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Clapham – 1° parte

William Stabile Questo articolo é stato iniziato a Londra, Gran Bretagna e finito a Tarifa e Marbella, Andalusia, Spagna. AD 2004 Abbiamo visto passare ogni cosa e continueremo a vedere. La gran cosa é resistere e fare il nostro lavoro e vedere e udire e imparare e capire; e scrivere quando si sa qualcosa; e non prima; e, porco cane, non troppo dopo. Salvi pure il mondo chi vuole, purché voi riusciate a vederlo con chiarezza e nell’insieme. Poi, qualunque parte ne rendiate, se é resa veramente lo rappresenterá tutto. Si tratta di lavorare e di imparare a renderlo. No. Non é ancora un libro, questo, ma qualcosa da dire c’era pure. Poche pratiche cose da dire. Ernest Hemingway Questa é Clapham Junction. Poche pratiche cose da dire. Vivere in un posto, conoscerlo e sapere di poter scrivere é bellissimo. Ed é ció che volete fare. Avete viaggiato molto e sapete che ogni posto vi lascia qualcosa e voi lasciate qualcosa in ogni posto; non vi é ancora chiaro cosa sia di preciso. Ma siete sicuri: questo avviene; perlomeno a livello inconscio. Avete capito, finalmente, che vi siete preparati a scrivere fin da sempre, quando da ragazzini leggevate tutto ció che potevate leggere, rinchiusi nella vostra stanza per lunghe ore; o quando, e ne eravate colpevoli ma fieri, avevate rubato Robinson Crusoe ad un amico. A quei tempi, il...

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Clapham – 2° parte

Il giorno dopo, al mattino, usci´ il sole. Si fece spazio tra le nuvole, che erano state spazzate via da un vento lento ma costante, la sera prima. Il cielo era del chiaro colore azzurro estivo, e fu piacevole soffermarsi tra la gente sul marciapiede della St. John’s hill, e permettere alla pelle del viso di catturare e sentire i raggi diretti e forti prima di entrare in stazione. Fu una giornata estiva e caldissima e, nel caldo sole, ebbi la sensazione che la gente all’incrocio fosse aumentata. Non era solo una sensazione. In effetti, il bel tempo aveva spinto ad uscire molti. Erano alcune settimane che cercavo di scrivere su Clapham Junction, ma non ci ero ancora riuscito. Ricordo di averne parlato con Edi Bucci, la traduttrice di alcune mie poesie in tedesco, che ritengo una persona intelligente (soprattutto quando sostiene che per imparare una lingua non bisogna studiare Lingue, o per essere uno scrittore é meglio aver fatto altri mestieri), e di averla spinta ad esprimere le sue impressioni su Clapham. Mi disse, con semplicitá, che qui c’é vita che non si ferma mai, e che si puó sentire se ci si cala dentro. C’era qualcosa peró che non ero ancora riuscito a capire a fondo e che non mi era ancora chiaro. Anche se eravamo d’accordo su molte cose, volevo capire di piú su Clapham Junction....

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Radio Londra: il day after nelle montagne russe.

Siete mai andati da piccoli sulle montagne russe? Vi ricordate il senso di precarietà che davano le discese quasi verticali e la famosa “ruota della morte”? Quella lieve angoscia nel pensare che se una vite fosse saltata, una probabilità su tante, sareste saltati con lei e col vostro vagoncino? Bene, oggi il viaggio in metropolitana è stato un viaggio nelle montagne russe, coi suoi momenti di calma, ossia le fermate nelle varie stazioni, e i momenti più tesi, ossia le corse dentro i tunnel. L’unica differenza è che se il senso di quella tensione erano i cinque minuti di urla e adrenalina al massimo, oggi non c’era alcun pro in quella tensione, solo la necessità di spostarmi da Oxford Circus fino a Notting Hill Gate e poi da High Street Kensington (nessun treno partiva da Notting Hill) a Wimbledon Park. All’andata infatti, ore nove, sono andato in macchina con Giuseppe. La maggior parte dei pendolari ha scelto altre sistemi di trasporto, visto che invece della normale ressa c’erano poche, pochissime persone in un’ora, le otto di sera, in cui tutti ritornano a casa. Non solo questo, ma altri ancora hanno deciso di non uscire proprio di casa, tanto che oggi il mio piano mancava di alcuni assistenti. La tensione è ancora alta dunque, ma Londra non è un campo di guerra, come dall’Italia sembra trasparire. Il campo di guerra...

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Capolavoro di Tiziano in vendita da Christie’s

Il Ritratto di dama con la figlia di Tiziano Vecellio sarà venduto all’asta questa sera, come lotto n. 54, da Christie’s nella sua prestigiosa sede di King Street. Questo bellissimo doppio ritratto era rimasto celato fino a tempi recenti sotto una pesante ridipintura, che lo aveva trasformato in un soggetto biblico (Tobia e l’Angelo). La trasformazione fu evidentemente opera di un allievo di Tiziano, forse Leonardo Corona. Sebbene una radiografia, eseguita già nel 1948, avesse rivelato l’esistenza del doppio ritratto sotto il Tobia, si è dovuto attendere fino al 1975 perché H. E. Wethey indicasse il dipinto nascosto come opera di Tiziano. Il restauro esemplare eseguito tra il 1983 e il 2003 da Alec Cobbe non solo ha rivelato il meraviglioso doppio ritratto di madre e figlia, lasciato incompiuto da Tiziano per ragioni sconosciute, ma ha permesso di studiare più a fondo le tecniche del maestro. La tela fu preparata con un sottile strato di gesso ed entrambe le teste furono realizzate con grande accuratezza, forse derivata da un’osservazione diretta dei soggetti. La mano destra della madre appare anch’essa ben rifinita. Inizialmente stringeva una rosa, ma in seguito Tiziano decise di sostituire il fiore con un ventaglio di piume. La donna porta i capelli biondi acconciati con cura, ha un fiore dietro l’orecchio e tre fili di perle intorno al collo. La figlia, invece, ha perle scaramazze tra i...

