo deciso che Londra vinceva il confronto rispetto all’Italia. Probabilmente anche molti di quelli che dicono che fare i confronti è sbagliato, sono loro stessi figli di un confronto. 2) Fare i confronti secondo me aiuta a capire quello che si ha, ad apprezzarlo di più e a costruirsi un’immagine più realistica di come sono davvero che cose che ci circondano. Non sottoporre quello che ci circonda a scrutinio e a confronto con le nostre esperienza precedenti può condurre ad una distorsione della realtà non indifferente. Ho conosciuto diverse persone per le quali l’Inghilterra non ha difetti (ma proprio nessuno!) e altrettante per la quale l’Italia è il posto più bello del mondo e vorrebbero tornare subito (domanda da 10 milioni di dollari: come mai...

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Italians live longer

Una recente ricerca della prestigiosa rivista medica The Lancet ha messo in evidenza come il popolo italiano (insieme agli spagnoli) sia il più longevo in Europa. La cosa in realtà non credo sia una vera e propria novità, da tempo sappiamo di avere questo primato anche a livello mondiale assieme ai giapponesi. La BBC ha comunque pubblicato un articolo, che potete leggere qui, chiedendosi il perchè, in media, noi italiani viviamo ben 1 anno e 8 mesi in più dei nostri amici inglesi (81.5 anni contro 79.9). Come è possibile che in un paese che ha un’economia peggiore e che spende meno in sanità dell’Inghilterra si viva comunque più a lungo, si chiedono. Mah.. verrebbe da dire, cari amici, con a dieta che avete (ready meals a go-go) e con la felice abitudine del sfasciarsi ogni weekend fino all’età di 50 anni (alla voce binge drinking), non stupisce che arriviate al capolinea un po’ prima degli italiani. Gli scienziati sembrano comunque dire che la cosa non è così semplice e i fattori sono molti (e non si sa quale conti di più). Io comunque, nel dubbio, un ready meal in meno e qualche litro in meno di birra, ogni tanto, me lo farei 🙂 p.s.: leggetevi anche i commenti all’articolo della BBC, piuttosto interessanti.. p.s.2: ho il sospetto che con i tagli alla sanità, l’arrivo del binge drinking anche...

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