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Pallonate 2, il ritorno.

Lo sport fa bene. Fa bene a chi lo pratica con una certa regolarita’ , ad un livello decente e per un certo periodo. Che poi la quasi totalita’ di chi lo ha fatto si porti dietro tutta una serie di acciacchi ad esso correlati (come scordare il gomito del tennista, ma anche il ginocchio del pallavolista, la caviglia del cestista etc etc) e’ cosa di poca importanza. Lo sport fa soprattutto molto bene a chi nn lo pratica spesso…. una sferzata di energia! Stamattina, come ogni mercoledi mattina alle 8, partita di calcetto… l’equivalente della partita della domenica scapoli-ammogliati al parchetto dietro casa, solo giocata di mercoledi e nella palestra dell’ospedale tra “scienziati” o aspiranti tali… ovviamente come ogni partita scapoli-ammogliati che si rispetti c’e’ sempre almeno un infortunio piu’ o meno leggero… uno stiramento, una “scavigliata”, una pallonata in faccia… Stamattina arrivo in ritardo, come al solito, il pollice mi fa male per uno “scontro” avvenuto ieri sera giocando a pallavolo… nell’arco dei primi 15 minuti il belga che gioca contro di me, nel tentativo di smarcarmi, gentilmente calcia il pallone direttamente contro il mio pollice insaccandomelo. Dopo 5 min di bestemmie saltellando sulla punta dei piedi in giro per il campo tenendomi la mano mentre osservo tutta una serie di costellazioni, si riprende… La partita entra nel vivo, si suda, si corre si tira… il computo...

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Allucinazioni di una maratona elettorale.

Sul divano c’è ancora la sagoma incavata del mio corpo; dodici ore di non stop davanti agli esiti delle elezioni, dodici ore di fronte alla televisione, qualcosa che ricordo aver fatto solo l’11 Settembre e poi da piccolo, quando ero malato e rimanevo tutto il giorno davanti a Italia 1. Quando alle 15:05 i primi exit-poll davano la sinistra vincente di forchette abissali, come Fantozzi che vedeva l’arcangelo Gabriele nei momenti di disperazione, anche io ho avuto le prime allucinazioni. E così quando sono andato a mescolare la pasta che bolliva, alla vista di un piede di bambino che usciva dalla pentola, ho urlato di terrore. Quando il secondo exit-poll, un’ora dopo, ridava le stesse minacciose forchette, e i portavoce della sinistra parlavano di “trionfo”, ho avuto questa visione: Lenin, Stalin, Prodi, D’Alema e Fassino entravano in salotto e dopo aver visto la mia collezione di Dvd così sancivano: “Questa è proprietà privata.” “Questa ricchezza va ridistribuita.” “Io prendo la quadrilogia di Alien e la distruggo. Sono film colonialisti. E siccome non si sceglie la strada del dialogo con gli alieni insettoidi, e di contro si sceglie sempre il conflitto, direi pure che sono film guerrafondai.” “Io requisisco tutte le serie di Friends. E’ chiaramente una sit-com borghese in cui la sovrastruttura economica si riduce al nulla di una vita vissuta tra battute, carriera, baci e sesso.” Dopo altre...

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FLIGHT (to the other side of the river)

Dato che si trovava in posizione strategica tra la District e la East London Line, ho deciso di recarmi alla Chisenhale Gallery, per vedere il nuovo lavoro di Dryden Goodwin. La galleria occupa un vasto spazio che un tempo era una fabbrica (non so di cosa) dell’East End. Camminare a piedi dalla stazione di Mile End e’ stata un’esperienza insolita, pensavo di ritrovarmi in un quartiere piu’ dodgy, ma alla fine il sole splendeva nei parchetti, la brezza faceva girare le eliche della turbina dell’Ecology Centre e i giardinetti e i davanzali delle case apparivano ben tenuti. La galleria dal di fuori sembra un garage, magari a suo tempo lo e’ anche stato. La porta, una saracinesca in lamiera, tirata giu’, con appiccicato un cartello che recitava “the gallery is open, please ring the bells”, immetteva nel corridoio buio e in pendenza massima della reception. Ma dietro quella si apriva inaspettato uno spazio enorme, bianco e luminoso, pieno di suoni. Flight , il nuovo video di Goodwin, e’ una mescolanza di immagini in movimento e disegni animati, piccoli segni tracciati a china che ridefiniscono la trama delle cortecce degli alberi, sottolineano i profili della citta’ che si allontana, dissimulano i tratti nei volti di viaggiatori notturni, seguono le onde del mare, ridisegnano l’orizzonte su nel cielo. Bello, emozionante, mi e’ piaciuto… resto a guardarlo un’altra volta, poi esco dalla...

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Bye for now…

Venerdi non fare The Italian Job mi e’ mancato un sacco. E, a quanto pare dalle vostre stupende email, anche a qualcuno di voi. Sono commossa. Sto preparando un Best Of di un paio d’ore con il meglio di questa edizione, appena riesco, lo metto in podcast. Per ora, pero’, non mi resta che ringraziarvi di cuore per il supporto di questa stupenda estate londinese. Ho deciso di trasferirmi definitivamente a Londra, quindi presto ci sara’ una versione invernale di The Italian Job, anche perche’ sono tanti i dischi in uscita quest’inverno (Elisa, Luca Carboni, etc etc). Non vedo l’ora. Per il momento e’ tutto, rinnovo l’invito a riascoltare l’ultima puntata di Italian Job su www.gabryhella.podomatic.com e a scrivermi, come sempre, al mio indirizzo gabriella@lifefm.org.uk. Baci, tanti, e a tutti! Gabry...

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70th Anniversary of the Battle of Cable Street

Il 4 ottobre 1936 il popolo della East End of London fu protagonista di un’importante battaglia riuscendo a fermare la marcia fascista su Cable Street (a Stepney) di Oswald Mosley con la British Union of Fascists in un’area allora prevalentemente abitata da ebrei. Questo avvenne tre mesi dopo l’inizio della guerra civile spagnola quando persone da tutto il mondo accorsero in Spagna a lottare con il dittatore Francisco Franco. In Spagna e a Londra il motto popolare fu lo stesso: “No pasaran!” – “They shall not pass!”. Questa vittoria e’ rimasta nota come la Battaglia di Cable Street ed e’ rappresentata nell’ampio murales di St George’s Town Hall in Cable Street. Quest’anno viene celebrato il settantesimo anniversario dell’evento con lo svolgimento di numerose iniziative. Il Cable Street Group and Alternative Arts ha pianificato un evento commemorativo che avra’ luogo domenica 8 Ottobre a Cable Street e nello spazio aperto accanto al murales e dietro St George’s Town Hall. La manifestazione include inoltre una processione guidata dalla Cardboard Citizens Samba Band, uno spettacolo di teatro di strada appositamente scritto e messo in scena per l’occasione, l’esibizione di un gruppo Klezmer, un gruppo folk del Bangladeshi, chitarristi spagnoli e ballerini di flamenco, la Irish string band, The Reggae Revolution e il concerto intitolato ‘No Pasaran’ eseguito dalla Grand Union Orchestra. Al contempo sara’ possibile visitare una mostra fotografica intitolata “Protest &...

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L’azzurro cielo sopra Berlino

Io, una cosa così, non l’ho mai vista. Mai. Piccadilly, Trafalgar Square, Soho, tutto un fiume di gente. Di italiani. Di bandiere, di fischietti, di sciarpe tricolori. Che partita, ragazzi. Grazie, grazie Azzurri, per le emozioni in campo, per averci resi cosi orgogliosi di essere italiani ancora una volta, alla faccia degli scandali e della corruzione, ci avete dimostrato quello che questo gioco sa fare, ovvero renderci tutti Fratelli d’Italia, regalarci emozioni che solo il calcio ci sa dare. Il calcio onesto, pulito, il gioco vero. Alla faccia delle testate di Zidane. Alla faccia di Moggi, di chi vuole solo lucrare su questo business, dimenticando la vera essenza di questo divertimento. Perché questo deve essere; spettacolo, si, fino a un certo punto, ma soprattutto divertimento. A Piccadilly non mi sarei mai immaginata un fiume di gente cosi. Mi sono arrampicata su un palo e vedevo bandiere a perdita d’occhio, non vedevo la fine della coda umana. Autobus bloccati, tassisti impazziti di gioia insieme a noi, poliziotti più tolleranti del solito. Uno mi ha detto “Non pensavo ci fossero così tanti italiani a Londra”. Per la verità nemmeno io, eravamo tutti li, in quel triangolo nel cuore pulsante di Londra, perché questo “richiamo alle armi” andava ascoltato e festeggiato. Ripenso alla partita, alle simpatiche signorine col tricolore dipinto in faccia, a quelle che urlavano con tanta foga e poco importa...