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Commuting in London

Mattina, ore 7.55, al solito binario l’orologio sotto la pensilina scandisce i secondi – click,clack,click,clack… Ore 8.04, passa il treno per Cannon Street, pieno di pendolari che leggono un libro o un giornale, le sensazioni attutite, annodate ad un ipod. Ore 8.15, a London Bridge le porte si aprono e rigurgitano una fiumana di gente, che brulicante si riversa a platform 6, giusto in tempo per la coincidenza. Voci meccaniche riempiono l’aria del mattino, orari, fermate, divieti. Si arriva al capolinea, ci si confonde in una miriade di gonne svolazzanti, tailleurs, giacche e cravatte, pesanti 24 ore, il contapassi legato alla cintura, i dreadlocks avviluppati sotto un berretto di lana. Tutti corrono, tutti si affrettano. Bisogna mettersi in fila per superare i varchi, pero’ ce n’e’ uno che non legge la Oyster Card, forse si fa ancora in tempo a raccattare un giornale gratis. Qualcuno prima di seppellirsi in ufficio passa per il parco, ancora umido della notte, con le anatre che dormono accanto al laghetto. Impiegati sportivi ed ecologisti evitano il treno e pedalano lungo il Mall con i vestiti buoni dentro a uno zainetto. Un lombrico fatto di taxi sosta al semaforo, i giardinieri tolgono i fiori secchi dalle aiuole. Un poliziotto assonnato al cancello, la fila per il bancomat, un cappuccino annacquato in un bicchiere di cartone, la tipa che fa jogging, i giapponesi stipati nei...

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Che succede a questo Paese…?

Niente asilo ma espulsione degli stranieri che predicano l’odio o la violenza, promuovono, condonano o approvano il terrore. Lo annuncia Blair. ‘Per facilitare le espulsioni potremmo cambiare la legge sui diritti umani se necessario’ (la legge che vieta di rimpatriare chi chiede asilo in paesi dove c’e’ la tortura o la pena di morte). Le nuove leggi saranno rivolte a tutti coloro che non vorranno conformarsi a the ‘British lifestyle and culture’. Ma che significa essere British? Qui c’e gente di tutte le razze che ha fatto di Londra e del Regno Unito la sua casa, non per questo rinunciando alla propria...

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Di come ho conosciuto Davide Beccamo alla sagra delle castagne di Brighton.

Ho conosciuto Davide Beccamo alla sagra delle castagne di Brighton, nell’autunno del 1997. Io stavo con la mia ragazza di allora, un’inglesina stragnocca ma, purtroppo, tonta come un palo, tanto che quando le ho dato un riccio per sgusciare la castagna lei ha frainteso, ha addentato il riccio e si è punta tutta la lingua. Poverina, era tanto tonta quanto innamorata di me: ma se lei progettava il nostro futuro assieme, io al massimo riuscivo ad organizzare un fine settimana, e mentre lei mi lusingava con regali da capogiro, io al massimo le offrivo un McChicken con i miei voucher omaggio. Quella sera era particolarmente pallosa e per questo mi sono recato in bagno più volte con l’intento di mollarla; alla terza volta l’ho incontrato di fianco a me,mentre si sistemava i capelli allo specchio; una maglietta aderente firmata Mischino, un paio di pantaloni attillati, con un borsello color aragosta stretto sul fianco, Davide era ancora una giovane promessa del Manchester e della nazionale inglese, ma anche se era un novellino del jet-set britannico, mi ha riconosciuto e con un sorriso da schiaffi mi ha detto: “Are you Gigi, aren’t you? I know you. Robbie* showed me your pictures, he can’t stop talking about you.” “David Beckam here in Brighton, what a coincidence! How are you, man?” “Not too bad. I’m here because I’m looking for some chicks and,...

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We wish you a merry Xmaaaaaas…

Il primo sandwich canterino al mondo è stato lanciato e rallegrerà i consumatori con musiche natalizie mentre lo addenteranno. Il sandwich comincerà a cantare una melodia tradizionale a scelta tra Jingle Bells, Santa Claus is Coming to Town e We Wish You A Merry Christmas. L’idea è simile alle già collaudate greeting cards parlanti e il dispositivo musicale sarà avviato semplicemente aprendo la confezione. La catena di supermercati Tesco, che lancia il “turkey and cranberry-filling sarnie” domani, per la cifra £2.99, spera di offrire l’idea alle case discografiche come nuovo strumento di promozione musicale, specialmente per pubblicizzare l’uscita di nuovi singoli. La portavoce di Tesco ha detto:”Lanceremo i nuovi sandwiches domani e ognuno avrà una musica natalizia accattivante tipo Jingle Bells. Se l’idea decolla potremmo utilizzarla per celebrare altre occasioni come Pasqua, S. Valentino, la Festa della Mamma… oppure per pruomuovere nuove uscite discografiche.” I sandwiches sono lo snack favorito in Gran Bretagna con oltre 5 milioni di esemplari mangiati ogni...