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IN ITALIA DA TURISTA

Arrivata all’aeroporto di Venezia con una collega inglese ho trascorso 3 giorni all’insegna della dislessia, non riuscendo a passare dall’inglese all’italiano a facendo la figura dell’idiota nella maggior parte dei casi. Il viaggio a Venezia lo avevo vinto in un locale qui a Londra, viaggio offerto dalla sambuca Luxardo. E infatti siamo state pure a vedere la distilleria, mostrataci dallo stesso Matteo Luxardo, che anche lui tra l’altro è stato un italiano a Londra per un po’. Venezia è come me la ricordavo: tanto bella quanto cara, tanto unica quanto triste. Siamo riuscite a perderci tra calle e campi una media di 3 volte al giorno, non riuscendo mai a ritrovare la strada del nostro hotel. E nonostante la città sia un po’ monotona, e non ci sia gran che da fare la sera, come succede alla fine di tutte le vacanze, ci è dispiaciuto lasciare quel piccolo mondo perfetto e tornare nella caotica metropoli. In vacanza si sta sempre bene. p.s. Ma perché gli inglesi non hanno “l’aperitivo”? p.p.s. Per tutti gli amici che mi seguono fedelmente, so che non sto scrivendo molto sul blog, ma non sempre me ne succedono di tutti i colori… questo per esempio è un periodo molto black & white 🙂 p.p.p.s. Perché non suggerite qualche argomento o qualche aspetto di Londra e della vita londinese di cui vorreste...

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The making of icons

Secondo un nuovo sondaggio, Stonehenge, la FA Cup and i Routemaster (i vecchi autobus rossi a due piani) sono i simboli più popolari dell’Inghilterra. Ma cosa ci rivelano tali scelte a proposito degli inglesi? E cosa si può dire riguardo al resto del Regno Unito? L’identità nazionale dell’Inghilterra è ora argomento di un nuovo dibattito, in parte perché sembra una nozione vaga, che si fa fatica a celebrare. In Scozia la risposta potrebbe essere il Castello di Edimburgo, Loch Lomond o il whisky, mentre i Gallesi potrebbero far riferimento al Millennium Stadium o al Severn Bridge, e I Nord Irlandesi a the Giant’s Causeway. Nulla fa infuriare di più i vicini dell’abitudine di usare parole come British e English reciprocamente. E potrebbe essere fatto notare che il mix culturale dell’Inghilterra rende la singola espressione English priva di senso. Icons: A Portrait of England è un progetto culturale biennale finanziato dal governo che invita il pubblico ad indicare le cose che più si prediligono dell’Inghilterra. “L’individuazione di una comune identità è sempre stata problematica perché siamo il risultato di un insieme di influenze diverse provenienti da tutto il mondo” ha detto Mike Greenwood, incaricato esecutivo di Culture Online, da cui originariamente è partita l’idea. “Quello che un sito deve fare è riflettere questi aspetti e non imporre una visione ortodossa su ciò che significa essere inglesi. Deve essere capace di...

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Cronache Marziane – first jobbers

First and foremost, vorrei ringraziarvi per aver letto il mio primo post. Mi sono arrivati un po’ di messaggi e ho scoperto che ci sono altri giocatori di “spot the Eytalian” alcuni bravi altri meno bravi. Alcuni sono fermi al livello uno e si dovrebbero applicare di più (Eleonora, giocare ad Oxford Street è come cercare sabbia nel Sahara). In più ho visto che il numero degli accessi al mio profile sono aumentati a dismisura. Ne desumo che sia l’effetto del blog (oppure che son troppo figo! Opzione che mi farebbe più felice ma ahimè è solo un’ illusione). Un ringraziamento anche a Neda per avermi accolto nella tribù dei bloggers. Un cazziatone per Gigi80. Ma come? Veniamo dalla stessa isola e cazzeggi a Buckingham Palace con la regina invece di mandarmi un saluto? Scherzi a parte il tuo post sul perché gli inglesi non hanno bisogno del bidet mi ha aperto nuovi orizzonti e ha cambiato la percezione di una società nella quale vivo da quasi 5 anni. Grazie. Comunque, tornando a noi, dopo il successo internazionale del mio primo post. Ho passato un momento di appannamento. Pensavo di avere il cosiddetto Blocco del Blogger. Non c’è niente di peggio di un Blogger Bloccato. Innanzitutto, perchè le due parole messe vicine creano una cacofonia senza precedenti. E poi perché l’essenza di essere un blogger è l’abilità di tradurre...

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Din, don, dan!

Adoro viaggiare in treno. Non so esattamente che cosa mi attiri. Sarà il fatto che il resto del mondo rimane fermo e la sua parte più vicina alle rotaie si trasforma in una striscia di colore sfuocata. Sarà il fatto che adoro seguire il ritmo monotono dei cavi del telefono. O sarà il fatto che i treni Virgin sono 1000 volte meglio dei treni italiani (pubblicità occulta, a me gli occhi: viaggia Virgin, viaggia Virgin.) O sarà il fatto che sto tornando a Londra. Addio Birmingham! Ho infatti finito il documentario al quale stavo lavorando e tornerò ad avere un vita sociale dopo 2 mesi di latitanza. Stappiamo lo champagne! Ma che si festeggia? A parte il ritorno del re (che sarebbe…. io!) non c’è nient’altro da celebrare. Specialmente il Santo Natale. Infatti, odio il Natale. Niente di grave, non vi preoccupate. È solo che penso che sia la festa peggiore sulla faccia della terra. Dopo San Valentino (ma solo perché sono zitello, se avessi la fidanzatina lo odierei più del Natale). Il motivo è abbastanza semplice da spiegare. Tralascio le cose scontate del tipo “festa religiosa che trasformata in una festa del consumismo” e tutte quelle puttanate catto-comuniste. I problemi sono principalmente 2: i prezzi dei biglietti aerei delle cosiddette compagnie low cost e ultimo il concetto del regalo di Natale. Il mio lavoro non mi permette di...

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Non dare retta

Tommaso Moro e John Fisher sono una sfida al senso comune e la loro vita – come la loro morte – colpisce ed emoziona anche ai nostri giorni. Il primo giunto ai vertici della carriera politica, giurista brillantissimo, scrittore di fama europea; il secondo influente vescovo e poi cardinale e teologo di punta. Entrambi vicini alla Corona d’Inghilterra e ivi tenuti in massimo conto; entrambi esempi di non comune onesta’ e integrita’ personale; entrambi accomunati dalla scelta di rinunciare a benessere, fama, influenza e di saper sacrificare anche la vita, per la difesa di cio’ in cui credono. La parabola dei due e’ parallela nell’ascesa e nel declino. Per entrambi, una posizione di grande prestigio raggiunta sotto Enrico VII viene inizialmente mantenuta e migliorata sotto Enrico VIII. Per entrambi, le dispute tra quest’ultimo e il papa riguardo all’annullamento del divorzio da Caterina d’Aragona causano la caduta in disgrazia e la perdita di influenza a corte; per entrambi, il rifiuto di accettare incondizionatamente l’Atto di Successione e dunque la legittimita’ del susseguente matrimonio con Anna Bolena significa la morte. Piu’ di cinquecento anni dopo, puoi andare sul lungofiume di Chelsea e sostare un attimo davanti alla statua di Tommaso Moro. Ricordi di terza Liceo, di una Roma assolata, di una gioventu’ che cresce e comincia a radunare lo scontato cumulo di sogni e di speranze e a prendere le prime...