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Di come ho conosciuto Noel Gallagher nell’amichevole Manchester City – Cervia

Ho conosciuto Natalino Gallagheri durante un’amichevole estiva tra Manchester City e Cervia. Mi trovavo a Manchester per un weekend e appena ho visto che il Cervia avrebbe giocato il giorno stesso non ho perso tempo a procurarmi un biglietto, trovando solo spazio nella curva dei tifosi di casa (anche perchè di tifosi del Cervia c’ero solo io). Arrivo in ritardo. Immerso in una marea di ascelle maleodoranti, pance sudate e tatuaggi grossolani, ho scelto subito di affiancarmi all’individuo più presentabile. Appena mi sistemo la copia di Controcampo sotto il sedere, come cuscino, gli chiedo subito il risultato: “How is going?” “Nil nil.” e mentre me lo dice, anche se coperto dagli occhiali, riconosco subito il volto di Natalino Gallagheri, il leader degli Oasis. “Oh my goodness! Are you Noel Gallagher?” “Yes. But now I’m just a fanatic supporter of Man.City.” “Don’t blame me. I support Graziani’s Cervia.” “Do you?” Dopo venti minuti il Cervia vinceva 2-0, con gol di Moschino e Arutta. Natalino non è affatto contento e commenta stizzito: “Musampa is crap.” “Man.City’s barycentre is too arretrated. I’d opt for a more defensive solution, a 4-1-4-1 formation with Vassell alone in the forward.” Dopo il 3-0 di Matarrese Natalino urla: “Slackers!” “I’d reverse the two wings. And Man.City misses a good offensive terminal, because Cervia’s defense is harsh.” Di fronte alle mie disquisizioni calcistiche, Noel rimane senza parole,...

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LA CATEGORIA DELLE COMMESSE (DI FIRENZE)

Martedi mattina arrivo in Italia. Sono sei mesi che non torno e non me ne ero neanche resa conto. Atterro a Pisa, poi prendo il pullman per Firenze. Quando il pullman attraversa il Ponte alla Vittoria, mi affaccio come consuetudine sulla destra per ammirare il Ponte Vecchio. Si intravede anche uno scorcio della Cupola del Brunelleschi ed ecco che mi emoziono, e pur essendoci nata, resto senza fiato. Sento la prima lacrima in arrivo e come sempre mi contengo. Ogni volta che vedo Firenze dopo tanto tempo mi viene da piangere. Non sono lacrime di gioia, sono lacrime di emozione e di commozione. La ammiro e mi emoziono. Il pullman arriva alla stazione centrale. Non è cambiato niente, è uguale a sei mesi fa’, è uguale allo scorso anno, era così anche nel 2000. La stazione di Santa Maria Novella è nel degrado più totale, lo è sempre stata, non ricordo di averla mai vista pulita. Io devo assolutamente andare in bagno e come una turista chiedo informazione. Arrivata ai “servizi” mi accorgo che ci vogliono 70 centesimi, faccio il calcolo (ho lasciato l’Italia che c’erano ancora le lire), sono più o meno 45 pence. A Liverpool Street ce ne vogliono solo 20, meno della metà, e i bagni sono puliti, a S.M.N. sono inagibili. Mia madre viene a prendermi, scena strappa lacrime come sempre, tutti ci guardano, sembra...

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CRAVEN ROAD No. 7

Quanti di voi sono “Dog addicted” come me? Io lo sono diventata qui, fino a poco tempo fa’ non ero neanche a conoscenza dell’esistenza di un “indagatore dell’incubo” nel cuore di Londra! Ho cercato il piu’ rapidamente possibile di recuperare il tempo perso, divorando albo dopo albo, e gia’ da un paio di mesi mi gira per la testa l’idea di andare a vedere Craven Road No 7. Che poi e’ anche abbastanza centrale, si trova a Bayswater, potrei andarci in qualsiasi momento. Ma ancora non l’ho fatto. Qualcuno di voi c’e’ stato? Complimenti a Tiziano Sclavi per la creazione di un “mito” e se non lo avete mai letto, fatevi prestare un albo, soprattutto se vivete qui a Londra, ne vale veramente la...

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LA GAZZETTA DI REGENT STREET

Certa gente è proprio stupida. Maglietta azzurra con scritta Hamleys, pantaloni neri, scarpe nere, spilla col mio nome, cuffia di Babbo Natale in testa come optional, scatola di giocattolo in mano. Eppure c’è chi si avvicina in negozio e dopo attenta ispezione della scritta Hamleys sulla maglietta e del nome Gigi disegnato sulla spilla mi chiede: “Are you working here?” Il mio sarcasmo trova pane per i suoi denti e a domanda stupida io oppongo risposta altrettanto stupida. “Sometimes, you know…” E mi trattengo pure, perché in pole position erano pronte pronte le seguenti: “No, I’m working for Harrods.” “No, I’m a customer and I like wearing Hamleys uniform.” “No, I’m Santa Claus in civilian dress. A proposito di Santa Claus, lo stiamo ospitando al terzo piano, ogni giorno dale dieci alle cinque. Hanno allestito la sala riunioni in maniera stupefacente: abeti innevati dipinti alle pareti, luci azzurre, una slitta parcheggiata piena di giocattoli, una renna peluche e una pseudo-roccia su cui Santa Claus siede, riceve i bambini e si fa scattare le foto. Ieri e oggi c’erano file di un’ora per parlarci, mi sono sporto un attimo e la scena davanti era simile a quella del Papa che riceve i fedeli, un Babbo Natale in occhialetti da vista che parla ai bambini, questi con una faccia in bilico tra il “Wow, Babbo Natale davanti a me, ora gli...

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Italiani laureati a Londra

Capita spesso di ripensare al primo mese a Londra, senza lavoro, coi soldi contati, pochi amici, pochissime certezze. Riflettendo su di me e sul gruppo di persone con cui allora condividevo il mio limbo tra la laurea e mondo del lavoro, scrissi questo: Noi siamo personaggi di un film di Carlo Verdone, ragazzi sull’orlo di una crisi di nervi e coi problemi fino al collo. Io sono frustrato dalla ricerca di un lavoro che non arriva, A. inizia a sentire il peso di uno stage in cui lavora e non viene retribuita, I. lavora con un buon profitto, ma con troppa fatica e poche soddisfazioni. Siamo repressi: C. da un ragazzo che vive a Roma e con cui nell’anno 2005 conta di vedersi tempo un mese in totale, G. da una fidanzata che vorrebbe e non c’è, A. da un ragazzo con cui convive ma che la trascura con il lavoro e per questo lei telefona al suo ex per chiedergli i suoi progetti carnevalizi. Noi siamo personaggi di un film di Leonardo Pieraccioni: ventiquattrenni con un piede nel mondo della scuola ed uno in quello del lavoro, recalcitranti ad entrare totalmente nel secondo. A fine giornata ci ritroviamo al Caffè Nero come se fossimo in terapia di gruppo, con un cappuccino spruzzato di cioccolato a schiarirci la gola dalle nostre frustrazioni e una sigaretta di contrabbando a ricordarci...

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Save Private Gigi in Surrey.

Ci troviamo alle 8 a Victoria Station. Più o meno tutti con la faccia pestata dal sonno, quattro-cinque ore di riposo a testa, tranne Stuart che era a ballare fino a venti minuti prima. Alle sei e mezza, in simultanea con la sveglia, mi aveva chiamato Shuman: “Gigi, ar u comin?” “Yes Shuman, you called me yesterday as well. Have you forgotten? “I foggot.” Quando arrivo è ancora attaccato al cellulare, con un busta strappata su cui ha segnato tutte le presenze. Ha organizzato tutto lui, da un mese ogni volta che lo vedo il suo saluto è: ”Gigi, are u comin?” In mezz’ora siamo un gruppo di trenta persone, dieci delle quali non ho mai visto la faccia in vita mia. C’è anche il fratello dell’angelo del negozio, a cui rivolgo veloci occhiate, giusto per vedere se questa soleggiata Domenica si possa trasformare nella sceneggiatura di “So cosa hai fatto 2”. Invece mi guarda come sempre, mi saluta come sempre, pronunciando come sempre il mio nome come se avesse un patata in bocca. Partiamo alle nove, destinazione Whyteleafe, zona 6, Surrey. Arriviamo alle dieci e dopo quindici minuti di salita arriviamo al Pointzone. Subito troviamo la base: capanni di legna, fango, un falò nel mezzo, fango, bidoni con acqua potabile, fango. Tutto molto realistico e perfettamente riconvertibile in campeggio per boy-scout. Realistici eravamo anche noi come soldati, dopo...

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Di come ho conosciuto Robbie Williams in un Job Centre di Finsbury Park.

Ho conosciuto Roberto Guglielmi in un JobCentre di Finsbury Park, pochi giorni dopo la sua clamorosa uscita dai Take That. Le mani piene di moduli da riempire, la barba sfatta, una canadese Diadora grigia con un paio di Superga, Roberto era la brutta copia dell’immagine patinata e strafiga che lo star system gli aveva imposto per anni. La fila avrebbe richiesto una buona mezz’ora e così, per alleggerire la durata, quel ragazzo a cui non avresti offerto una sigaretta decise di attaccare bottone con me che stavo dietro, pensando del perchè Londra non sia ancora arrivata alle finestre ad ante: “And who pays all of this? Us!” “E chi paga tutto questo? Noi!” disse lui mostrandomi il bagaglio cartaceo nelle sue mani. “We stay better when we stay worse!” “Si stava meglio quando si stava peggio.” “Bad truth, man! My name is Robbie, nice to meet you.” “Brutta verità, vecchio. Il mio nome è Roberto, piacere di conoscerti.” La mia amicizia con Roberto nacque con qualche luogo comune sui disservizi della burocrazia londinese, ma ben presto, per deformazione professionale di entrambi, non si potè che parlare di musica. “But why are you here Robbie?” “Perchè sei qua Roberto?” gli chiesi io. “Because I can’t be a solist! I’ve got lot of melodies but I’m a crap writing lyrics.” “Perchè io non posso essere un solista. Ho un sacco di...