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Electric Avenue

Vivo a Brixton da 4 mesi e non ho ancora deciso se mi piace o no. Si, è comodo perché vivo a 3 minuti dalla metro e ci impiego 10 minuti per arrivare in centro, ci sono un sacco di bar e pub che mi piacciono e poi vivo affianco al Ritzy (uno dei migliori cinema di Londra), ma il quartiere mi ha deluso profondamente. Ho sempre professato di essere più un tipo da nord del Tamigi e penso che il sud sia pieno di teste di cazzo però l’idea di vivere a Brixton mi aveva attirato sin da quando le mie attuali coinquiline me l’avevano proposto. Brixton è un luogo carico di storia. Jimi Hendrix era solito frequentare i bar di Brixtonia negli anni 60. Questo è il posto dove i diritti civili per le minoranze etniche sono stati discussi. Ed è qui che negli anni ottanta e novanta ci sono state delle rivolte a cause delle tensioni razziali create da un atteggiamento apertamente razzista dei governi conservatori. Eddie Grant scrisse “We gonna rock down to Electric Avenue, and then we’ll take it higher” mente Brixton bruciava e i Brixoniani cercavano di far valere i propri diritti. Wow, ho pensato, andrò a vivere nella culla dell’impegno sociale. Come avevo torto! Sono passati 4 mesi e di quella eredità non s’è vista neanche l’ombra. Milioni di sterline sono stati...

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Gheddafi a teatro

Un musical su Gheddafi al prestigioso Coliseum di Londra scritto da un membro del collettivo anglo-indiano Asian Dub Foundation e finanziato da nientepopodimenoche l’English National Opera? La prima volta che Steve “Chandrasonic” Savale me ne ha parlato un paio d’anni fa, pensavo stesse scherzando. Poi è andato in Libia e ho cominciato a pensare che forse, dopo tutto, qualcosa stesse bramando. Fino ai volantini non ci volevo credere. Poi Luca Gatti, in arte Dr.Cat e membro portante del collettivo Diaspora, mi ha parlato degli arrangiamenti per l’orchestra che stava curando. E li ho capito che uno scherzo non lo era affatto. Dopotutto questa è Londra, capitale artistica dove il possibile e l’impossibile si fondono per dar vita a qualunque follia, nel bene come nel male. Lo ammetto, fino a quando non ho visto le prove, il mio sopracciglio si sollevava spesso. Ma poi, quando sono entrata nel Coliseum e ho visto parte dello spettacolo in dirittura d’arrivo, beh, non ho avuto dubbi, il genio di Steve “una mente simile a un flipper, dove ogni idea circola all’impazzata fino a fare bingo” aveva colpito ancora. Oggi va in scena la prima, purtroppo non sarò presente ma farò in modo di non mancare entro la chiusura, il prossimo sabato. Se, come me ne sei intrigato, trovi maggiori informazioni sul sito www.eno.org/gaddafi. Venerdi prossimo cercherò di portare Luca in trasmissione per raccontarci...

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Sorry we are OPEN

Eh si… riprendo possesso di questa scrivania e di questo bancone, in questo laboratorio… Slla porta la scritta “Sorry, We are OPEN”… cerco di ricordarmi cosa stessi facendo 10gg fa, prima di partire e qual’e’ il “next step”… Prendere un aereo in agosto costa decisamente di piu’ che durante il resto dell’anno, pero’ si viene ripagati con ritardi di oltre un’ora, un numero triplicato di “viaggiatori della domenica” (nn ritorno sull’argomento trattato qualche post fa) e ogni stramaledetta coda e’ lunga piu’ del doppio… ci riflettevo facendo a gomitate per riuscire a prendere la mia valigia che finalmente stava girando sul nastro...

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Scaletta del 7 luglio 06

Ecco, come promesso, la scaletta della prima puntata de The Italian Job su Life FM, andata in onda il 7 luglio 2006. 1. SUD SOUND SYSTEM Le radici ca tieni 2. *Show jingle BADMARSH RMX FEEL GOOD PRODUCTIONS* 3. CAPAREZZA La mia parte intollerante 4. LIGABUE L’amore conta 5. SUBSONICA l’odore 6. TIZIANO FERRO Stop! Dimentica 7. ELISA Cure me 8. MIURA Cicatrici 9. VINICIO CAPOSSELA Dalla parte di Spessotto 10. CASINO ROYALE Milano double standard (feat. Syncopator “versione Altrisuoni” by Alessio Bertallot) 11. CHIARA CIVELLO Parole incerte 12. L’AURA Una favola 13. MARCO PARENTE La mia rivoluzione 14. OTTO OHM Le nostre buone intenzioni 15. TONY BLESCIA Il resto è inutile feat. Tormento 16. SMOKE Ciao amore feat. Zoe 17. MARIO VENUTI Sulu 18. IVANO FOSSATI La bottega di filosofia 19. TIROMANCINO Amore impossibile 20. POOH Cuore azzurro (Pooh version) 21. *Show jingle BADMARSH RMX OF FEEL GOOD...

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La prima puntata

Finalmente è andata. Fatta. Passata. Fiuuu. Non è stata facile, a dire il vero. Non è stata facile per niente, no no. Ma per fortuna la prima puntata di The Italian Job è chiusa. Sono partita da casa inquieta, sarà per l’anniversario delle bombe, sarà che nella Jubilee, mentre salivo io, sono saliti anche 14 poliziotti. Tutti assieme. Li ho contati uno a uno. Chissà perché ma vedere un gruppo di poliziotti con le loro giubbette giallofosforescente mi fa sempre un po’ paura. Beh, diciamo che i poliziotti in genere mi fanno un po’ paura. Mettiamola cosi, mi fanno sentire come quando da bambina combinavo qualche guaio. Appena vedevo mia mamma provavo quella stessa sensazione di ansia mista a senso di colpa. Ma all’epoca un motivo ce l’avevo anche. Adesso come la mettiamo? Mah. Comunque. Dicevamo, la prima puntata. Inizia sotto il segno dei due minuti di silenzio per omaggiare le vittime degli attentati. Cosi cambio al volo la scaletta e metto un brano che al momento mi sembrava più consono rispetto alla mia sigla solita (la sigla è unn rmx di Badmarsh del brano dei piemontesi Feel Good Productions) e faccio partire la versione live di Le Radici Ca Tieni dei Sud Sound System. Poi però, anziché partire con la sigla, il computer si impalla e Roisin, la mitica tecnico-donna, salta dentro e butta il primo CD che...

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Incontri ravvicinati con Christian Slater.

Vi ricordate Christian Slater? E’ l’attore che ha recitato la parte di Adso nel film “Il nome della rosa” (l’allievo di Sean Connery) e poi ancora ha recitato nel “Robin Hood” di Kevin Costner e altri film. Nessun capolavoro nella sua carriera, tantomeno nessun Oscar, ma una faccia da schiaffi che gli ha assicurato molte copertine nei Cioè degli anni ’80 e ora, a Londra, il ruolo di protagonista nello spettaocolo teatrale “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Perchè questa breve monografia di Christian Slater? Perchè quando vidi Il Nome della Rosa per la prima volta e lo ammirai nella parte del giovane monaco allievo di Guglielmo di Baskerville, tutto potevo pensare fuorchè un giorno, qui a Londra, lo stesso Christian Slater mi chiedesse dove fosse il bagno e io, rispondendogli “Quinto piano”, lo facessi sorridere del fatto che proprio in quel momento lui stava scendendo al piano...

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Panchine

La panchina del parco. In Italia un oggetto utile, alquanto banale, alle volte piacevole alla vista, ma nulla piu’. Quassu’ invece, in questo Paese che ha tante piccole sorprese nascoste, anche le panchine sono qualcosa di speciale. Quassu’ le panchine, ogni tanto, parlano. Parlano di persone che non ci sono piu’. Macabro, si potrebbe dire. Io lo trovo, invece, bellissimo. Gia’ nelle panchine dedicate a qualcuno c’e’ un pensiero tenero e gentile: questo qualcuno amava, evidentemente, il parco o anche solo lo starsene seduto in panchina e gia’ questo lo rende mio amico, mio complice nella simpatia per i parchi o per i piccoli semplici ozi che sono il sale della vita. Qualcun’altro, che gli vuole bene, lo ricorda in questo modo, piu’ generoso e utile e caldo di qualunque fredda e imbarazzata lapide di una tomba. Soprattutto di quelle nostre, nei nostri cimiteri cinti da alte mura per tenere i morti lontano dai vivi, perche’ sara’ anche vero che noi Italiani siamo allegri e solari ma davanti alla morte, di regola, ce la facciamo allegramente sotto lo stesso; mentre Inglesi e Tedeschi vivono a contatto quotidiano con le loro tombe, per cosi’ dire se le tengono in salotto….. Le panchine inglesi, dunque, alle volte parlano. E parlando di cose dell’aldila’, alle volte dicono cose interessanti. Mi siedo sulla panchina attirato dalla allettante prospettiva di un breve e gratuito...