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…pALLonaTE…

Qualche settimana fa, andando al bar a farmi la prima di una discreta serie di birrette post-lavorative, un annuncio attira la mia attenzione… squadra di pallavolo mista dell’universita’ cerca giocatori… un paio di settimane dopo, i tempi di reazione sono sempre di una certa importanza, mando una mail in cui spiego che una volta giocavo, ma che ormai e’ qualche anno che sono fermo, fatta eccezione per qualche sporadica partita a beach d’estate, e che probabilmente il, mio livello attuale e’ piuttosto basso. Mi rispondono che nn c’e’ problema, che tutti sono bene accetti… 10 gg dopo (tempi di reazione!) finalmente mi presento ad allenamento… il giorno del post sulle citta’ invisibili (ma qualcuno di voi l’ha trovata??)… Il livello generale e’ imbarazzante… mi rendo conto che per quanto sia molto peggiorato, gli occhi sono puntati su di me perche’ sono praticamente l’unico che schiaccia… ovviamente la cosa nn mi dispiace… Breve allenamento, poi partita… il “problema” di giocare con gente alle prime armi e’ che ti arriva una buona alzata ogni 20min!!… e io nella mia breve ma intensa “carriera” ho sempre fatto lo schiacciatore, ala,centrale o opposto che fosse… Dopo 20 min mi arriva la prima bella alzata… in meno di un secondo decido che nn me la posso far scappare, una… una sola, ma fatta bene… devo…. DEVO farla…. rincorsa, salto… mi carico come una molla…...

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Visiting the Old Parish Church…

Oggi sono andata alla chiesa di St. Martins in the Fields, a Trafalgar Square, per prendere parte ad una visita guidata gratuita. Queste visite, organizzate mensilmente, generalmente vengono effettuate nei giorni feriali e avvengono di mattina verso le 11.30, quindi sono convenienti per turisti a spasso (con ottima conoscenza dell’inglese)/disoccupati/pensionati/studenti oppure a chi ha una mezza giornata libera (sega, ferie, lavoro part-time, fate voi). La visita dura in media un’ora e un quarto, si visita la chiesa in tutte le sue parti, comprese le gallerie, la Royal Box (cioe’ la loggia finestrata riservata ai monarchi) e tutte le zone nascoste, cripta inclusa. La guida di oggi si chiamava Ralph, era un signore barbuto e simpatico, dalla parlantina vivace. Ralph ci ha spiegato veramente tutto, sia dal punto di vista storico, che da quello religioso, artistico, architettonico, folcloristico e chi piu’ ne ha piu’ ne metta! La chiesa di St. Martin fu fondata nel medioevo dai benedettini e l’edificio attuale venne realizzato nel 1726 su progetto di James Gibbs. La chiesa e’ di gusto classicheggiante, all’esterno e’ caratterizzata da un portico a colonne e da una torre gugliata, mentre l’interno è a tre navate con volta a botte e gallerie sostenute da colonne corinzie. E’ stato molto interessante poter visitare le gallerie e vedere da vicino i bellissimi stucchi barocchi delle volte. Questi furono eseguiti esclusivamente da manovalanze italiane e...

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Visiting the Old Parish Church…

Oggi sono andata alla chiesa di St. Martins in the Fields, a Trafalgar Square, per prendere parte ad una visita guidata gratuita. Queste visite, organizzate mensilmente, generalmente vengono effettuate nei giorni feriali e avvengono di mattina verso le 11.30, quindi sono convenienti per turisti a spasso (con ottima conoscenza dell’inglese)/disoccupati/pensionati/studenti oppure a chi ha una mezza giornata libera (sega, ferie, lavoro part-time, fate voi). La visita dura in media un’ora e un quarto, si visita la chiesa in tutte le sue parti, comprese le gallerie, la Royal Box (cioe’ la loggia finestrata riservata ai monarchi) e tutte le zone nascoste, cripta inclusa. La guida di oggi si chiamava Ralph, era un signore barbuto e simpatico, dalla parlantina vivace. Ralph ci ha spiegato veramente tutto, sia dal punto di vista storico, che da quello religioso, artistico, architettonico, folcloristico e chi piu’ ne ha piu’ ne metta! La chiesa di St. Martin fu fondata nel medioevo dai benedettini e l’edificio attuale venne realizzato nel 1726 su progetto di James Gibbs. La chiesa e’ di gusto classicheggiante, all’esterno e’ caratterizzata da un portico a colonne e da una torre gugliata, mentre l’interno è a tre navate con volta a botte e gallerie sostenute da colonne corinzie. E’ stato molto interessante poter visitare le gallerie e vedere da vicino i bellissimi stucchi barocchi delle volte. Questi furono eseguiti esclusivamente da manovalanze italiane e...

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02/09/1666

Il 2 settembre del 1666 un colossale incendio, iniziato in Pudding Lane e alimentato dal forte vento, distrusse i tre quarti di Londra (le cronache riportano 200.000 persone rimaste senza tetto). La cattedrale gotica di St Paul fu interamente distrutta dal fuoco assieme ad altre 89 chiese, e sulle sue ceneri fu eretto l’edificio odierno. L’incendio divoro’ ben 14.000 edifici, ma oggi e’ ancora possibile visitare alcune vestigia di eta’ elisabettiana, come Staple Inn (High Holborn, WC1) Prince Henry’s Room (17 Fleet Street EC4) e la chiesa di Temple Church. In conseguenza del Grande Incendio una nuova disposizione di legge impose la costruzione di edifici in muratura. Inoltre, nel 1667, il dottor Nicholas Barbon apri’ il primo ufficio di assicurazioni contro i danni causati da incendio di stabili e...