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Waiting for Rancid concert.

Li ho trovati stamattina. Il box office della Stargreen è proprio davanti all’uscita della metro di Oxford Circus e tre settimane fa tra i tanti piccoli, colorati annunci c’era anche quello del concerto dei Rancid. Stuart è il supervisor del secondo piano e da un anno ormai mi chiede di trovare una gig a cui andare insieme. Qualcosa di rock, veloce, qualcosa come i Rancid. Otto anni fa produssero il miglior cd del mondo, un mix di punk, ska, reggae che ancora ascolto con lo stesso entusiasmo del 1998. Quando ho avvisato Stuart del concerto non proprio imminente mi ha dato via libera per comprare due biglietti. “Go Gigi!” mi ha detto. Stuart è un grande e non solo perché è una delle poche persone in negozio che NON ascolta hip hop. Quando sono tornato il giorno dopo, l’avviso del box office era scomparso. Il tempo di entrare, chiedere e la notizia che i biglietti fossero esauriti mi è caduta addosso come un macigno. Stamattina in treno pensavo di riprendere il blog con l’occasione perduta di poter vedere uno dei miei gruppi preferiti. Parte di quello almeno, visto che Lars Fredericksen lo incontrai ad High Street Kensington una mattina di Marzo. Però non suonava. Aspettava la metro. Quando sono uscito dalla stazione di Oxford Circus ho dato di nuovo un’occhiata alla vetrina del box office e in alto, su...

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QUANDO L’ITALIA CHIAMA

Non so voi, ma io la notte non dormo. Ho trascorso l’inverno dormendo in un angolino, tra il letto e il comodino, senza un motivo preciso, svegliandomi la mattina dopo a fatica, spostando la sveglia di 5 minuti in 5 minuti, ritrovandomi nella stessa posizione in cui mi ero addormentata. E ora che sono in ferie e posso dormire quanto voglio, non ci riesco! Cercavo di convincermi fosse colpa del caldo, ma penso proprio che siano i mondiali. E’ una settimana che mi sveglio presto, e mi ritrovo completamente di traverso. Io che non sono mai stata mattiniera… Il fatto è che il mio primo pensiero appena alzata sono i mondiali, non posso farne a meno. Sento la Nazionale in maniera del tutto nuova rispetto agli scorsi anni. Lo spirito di noi italiani a Londra è qualcosa di magico, inconsapevolmente unico e fantastico, al punto da togliermi il sonno. Io che riesco a dormire pure in piedi… Soho, Trafalgar Square, Piccadilly Circus.. tutto il West End, ipocentro di un’energia invidiabile da cui si sprigiona una forza talmente intensa da restarti addosso per giorni interi, invadendo la città e tutti gli italiani presenti. Mi sono messa a ricercare i risultati delle partite dei precedenti mondiali. Io che non seguo il calcio da quando Batistuta lasciò la Fiorentina… Ho comprato da Lilllywhite la maglietta dell’Italia, ho urlato insieme ai miei amici...

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SCHOOL DISCO

Per la prima volta in quasi 6 anni a Londra sono stata a una serata “School Disco”. E’ una serata a tema, in cui si può entrare solo se vestiti in uniforme scolastica… Gonna, cravatta e calzettoni per intendersi. L’evento era stato organizzato da un Bar Magazine solo ed esclusivamente per persone della “catering industry”. Ero molto riluttante all’idea di doverci andare “vestita”, ma come sempre succede quando meno te lo aspetti, si è rivelata una serata eccezionale. L’evento si svolgeva al Crypt, un locale di Brixton, ricavato nella cripta di una vecchia chiesa. Non è l’unico locale di Londra a trovarsi in una chiesa sconsacrata, ce ne sono diversi e si sentono sempre pareri divergenti a riguardo. Tanti ritengono un po’ blasfemo trasformare una chiesa in una discoteca, ma dal momento in cui una chiesa è sconsacrata, non è piu’ un luogo religioso. Quello che mi domando è come una chiesa cessi di essere tale ed entri nel “mercato” come un qualunque edificio. Ricordo che quando cercavo casa, all’agenzia immobiliare ne affittavano pure una vicino casa mia… L’avevano divisa in appartamenti!!! Tornando alla serata, ho vinto per la prima volta in vita mia un premio! Un bel weekend all inclusive! Ironia della sorte… il viaggio è in Italia, a Venezia per l’esattezza. Poteva andarmi peggio, potevo vincere una vacanza nella mia bella Firenze! Insomma, a maggio sarò a...

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Rientro nella vecchia Londra…

Il Natale, si sa, è prima di ogni altra cosa un impegno… un impegno a comprare regali che piacciano, un impegno ad essere dove si deve essere e con chi si deve essere, ma Natale è anche stare con chi nn vediamo mai, è ache una palla di neve che ti colpisce sulla nuca e ti riempie il coppino … è una gran mangiata, sempre e comunque… così è il Natale, così è stato il mio Natale… sempre di corsa, niente dormire… 2 giorni con un genitore e due con l’altro, sempre in egual misura per nn dare adito a gelosie… e poi via con qualcuno dei BimbInGirO, via, a Budapest questa volta, niente dormire… sempre fuori… freddo… viaggio interminabile, cenone di capodanno dal kebabbaro… tormente di neve… peccato nn siano venuti tutti… un po’ è pure colpa mia… … e adesso si ricomincia… nuovo anno, nuovi propositi, nuove sfide… stessi obiettivi… e un anno in + sulle...

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Trapped in the Tate

“Is it all right?” Alle ore 13, dato l’inumano afflusso di pubblico, l’imbarazzata signorina del front desk era in grado di emettere un biglietto per la mostra di Kandinsky con ingresso alle ore… 15.30! “That’s Fine!” Beh, non potevo tornare un altro giorno, perché la mostra chiudeva oggi. Al solito mi son ridotta all’ultimo… e meno male che non era sold out. Mentre fuori si abbatteva un diluvio universale, ho deciso di impiegare il mio tempo gironzolando nel fornitissimo negozio e dando un’occhiata al nuovissimo allestimento tematico della collezione permanente. Alle 14 ho partecipato ad una visita guidata gratuita di circa un’ora, alla scoperta delle opere del livello 3, raccolte sotto la denominazione di Material Gestures. Tra un Matisse, un Pollock e un’Anish Kapoor un’oretta è trascorsa agevolmente. Il tempo di un caffé e FINALMENTE sono potuta entrare alla mostra di Kandinsky. Era più affollata che la Tube nelle ore di punta! Ho dunque optato per la cosiddetta lettura veloce . Anzichè soffermarmi su ogni tela, il che avrebbe significato passare ore ed ore in fila, ho dato un’occhiata un pò a tutto, cercando di farmi colpire dalle sensazioni di forme e colori e scegliendo di restare di fronte alle opere che più mi suscitavano interesse. E prima di andare via c’è scappato anche il tempo per uno scatto panoramico. Sicuramente quello che mi resterà più impresso di questo...

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Scaletta 4 Agosto 06

Dopo il riposo forzato di venerdi 28 Luglio, ecco tornare The Italian Job. E questa è la scaletta della puntata del 4 Agosto 2006. Attendo richieste per questo venerdi! gabriella@lifefm.org.uk Ora, invece, scappo al Fruitstock Festival a Regent’s Park. Se siete in zona, non perdetelo, vale la pena!!! x * JINGLE * CAPAREZZA Torna Catalessi ZONASUN Fire in a mi heart JOVANOTTI Falla girare TIZIANO FERRO Rosso Relativo TIZIANO FERRO In mezzo Stop! Dimentica TIZIANO FERRO Sere Nere DANIELE SILVESTRI L’autostrada ZERO ASSOLUTO Sei parte di me HANA-B In vortice LUCA DIRISIO La ricetta del campione DOTTOR LIVINGSTONE L’assenza BAUSTELLE Un romantico a Milano NOMADI Dove si va MARCO NOTARI Automi AFTERHOURS Bye bye Bombay ZEROIN Uncatchable SUBSONICA L’odore GIANNA NANNINI Sei nell’anima CARMEN CONSOLI Signor Tentenna FILIPPO FRANCESCHINI All’improvviso * JINGLE...

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Il ritorno a Londra

E così, sono tornata a Londra. Scendo dall’aereo e penso di aver sbagliato aereoporto. Quando lo sportello si apre, mi investe un’aria calda, quasi tropicale. Lo prendo come un segno di buon auspicio e non ci penso più. Passeggio per le strade e mi sembra di non essere mai partita. Sono felice di essere tornata, anche se guardando l’incredibile partita dell’Italia contro la Germania, ieri sera, provo già una fitta di nostalgia. È una gioia strana, forte, che prende lo stomaco e mi riporta all’undici giugno, quando il Torino, soffocando il Mantova, si è guadagnato un posto in serie A. Che partita! Mancano due giorni al primo anniversario delle bombe nella metropolitana, quel 7 luglio 2005 che ha sconvolto la metropoli, causando 56 morti. Ero arrivata la sera prima e stavo andando verso King’s Cross quando, all’improvviso, un’orgia di ambulanze, macchine della polizia, camionette dei pompieri ha cominciato a sfrecciarmi davanti. Eppure la gente è rimasta tutto sommato tranquilla, anche se le notizie scarseggiavano (ho capito che si trattava di un attentato soltanto quando un amico dall’Italia, attaccato al terminale delle agenzie stampa, mi ha mandato un sms). Una massa disciplinata camminava lentamente sotto la pioggia, senza dire una parola. Londra, in fondo, un po’ se lo aspettava, prima o poi, e ha saputo reagire nel migliore dei modi. Nei giorni seguenti la metropolitana ha ripreso a funzionare. I...

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The Italian Job

Cos’è sta robaccia che porta il nome di un film ma si tratta di musica? Ma chi è sta qua che viene a Londra per farci sentire la musica italiana?” Cominciamo con ordine. Ehm, uan-ciù, uan-ciù, mi schiarisco la gola, visto il piccolo nodo che sale e scende. Tra l’emozione e la gola infiammata, devo dire che non so mica come si fa domani con la trasmissione!! Dicevamo, con ordine. La “robaccia” è un programma di musica italiana appunto, testato l’estate scorsa su SW1 Radio, una radio di South Westminster, e che, con mia grandissima sorpresa, ha avuto pure un certo seguito. Così, grazie al babbo di questo sito, l’infaticabile Beppe, abbiamo deciso di rilanciare il programma insieme. Ma questo vuole essere un programma “nostro”, non solo mio; mi piacerebbe infatti avere una vostra opinione a riguardo, sapere cosa vi piacerebbe sentire, che musica vi piace, e per chi ha voglia e tempo, c’è la possibilità di venire in trasmissione a racontarmi di voi, dei vostri interessi, della vostra esperienza londinese. O magari parlare di un film che vi è piaciuto, un sogno nel cassetto, qualunque cosa. Microfono libero. Giuro. Ogni puntata, infatti, riserverà uno spazio solo per voi, gli iscritti di italianialondra.com. L’anno scorso ne sono successe di belle, ci siamo proprio divertiti. A trovarmi in trasmissione sono venuti i Susan Acid (gruppo italolondinese punk rock, www.susanacid.com) che...

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SeGnI deL tEmpO cHE pASsA…

Inizia pigramente un’altra settimana… talmente pigramente che mi riaddormento dopo che la sveglia e’ suonata e arrivo in lab comodo per le 10. Ovviamente ad un arrivo in ritardo segue una partenza frenetica e appena arrivato in lab mi tolgo la giacca e mi dirigo al bar dell’ospedale per un caffe’ con i “colleghi”… perche’ insomma, per fare della buona ricerca bisogna avere la mente rilassata e libera da stress. Weekend alle spalle… …ci sono momenti in cui ci si ferma a riflettere, o perlomeno, in cui io mi fermo a riflettere…forse perche’ ho sempre avuto la propensione ad auto-psicanalizzarmi, o forse perche’ in certi momenti e’ inevitabile… …che sia per tirare le somme a fronte di decisioni future o che sia per una sorta di perverso “divertimento” pascaliano (sebbene, a sentire lui, tutto sia “divertimento” fatta eccezione proprio per la riflessione…)… insomma, per qualunque motivo sia, ci sono momenti in cui ci si ferma a riflettere…. a farsi delle domande; magari a fronte di qualcosa che ci e’ successo… Ad esempio: sabato, mentre facevo la spesa,ho comprato un broccolo (per la seconda volta in due settimane!) e delle zucchine!!… Evento da non sottovalutare e prendere alla leggera, poiche’ segno inequivocabile del tempo che passa… a 20 anni non mi sarebbe neanche passato per la testa!! Intendiamoci, non ho niente contro “foraggi” vari, siano essi verdura o frutta, ho...

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New Year’s Resolutions

Sbirciando nel sito di 43things.com ho trovato una lunga lista di New Year’s Resolutions votate dagli utenti britannici. Tra i vari propositi, al primo posto si e’ piazzato: stop procrastinating (5625 votanti) seguito a ruota da: lose weight (5594 votanti) write a book (4410 votanti) Fall in love (4036 votanti) be happy (3721 votanti) drink more water (3328 votanti) Take more pictures (3203 votanti) get married (3081 votanti) Get a tattoo (2957 votanti) go on a road trip with no predetermined destination (2922 votanti) Learn Spanish (2740 votanti) Save money (2570 votanti) wake up when my alarm clock goes off (1870 votanti) Ma questo senz’altro e’ il migliore: decide what the hell I would like to do with the rest of my life (1095...

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Te piace o presepio?

Oggi m’era venuta una voglia irrefrenabile di castagne. Come quelle buone, dolci, dei Monti Cimini, cotte sulla graticola-reliquia di generazioni nella mia famiglia, quella che lascia dei tondini bruciacchiati neri sulla buccia. Mi son vista davanti, in un sogno ad occhi aperti, quelle castagne calde e fragranti, che mia mamma mette in tavola coperte dal panno di cucina rosso e bianco a quadretti, che sa di bucato fresco, assieme al vinello che fa pendant, ristora l’ugola ed ammansisce il cor. Sentivo anche l’odore… Infatti, c’era un banchetto a Charing X che le vendeva… ma niente a che vedere col caldarrostaro de ‘na vorta . £1.10 per un sacchetto di castagne sciape (e come te sbaji) per metà carbonizzate, avvolte da una patina di bruciacchiaticcio che non sapeva né di legna, né di autunno, ma di nafta e gesso. Come non detto… Intanto, ho letto che in Italia alcuni grandi magazzini hanno eliminato il presepe tra gli articoli in vendita per questo Natale. Chissà cosa avrebbe pensato Eduardo di questo epilogo desolante? Già nel 1929 il suo Luca Cupiello allestiva o presepio tra l’indifferenza dei suoi familiari più stretti… E oggi, nel 2006, si scopre che il presepe non tira più, non fa tendenza, non si inserisce nelle logiche del capitalismo bieco dei...

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Fratelli l’Italia, l’Italia s’è desta.