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Terrorism in London

Firstly, thanks for the concern expressed by each one of you, I still haven’t finished replying to all the sms, emails, phone calls, smoke signals and pigeons sent throughout the day asking if I was still alive. Obviously I was caught in the great chaos here, worsened by the fact that, having spent the night by a friend, I found myself stuck in Swiss Cottage, with no way of going back home. Had I been out 15 min earlier I’d have found myself stuck in the tube and probably evacuating from the tunnels. Rest of the day was subsequently spent watching the news, coordinating with Mathieu (my flatmate) a feasable route home, but given the sporadic mobile network coverage, and the unlucky location of my house (Angel), which main accesses through the City and Kings Cross were effectively cut off, I decided to travel later in the afternoon. I’ve set off to travel by foot the 7-8 kms but miraculously managed to get myself on a very widely diverted bus that went straight to near my house. Meanwhile, let me stress that, as a now proud adopted Londoner, I will continue unaffected to live, work, study, party, laze, take the tube and everything else as I’ve always done. Let’s face it: I am still more likely to die from crossing the street than from a terrorist attack, and besides,...

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Saturday Morning Fever

Sabato. 9:30. Ho appena aperto gli occhi dopo una lunga notte in cui il mio sonno è stato interrotto svariate volte. Vivere a Brixton non è sempre un piacere. I miei vicini fanno più casino degli Osbournes quando Ozzy ancora si sniffava il Perù e purtroppo io ultimamente ho il sonno leggero. Un po’ come la principessa sul pisello. Ma molto più leggero. Inoltre la mia camera è un po’ fredda e stanotte avevo freddo. Anzi, sto ancora tremando. Nonostante abbia il gas a palla, non c’è verso di riscaldare la mia stanza da letto. L’unica cosa che sembra funzionare è un caldobagno DeLonghi che il mio padrone di casa mi ha lasciato in eredità. Ma ogni volta che lo accendo anche solo per 10 minuti, il mio impianto elettrico va in corto. Quindi, sto sinceramente valutando la possibilità di investire in una borsa dell’acqua calda. Ci sono ovviamente pro e contro. A dire il vero c’è un pro e un contro. Il pro è che eviterei l’assideramento notturno e il contro invece sta nel fatto che perderei parte del mio già discutibile sex appeal. A 28 anni non so se me la sentirei di dare l’ultima spallata al mio fascino. Borsa dell’acqua calda e calzettoni a letto sono legittimi solo dopo i 65. Non penso che nessuna donna, nel pieno delle sue facoltà mentali, si sognerebbe di passare...

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Adoro questo film

Girovagando nell’infinita rete, ho scoperto con piacere che è stato finalmente edito in DVD un film di Monicelli che adoro: “La Ragazza con la Pistola” (1968). L’avete visto? Nel film una bravissima Monica Vitti impersona Assunta, una ragazza di un paesino della Sicilia profonda, che, sedotta e abbandonata, parte per l’Inghilterra alla ricerca dell’uomo che l’ha disonorata (Carlo Giuffré), solo con un passaporto, una foto spiegazzata e una pistola nella borsetta, per farsi giustizia da sé. I pregiudizi, le reticenze e le leggi comportamentali di una Sicilia d’altritempi si scontrano con l’eccentricità, le novità le tradizioni di una Swingin’ London sul finire degli anni ’60. Inevitabilmente, forse, e con grande divertimento del pubblico, Assunta va incontro ad una metamorfosi irreversibile, che la sprovincializza e la fa desistere dai suoi propositi omicidi. Adoro questo film, non solo per il gioco sottile sui luoghi comuni, ma per quel senso di sorpresa e iniziale disorientamento, quella testarda ostinazione nel voler mantenere a tutti i costi le proprie abitudini e tradizioni, a volte con una punta di rifiuto e pregiudizio, e al tempo stesso lo sforzo nel cercare di migliorare, di integrarsi nella nuova cultura traendo quello che di buono essa ha da...

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LEICESTER SQUARE, TUESDAY NIGHT, 12h15AM

Jon, 23enne neozelandese, ha finito adesso la sua shift. Ha lavorato ininterrottamente per 14 ore, non ci vede piu’ dalla fame. Sta per entrare da Fiori, caffetteria pseudo italiana o per meglio dire pseudo caffetteria di origine non ben definita che sfoggia sull’insegna una scritta italiana. Facendosi educatamente strada tra piu’ o meno assidui frequentatori del West End, ha quasi raggiunto la porta del bar. Mr Big Issue e’ un’istituzione inglese. Lui e’ solo uno dei tanti londinesi di eta’ incerta che elemosinano vendendo appunto il Big Issue, la rivista dei senza dimora. Gironzola per il centro tutte le sere, con la sua copia del giornale ben in vista, cercando di racimolare qualche spicciolo e qualche sigaretta. Io mi trovo li’ per caso. Dovevo prendere la metro a Piccadilly, ma dato che la stazione e’ chiusa per qualche ignota ragione, mi tocca prenderla a Leicester Square. Mi fermo un attimo per telefonare al mio flatmate e avvertirlo della stazione chiusa. E in quel punto di Londra, involontariamente, ci incontriamo. Per la fretta di entrare, Jon non si accorge dei 20 centesimi che gli cadono dalla tasca. Ipnotizzata dal quasi inesistente tintinnio della moneta sull’asfalto, mi fermo ad osservare. Non penso a raccogliere la moneta e restituirla. Sono troppo presa a pensare al via vai di gente intorno e a questo “sconosciuto” che tra la folla si distingue non accorgendosi...

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Requiem per la balena del Tamigi

Caro iperodonte io non so se peggio sia stato arenarsi nel fiume londinese o esser stato battezzato col nome Willie. Destino doppiamente crudele. La balena Willie sopravvive sempre ci han pure fatto tre film! Tu sei morta. Un pensiero mi perseguita che forse non sei morta di morte naturale ma ti hanno soppresso, e non lo sa nessuno, perchè non hai pagato la congestion charge per entrare in zona uno. Balena, rimarrai sempre nei nostri...

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124 ragioni con cui onoro il 2005 (prima parte)

…all’abbraccio con Anna alla stazione di Maida Vale, il 15 Gennaio. …al compleanno di Ivana in una stanza di ostello ad Earls Court. …al servizio fotografico con cui io e Caterina abbiamo cercato di sfondare come modelli. … al negozio Tuklu …ai cappuccini con Caterina nel Caffè Nero di Covent Garden. …alla cadenza veneta di Caterina. …ai pranzi all’Istituto Italiano di Cultura. …alla canzone “Changes” di Tupac. …alla ragazza conosciuta in uno dei primi eventi annuali dell’Istituto Italiano di Cultura. …al gestore dell’Internet Point di Holloway Road che mi chiamava “boss”. …al saluto di Mrs Messina mentre lasciavo la sua casa siculo-inglese. …all’accoglienza di Mike nella casa di Gipsy Hill. …alla camera aggratis di Caterina. …alla camera aggratis di Eddie. …alle cinque sterline trovate per strada il 4 Febbraio. …allo sguardo di Stefano mentre gli pagavo il cappuccino con le cinque sterline trovate poco prima. …al tempo dedicatomi da Stefano. …a Londra. …alla prima chiamata di Andrea per propormi il lavoro di dimostratore di giocattoli. …ai consigli di Gabbie il giorno prima dell’intervista. …alla seconda chiamata di Andrea per confermarmi di esser stato assunto, l’11 Febbraio. …alle chiamate effettuate pochi minuti dopo a mia madre, a C. e S. …all’abbraccio con Anna cinque minuti dopo la chiamata di Andrea. …alla prima volta che ho indossato la maglietta Hamleys. …ai primi bambini fatti giocare. …alle prime scatole vendute. …al messaggio...

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X-MAS 2005

Un augurio di Buon Natale a tutti quelli che mi stanno leggendo, agli amici e ai parenti, ai presenti e agli assenti. Auguri a quelli lontani da casa e a quelli che se ne vorrebbero allontanare, a quelli che festeggeranno in gran stile e a quelli che per le feste preferirebbero sparire. Un augurio a tutti i gay che si sposeranno e a tutti gli straight che divorzieranno. Auguri a chi non trova lavoro e a chi non vorrebbe lavorare, a chi non manca niente e a chi fa salti mortali per campare. Un augurio agli amanti e a chi vorrebbe potersi amare, a tutti quelli che stanno ancora insieme e a quelli che si stanno per lasciare. Auguri a chi crede nelle favole e a chi ne sta vivendo una, a chi cucinera’ il 25 e a chi lavera’ i piatti fino all’una. Un augurio a chi ha lo spirito natalizio e a chi invece non glie ne puo’ fregar di meno, a chi e’ di questo pianeta e a chi viene considerato alieno. Un augurio a chi aspetta Babbo Natale pur non avendo un camino, un augurio a chi non ci crede ma spera comunque in un pensierino. Auguri a chi riesce a far sorridere senza dover dire niente, a chi vuole star da solo e a chi ama stare in mezzo alla gente. Auguri a chi...

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Di come ieri la Regina si è fatta pestare a sangue da cinque tifosi del Chelsea.

Venerdì pomeriggio guardavo il talk show Trisha, la solita rogna tra un lui e una lei mi stava coinvolgendo al punto da aver lasciato a metà il mio pacchetto di patatine , quando il cellulare suona. “Hello!” “Hello. It’s Betty” non sentivo la Regina dai tempi della testata che le ho mollato qualche mese fa, quel casino nato dopo il gioco per Playstation che le prestai e le provocò allucinazioni per due giorni “aiuduing, man?” Le grandi amicizie sopravvivono a tutto, anche alle craniate. “I’m allright. You?” “I’m cool. Gi, please, come here as soon as possible. We have to plan Sunday afternoon.” “Where?” “I’ll show you. My chauffeur is coming to you.” Cinque minuti dopo suona il campanello, un signore mi aspetta fuori a bordo di una Bentley. Venti minuti dopo entriamo nel parcheggio di Buckingam Palace. Mi apre subito Elisabetta, ma neanche il tempo di salutarla e subito si affretta con passo saltellato verso il corridoio e poi verso le scale del basement. “Follow me! We’ll kick their ass!” Ero contento di ritrovare la donna arzilla e contenta dei bei tempi assieme, -con quello spirito ne abbiamo combinato di cotte e di crude nei quartieri di East London – ma stavolta mi ha lasciato di stucco perché, invece del suo solito, tiratissimo abito d’ordinanza, indossava la maglietta dell’Arsenal col numero 11 di Henry e un paio di...