Cheers, Regent Street, ore 22.30. Pirlo passa, Grosso segna, è il delirio nel locale affollato di italiani. Abbracci con non-so-chi, abbracci con chi-so-chi. Neanche il tempo di ricomporsi, Materazzi sventa il disperato attacco della Germania, Gilardino libera Del Piero, pallonetto all’incrocio, è il superdelirio. Abbracci con altri non-so-chi, le telefonate dei colleghi che avevano promesso “I’ll support Italy”, un filo di voce mi fa rispondere. Fanno bene a tifare Italia. Una nazionale così forte e determinata non si era vista neanche con Schillaci nel ’90, neanche con Baggio nel ’94, un’Italia dove il mingherlino Grosso segna un supergoal e anche Lippi, alla fine, risulta simpatico. Quest’Italia ha fatto fare la pace tra gli italiani e il calcio, questa Italia ci ha fatto fare una bella figura. Prima era la gomitata di De Rossi, poi il rigore su Totti, dopo questi Mondiali il verbo to dive l’ho impresso nella memoria. Avevo sempre pensato che tuffarsi si traducesse to splash. Ho finalmente completato il trinomio dei luoghi comuni sugli italiani: buona cucina, mafia, gioco sleale. Ora diranno, lo devono dire, quanto è stata meritata questa vittoria. Domenica tutti di nuovo al Cheers, magari senza questo caldo da sudare e boccheggiare, magari per ritrovarci tutti a Trafalgar Square, come se fosse Piazza del Duomo o il...

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La Gazzetta di Regent Street

L’ho capito verso Luglio. L’unica maniera per continuare a divertirmi come dimostratore di giocattoli è prendermi poco sul serio e stravolgere i normali rapporti tra adulto e bambino e tra adulto e adulto. Dimostrare lo stesso giocattolo per sei ore al giorno, quattro/cinque giorni alla settimana, può essere effettivamente noioso, come stasera mi ha detto una ragazza italiana (il cui ragazzo invece mi ha chiesto se gli tenevo un posto in negozio per quando sarebbe tornato). E dopo tre mesi, verso Giugno, lo stava diventando. Poi ho capito. Ora mi esalto con ogni bambino, batto cinque a quelli più vivaci e quando la dimostrazione finisce in successo, coi sei bersagli colpiti e abbattuti (cosa che riesce sempre perchè o indirizzo io l’arma o faccio cadere i bersagli con un bastoncino), il mio WOOOOOW echeggia per il piano. Il WOOOOW di sorpresa è un esclamazione che nei toni e nell’espressione facciale (ossia enfatizzazione labiale della U e della A) ho preso in prestito dal mio zio d’America, quello che quando ero piccolo vedevo molto poco e ogni volta mi regalava tutto ciò che chiedevo. Quando gli raccontavo le cose, quando gli mostravo i miei giochi, era un continuo WOOOOOOW ( da pronunciare proprio UAO ) e io capivo, sì, che era un entusiasmo forzato, però mi soddisfava, mi piaceva la faccia che faceva nel dirlo, mi piaceva quell’enfasi così sproposita...

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E ora dico VOTATEMI!

Amici lettori vicini e lontani. È più di un anno che questo blog sforna articoli con frequenza più o meno regolare. Ora è venuto il momento di fare i conti. Sono ufficialmente in gara per un concorso letterario. Siamo tutti scrittori della rete, gente senza nome, senza volto che ha collezionato nel tempo una schiera di lettori affezionati. Abbiamo scritto tutti un libro e puntiamo ai primi tre posti. Puntiamo alla pubblicazione cartacea delle nostre cose. Siamo più di cento e il regolamento prevede una smaltimento a trenta finalisti, che verranno giudicati da una giuria di esperti. Lo smaltimento è decretato da una giuria on-line. Dovrebbero essere lettori disinteressati che leggono cento e più opere da cento pagine ciascuna, ma nessuno ci crede. Neanche gli organizzatori. Alla fine arriverà in finale chi ha più amici, una famiglia numerosa e soprattutto (nel mio caso) una folta comunità di lettori. Ci ho pensato molto prima di inserirmi in questa caccia al voto. Ci ho già sbattuto la testa con questi concorsi dalla giuria (o mezza giuria) on-line e ho sempre preferito farmi da parte. Stavolta no. Forse perché gli organizzatori sono pienamente consapevoli del sistema (e lo promuovono pure), forse perché con la coerenza ho un rapporto conflittuale, forse perché ho bisogno di qualcosa in cui credere, visto che Sheva si è rovinato la carriera venendo al Chelsea. Alla fine il...

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I mostri ovvero urbanisti d’assalto

Anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Gli anni in cui “moderno” era troppo spesso sinonimo di “brutto”. Secondo il parere, si suppone, particolarmente di architetti e urbanisti. Giro per la “mia” Londra (mi permetti, vero? Io amo questo posto…) ed e’ difficile vedere un quartiere che non sia stato ferito in omaggio alla “modernita'” di allora. Hyde Park, vicinissimo a dove abito. Una torre di cemento, uscita dagli incubi di un matto, troneggia sul parco e sulle pacifiche casette di Knightsbridge come una torre di sorveglianza di un qualche oscuro Grande Fratello, intento a spiare il tuo sonno. Sono le Knightsbridge ( o Hyde Park) Barracks, regalate al mondo nel 1970, evidentemente considerate indispensabili alla sicurezza del Paese o forse (temo) all’epoca viste semplicemente come moderne e attraenti. Oggi sono state votate tra le “top ten eyesores” britanniche. Oppure scendete giu’ per Haymarket, tra nobili edifici dell’Ottocento, facciate in pietra, teatri e ristoranti; un’atmosfera da Inghilterra vecchia e nobile, imponente ma gentile, che ti fa pensare alla regina Vittoria, Oscar Wilde, Elgar. In fondo, sulla destra, un mostro di vetro e cemento. La New Zealand House venne completata nel 1959 sul sito dove era stato il Carlton Hotel, distrutto dal Blitz. Diciotto piani, l’unico multipiano dei dintorni.Brutto come la fame anche a metterlo a Slough; ma assolutamente, imperdonabilmente, ferocemente fuori posto tra Trafalgar Square e Pall Mall, come se qualcuno...

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Sicurezza negli aeroporti e senso comune

Ancora una volta un (quasi) attentato. Al di la’ dell’enorme chiasso mediatico, non mi e’ sembrato un granche’. Ragazzini che passavano la giornata a consegnare pizze e altri megalomeni piu’ o meno brufolosi volevano giocare al terrorista suicida. Erano infiltrati da mesi. Non c’e’ stato nessun pericolo, mai, che riuscissero a far saltare in aria qualcosa. Mi chiedo quanti episodi del genere ci siano stati in questi anni, semplicemente non dati in pasto a giornali e televisioni sempre in cerca dell’ultima follia collettiva. Secondo me invece l’episodio dimostra semmai che cosa patetica sembra essere diventato (ad oggi) il terrorismo mondiale; sono ormai 5 anni che non ne azzecca una, a parte cose relativamente facili come mettere bombe sui treni o nella metro (e riesce poco anche quello). Dirottamenti spettacolari? Prese di ostaggi di vertice? Bombe in palazzi del potere? Zero. I am not impressed. Il danno, invece, e’ venuto dopo. L’isteria da sicurezza ha fatto danni enormi e secondo me non necessari. Solo perche’ un paio di ingenuotti con l’esaurimento nervoso hanno deciso che da oggi si puo’ giocare al piccolo chimico in aereo e la cosa e’ andata in tivvu’. L’isteria e’ stata totale: improvvisamente ogni bottiglietta di dopobarba era un pericolo, una bottiglia di limoncello una minaccia al modo di vita occidentale, migliaia di laptop sono stati lasciati negli aeroporti. Nel panico mediatico nessuno nel governo e...

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L’intervista a Michele Canova

Michele Canova in pochissimo tempo è riuscito a inserirsi nel mondo della produzione musicale e acquistare prestigio. Ha prodotto tutti e tre gli album di Tiziano Ferro e ha lavorato con artisti del calibro di Eros Ramazzotti. Un paio di settimane fa sono andata a trovarlo nel suo studio, soltanto due mesi dopo il brutto incidente in moto che poteva costargli la vita. Per fortuna oggi sta bene, anzi benissimo, ed è già tornato al lavoro. Ha aperto le porte del suo studio milanese all’Italian Job, raccontandoci qualche anneddoto e la sua esperienza personale. L’intervista andrà in onda durante la puntata di domani, venerdi 4 Agosto. Vi aspetto come sempre da mezzogiorno fino alle...

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mpf

Frustrato nel nn riuscire ad andare piu’ veloce… sempre qualcosa che nn funziona, sempre un motivo per dover tornare indietro… … impastato… combatto contro i miei ostacoli e cerco di nn perdere l’entusiasmo per qualcosa che, in fondo, mi piace… mentre c’e’ chi mi ascolta e dice “This is a PhD, this is how it goes…” e allora penso a chi diceva “Ma questo é il più vecchio e il più sano di tutti gli istinti : io aggiungerei : si deve voler avere di più di quanto si ha , per diventare di più “…...

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Cromoterapia

Ho 2 ore libere e decido di passarle alla Hayward Gallery, dove c’è la retrospettiva di Dan Flavin. Entro e vengo investita da luci e colori. Una sensazione unica, le installazioni catalizzano l’attenzione in una sorta di ipnosi fluorescente, sono geometrie cromatiche e luminose che davvero ridisegnano lo spazio. I visitatori si aggirano nelle sale in un silenzio quasi religioso, attratti come falene dai tubi al neon e nell’aria calda si sente solo il bzzzz sommesso e continuo del flusso di corrente. Ma, come un bel sogno colorato, l’esperienza prima o poi deve...

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Le altre 65 ragioni per onorare il 2005 (seconda parte)

…al pallone della Premier League regalatomi da Beppe e Luca per il mio compleanno. …alle partite notturne a Pro Evolution Soccer 4. …a Batman Begins al cinema con Mara, Francesca e Sara. …alla prima volta che L’ho vista. …all’esatto momento in cui i No Use For A Name hanno attaccato “Invincible”. …alla scrollata sulla mia testa del bassista dei No Use. …al basso suonato a un palmo dal mio naso. …alla bacchetta del batterista caduta sulle mani di Francesca. …al barista francese del Cafe Du Parc di Wimbledon Park. …alla ragazza del negozio di abiti da sposa. …ai pranzi con Shah. …alle sigarette di Zamir. …ai Frappelattè con Shahid. …agli occhi azzurri di Magda. …alla Sua linguetta. …alla camicia smanicata di Greg Graffin. …ad ogni inizio ritornello della canzone “Kerosene”, quando la mano di Greg Graffin indicava la chitarra di Brian Baker. …all’abbraccio con Josephin alla stazione di Brighton. …al pranzo in cui Lei si è seduta davanti a me. …alle All Star rosse. …alle All Star bianche. …al leaving party mancato di Jade e Ivona del 3 Settembre. …al mio party del 3 Settembre. …al negozio di Donuts di Piccadilly Circus. …alle Sue mani. …ai Suoi scarabocchi. …a mia madre che cerca di parlarci. …alle parole “me too” dette lungo Regent Street. …all’istinto da catturatore di quel giorno. …a Londra. …alla sigaretta dopo il cappuccino, di fronte all’ingresso...

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Prima di baciare leggere le istruzioni per l’uso.

Aga è polacca e la scorsa settimana il suo ragazzo, polacco anche lui, le ha regalato l’anello di fidanzamento. Venerdì ci sarà il suo party d’addio. Tornerà in Polonia per studiare. “Ti capisco” mi ha detto, quando ho sfogato la saltuaria insofferenza di una vita vissuta alla giornata, senza costruire nulla per il mio futuro “neanche io voglio passare la mia vita a fare la commessa per un negozio di giocattoli.” Jelena è australiana e l’anello al dito l’ha messo due mesi fa. Il suo ragazzo si chiama Daniele, è di Cerveteri. Si sono conosciuti quattro mesi fa nel quarto piano del negozio e il 7 Maggio del 2007 si sposeranno a Sidney, dove andranno a vivere. Mentre io ero a Cagliari lei ha passato un weekend a casa di lui. Vorrebbe vivere in Italia perché ora, oltre ad essere innamorata di Daniele, ha perso la testa anche per la sua famiglia. Gianluca è di Cagliari e prima che partissi aveva iniziato a frequentare quello che rimaneva del mio gruppo di amici. In un botto ho saputo che si è sposato con una ragazza slovacca, è andato a vivere a Bratislava e ora aspettano un bambino. Un tempo era stato il funerale del padre di una mia amica a farmi pensare che stessi invecchiando. Ma i genitori muoiono a qualsiasi età, anche quando si è bambini. I matrimoni invece...

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MILANO, 1 FEBBRAIO

Milano, Piazza Duomo. Ogni giorno viene trasmesso in diretta TRL, programma di MTV. I Finley oggi sono ospiti. Li accolgono in piazza una valanga di ragazzi. Li guardo e mi ricordo di quando anch’io a Firenze andavo a vedere i miei “idoli”. L’eccitazione nel preparare uno striscione originale, così da essere ripresa e immortalata tra la folla. L’emozione del giorno prima, trascorso ascoltando e riascoltando un cd che ormai conosci a memoria. E la felicità nel vedere “il tuo gruppo” e magari incontrarlo di persona. I Finley a Milano regalano tutto questo a tantissimi ragazzi. Li guardo a distanza, dal Caffè Al Duomo, sorseggiando 5 euro di cappuccino e osservando il loro trionfo in piazza. Un rammarico soltanto. In Italia solo i giovani si esaltano per il rock al punto da scendere in piazza. Qui a Londra, il rock non ha età. Ed è vero che il gruppo è giovanissimo, perché i Finley nascono ora, ma vale la pena dedicargli un po’ di attenzione. Ascoltateli su www.finley.it e ditemi cosa ne pensate. Sono pochi gli italiani che riescono a fare del rock, ancora meno quelli che lo fanno in inglese. Let The Finley Rock Your...

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NEW YEAR’S RESOLUTION (plus some dreams)

Fare programmi non dico a lungo termine, ma a medio termine gia’ non sarebbe male! Mangiare pasti regolari (e non tipo oggi, jacket potato & cheese alle 4h30pm). Iscriversi in palestra. Fare piu’ beneficenza. Sapere cosa voglio fare “da grande”. Vedere l’interno di Buckingham Palace. Cantare God Save The Queen insieme a una 50ina di inglesi ubriachi. Avere idee piu’ coerenti (o essere piu’ coerente con le mie idee?) Smettere di mangiare le noccioline che il mio flatmate compra per Cip e Ciop. Concretizzare un progetto. Finire il mio secondo libro. Fare una volta al mese un’uscita “culturale” o comunque di “arricchimento personale”. Conoscere Brian Molko. Non mi viene in mente altro… Auguro a tutti un 2006 pieno di piacevoli...

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Love, love, love….

Chiedo scusa per essere scomparso e non aver scritto nulla sul mio blog nelle scorse settimane. Stavo lavorando ad un grosso progetto e non avevo proprio tempo di sedermi al computer e scrivere. La parte più tragica è che sentivo il bisogno di esprimere le mie emozioni per iscrittto e liberarmi la mente da 1000 pensieri che l’affollano già da un po’ di tempo. Ultimamente inizio a pensare che la mia situazione sentimentale sia più complicata del normale e a questo punto vorrei sapere se sono io l’unico pirla o ci sono altri IAL sulla stessa barca. Londra è il posto peggiore per trovare una persona con cui stare assieme. Da quando sono arrivato, ho incontrato migliaia di ragazze e tutte quelle con cui sono uscito mi hanno stancato dopo un paio di appuntamenti. A Londra tutti sono presi dal loro lavoro e da cazzi vari ed è virtualmente impossibile avere una relazione vera e propria. Per non parlare della superficialità della maggior parte della popolazione femminile di questa città… I miei amici trovano questa mia irrequietudine incredibilmente divertente. Loro purtroppo si limitano a vedere l’aspetto più palese di tutto questo che in parole povere è una girandola di ragazze diverse ogni settimana. Le mie coinquiline mi chiamo Slut Boy. Non che abbiano tutti i torti però. Se è vero il detto che chi cerca trova, questo è il...

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We are the Champions

Attenzione, questo non è un blog, ma una “chiamata alle armi”. Fratelli d’Italia e sorelle d’Italia. Non so se vi siete accorti che fra quasi una settimana inizieranno i mondiali di calcio, l’evento che ogni maschietto italiano attende ciclicamente come se da questo possano dipendere le sorti non solo del paese ma anche dell’universo intero. Io sono d’accordo con questa teoria, immaginate come cambierebbero le cose se vincessimo i prossimi mondiali. Noi, IAL, potremmo andare in giro a testa alta e ricordare ai nostri concittadini britannici che gliel’abbiamo infilata sotto la coda un’altra volta. Purtroppo per quanto riguarda le questioni calcistiche, io non tollero gli Inglesi. Loro partono sempre dal presupposto che sono i favoriti. Vi siete resi conto che stanno già pianifincando i festeggiamenti per un’eventuale vittoria finale? La cosa che io mi domando è questa. Hanno una squadra di merda, hanno troppi infortunati e gente senza esperienza, e un’allenatore il cui unico merito è quello di aver molestato tutte le donne che incrociavano la sua via da quando si è trasferito a Londra (scusa Sven, in realtà ti adoro!). Non c’è nessun giornalista sportivo in questo paese che abbia la decenza di rivelare al pubblico che la nazionale inglese non ha nessuna possibilità di vincere? Non sarebbe incredibile se li battessimo noi? Penso che io chiamerei tutti i miei amici londinesi. Quelli che mi hanno telefonato durante...

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Scaletta 1 Sett. 06

1. JINGLE 2. NEFFA Il mondo nuovo 3. CAPAREZZA The Auditels family 4. LIGABUE Il giorno dei giorni 5. ZERO ASSOLUTO Sei parte di me 6. LA CAMERA MIGLIORE L’arrivo su Marte 7. FLAMINIO MAFFIA feat. MAX PEZZALI La mia banda suona il rap 8. JETLAG feat. AMANDA LEAR Martini disease 9. TIZIANO FERRO Stop! Dimentica 10. VITTORIO MERLO Ho sognato Bruno Vespa 11. POVIA I bambini fanno “ooh” 12. POVIA Mia sorella 13. POVIA Vorrei avere il becco 14. POVIA Barbalunga 15. POVIA Ecco cosa c’e’ 16. OMAR PEDRINI La follia 17. CRISTINA DONà Invisible girl 18. MARJORIE BIONDO Le margherite 19. DOLCENERA Com’è straordinaria la vita 20. LAURA PAUSINI Surrender 21. GIANNA NANNINI Io 22. LUCA GATTI aka DR CAT E nun se sape 23. GAUDI Tutta pe’ me 24. JOVANOTTI Falla girare 25....

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Povia

Domani, come sempre, torna The Italian Job, in onda da mezzogiorno ora inglese. Nella puntata di domani parteciperà anche Povia, vincitore del festival di Sanremo di quest’anno con il brano “Vorrei avere il becco”. Noto al grande pubblico con il brano “I bambini fanno ooh..” (che ha venduto piu di 130.000 copie!), nel 2003 ha vinto la XIV Edizione del Premio Città di Recanati “Nuove Tendenze della Canzone Popolare e d’Autore” con la canzone “Mia Sorella”. Vi aspetto, dunque, domani! Per richieste e domande a Povia la mail è:...

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Musica che va, musica che viene

È ricominciata un’altra settimana che ci butta dentro al mese più caldo dell’anno. Curioso, però, che proprio oggi sia tornato il freddo. Beh, curioso, insomma… estate londinese, no? Ho rimesso il piumino sul letto e tirato fuori la giacca per uscire. Ordinaria amministrazione. In Italia i più stanno preparando armi e bagagli per correre sotto l’ombrellone (beati). Da noi, invece, ci si consola a suon di festival e seratine niente male. Lo scorso weekend il Lovebox, indimenticabile performance dei Groove Armada, anche se io ho apprezzato moltissimo anche Patife, dal Brasile con ardore!, e il piccolo set di Shiva Sound System, mentre questo weekend si è consumato il Womad festival. OK, tecnicamente non era a Londra, ma per un evento del genere ci si può anche spostare fino a Reading, o no?! La mia settimana musicale, poi, si è conclusa a suon di drum’n’bass da Herbal a Old Street, grazie alle abili mani di Hype e Grooverider. E, a proposito di musica, Mary, Irene e Aldo mi hanno scritto chiedendomi, suoni italiani a parte, che cosa c’è nel mio lettore mp3. Come sempre, ascolto un po’ di tutto, ma se proprio devo fare qualche nome, c’e’ “Truthful Old Man” di Gaudi, “Amazon” di M.I.A, “Dead man” di Nitin Sawhney, “Queixa” di Elizeth Cardoso, “”Wondering Star” dei Portishead, “Who runs this place” degli Asian Dub Foundation, “Kengi” dei Lucie, “Let’s...

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pezzetti

Stracci di post sbocconcellati… … pezzi di stati d’animo altalenanti… angoli di fotografie sovraesposte momenti tra lavoro incalzante, pause cicca… messaggi, pensieri e mail… poco da condividere, nulla da spiegare… …riccioli di fumo… Complimenti ai...

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Countryside under attack

Nel giro di trent’anni la pittoresca campagna inglese rischia di diventare solo un ricordo. La CPRE (Campaign to Protect Rural England) chiede un intervento deciso del governo e pubblica una stima dei danni sul suo sito web. Analisi dei danni Traffico Il traffico sta aumentando notevolmente sulle strade di campagna rispetto alle aree urbane. Caratteristiche Dal 1990, il 60% del paesaggio inglese è cambiato in un modo incompatibile con le sue caratteristiche tradizionali. Uccelli Molte specie di uccelli sono in declino. Dal 1970 il numero dei tree sparrows o passere mattugie (Passer Montanus) è diminuito del 95%; quello dei corn buntings o strillozzi (Miliaria Calandra) dell’85%; quello delle turtle doves o tortore (Streptopelia turtur) del 70%; infine il numero delle skylarks o allodole (Alauda arvensis) è sceso del 52%. Cieli neri La porzione di territorio rurale inglese che beneficia ancora di cieli non affetti da inquinamento luminoso tra il 1993 e il 2000 è scesa dal 15% all’11% — un calo pari a più di un quarto in solo 7 anni. Fattorie 81.500 agricoltori, allevatori e fattori hanno abbandonato la campagna tra il 1995 e il 2004. Urbanizzazione 21 miglia quadrate di campagna— un’area pari a quella della superficie di Southampton — è persa ogni anno a causa dello sviluppo urbano. Tranquillità L’area totale di ‘tranquil countryside’ è diminuita del 20% tra gli anni sessanta e il 1994, e...

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ONCE UPON A TIME

Al parco i bambini si divertono spensierati. Mamme e babysitters li seguono con apprensione a distanza. Il cielo e’ sempre incerto. Il sole cerca invano di farsi strada tra le nuvole. Quelli “smart” sono in giro per saldi, quale giorno migliore. I turisti sono sotto il Big Ben. La maggior parte delle persone si sono recate a lavoro, alla solita ora, con i soliti mezzi. Io sono off, comunque esco e prendo la metro. Alcune stazioni sono chiuse, il servizio e’ ridotto. Ci pensi. Ci sono ancora persone li’ sotto che non sono state trovate. Uno, due… Cinque minuti forse, poi ti rimetti a leggere il giornale trovato sul sedile accanto. La vita va avanti e non ti puoi fermare. C’era una volta… …Il giorno dopo. In the park, kids enjoy playing around carefree. Mums and babysitters apprehensively follow them form a distance. The sky is still uncertain. The sun is vainly trying to make its way through the clouds. The “smart” ones go to the sales, there is no better day. Tourists are under Big Ben. Most people go to work, at their usual time, making their usual journey. I’m off, I go out anyway and I take the tube. Some stations are closed, the service is reduced. You think about it. There are still people down there that have not been found yet. One, two… Five minutes...

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apro Una sCatola da ScArpE

… un blog… un diario? un luogo di incontro?… Una scatola da scarpe vuota, color blu… sotto la scrivania… raccolta di foto e di immagini… cosi come vengono senza mettersi in posa, raccolta di ricordi… di schizzi di pensieri scritti con una matita spuntata sul retro di uno scontrino o di un biglietto della metropolitana… tentativo di fissare cio’ che e’ mutevole per definizione… di fissarlo per poterlo riguardare quando nn e’ piu’… a volte vorrei inchiodarlo, perche’ e’ troppo bello e nn posso credere che sia cambiato e che adesso nn sia piu’… Ecco, questo e’ quello che, adesso, per me un blog rappresenta… adesso… Non so perche’ altri scrivano in un blog… io vi faccio guardare nella mia scatola da scarpe blu che tengo sotto la...

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