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Il signor party di Mr Nick Costa.

Fino alla settimana scorsa Nick Costa era uno dei manager del negozio. Molte le voci mi sono arrivate da chi lo ha conosciuto: chi ne parlava bene, chi ne parlava male, chi ne parlava così così. Io, nel mio cantuccio di tre metri quadrati in cui dimostro il mio giocattolo, ho sempre pregato Santa Diana Spencer di non offrigli spunto tanto di un rimprovero, quanto di qualsiasi bottone da attaccarmi. In sette mesi il mio rapporto umano con Nick si è tutto centrato in un pollice alzato e nel suo saluto: “Are you all right?” Venerdì ha festeggiato nel locale Digress il suo ritorno in Australia. Io c’ero e per l’occasione mi sono tagliato i capelli, sbarbato di mattina e ho indossato la camicia, premurandomi di piegarla bene all’interno dell’armadietto. Giacca di velluto marrone, camicia verde a maniche corte, jeans e All Star rosse: un figurino. Finisco di lavorare alle cinque e mi dirigo subito nel locale, dove mi unisco alla tavolata con parte del mio piano (Simon, Zamir, Tam, Tina) e altri tra manager e semplici aiutanti. Quando Nick Costa mi vede ha due bicchieri in mano, ne poggia uno sul mio tavolo e non capisco; poi mi porge la mano e allora sì, poggio io il mio bicchiere e gliela stringo. Alle otto il negozio chiude e il locale si popola di Hamleys staff. Alle nove ci...

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LONDON

Friday 16th September 2005, 1h00am. Sono appena tornata da Angel, ero al 25esimo di Jo, amica londinese. A casa ci sono tutti, i miei flatmates sono uno uno in camera e l’altro a guardare la tv, la mia amica Sara si e’ addormentata sul divano aspettandomi, un ragazzo nostro ospite per un paio di giorni sta silenziosamente scrutando una piantina di Londra. Squilla il cellulare, numero sconosciuto. Orario strano per ricevere chiamate. E’ Silvia, nostra amica bolognese. Ha appena fatto scalo a Stansted, alle 6h40 di mattina un altro aereo la portera’ in Portogallo, dove restera’ 9 mesi per l’Erasmus. A sentire il nome ‘Silvia’ Sara si sveglia di colpo. Non possiamo crederci che sia a cosi’ poca distanza da noi. Sara e Silvia sono tra le cose piu’ belle capitatemi qui a Londra. Io di Firenze, Sara di Roma, Silvia di Bologna. Ci siamo conosciute tre anni fa’ a Londra e siamo diventate ‘sorelle’ dopo un weekend a Lucca. Ci parlo al telefono per 10 minuti, lei quasi non ci crede che con me c’e’ pure Saretta. Ci parlo io, ci parla Sara, ci parla Riccardo (il mio flatmate, capostipite di questa famiglia londinese). Quando riattacchiamo siamo felici, si, ma allo stesso tempo avremmo voluto saper prima del suo scalo, per organizzarci e incontrarsi. Sono 6 mesi che non ci vediamo tutte e tre insieme. Sono le 1h15...

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Dio Salvi la Pagina Tre del Sun

Si chiama “The Sun” ed è il più diffuso tabloid inglese. Tra i quotidiani inglesi ricopre il ruolo che Studio Aperto ha tra i telegiornali italiani (tanto che tre quarti della prima pagina odierna titolano “£1M Sun Poker”, pubblicità di un gratta e vinci incluso all’interno). Si chiama “pagina 3 del Sun” e ogni giorno vi compare una modella seminuda. Esisteva, esiste ancora forse, in Italia un giornale chiamato Teletutto, che sotto le veste di una rubrica televisiva con palinsesti e orari, inseriva donnine nude con la stessa gratuità. Si chiama Ruthie ed è la modella scoperta pochi giorni fa nella pagina 3 del Sun. Sedevo nel treno che da Wimbledon Park mi portava a Wimbledon, visita di massimo venti minuti per un’urgenza bancaria. Senza Ipod. Senza libro. Senza Sudoku. Senza nulla da fare. Quand’ecco di fianco a me una copia stropicciata del giornale The Sun. Prendo e sfoglio. Neanche il tempo di entrare nello spazio approfondimenti, che questo capolavoro della natura mi compare davanti e io cerco di assumere lo sguardo di chi legge un editoriale di Panebianco nel Corriere, ma mi scoppia il sorriso inequivocabile di chi ha dato un senso alla sua giornata (e in un giorno senza lavoro, con pioggia incessante e con un filo di febbre a impesantirmi la testa, è il massimo che mi poteva succedere). Di tipe come questa, in negozio, me...

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BRISTOL

I’ve been to Bristol last week, 6 days in total, living in a University Hall, the type that brings out suicidal instincts, if you have any. But do not worry, you will only think about it, you could not possibly commit one in there as it is a too much safe environment. University Hall is a big complex of student flats, rent out to tourists during summer. I was in Bristol for work and I shared a flat with 4 female colleagues. It’s fundamental to point out that we were 5 women with 1 bathroom, sharing the most depressing student apartment in southern England. In fact that flat looked amazingly gloomy. If you are thinking of starting Uni in Bristol, keep at safe distance from University Hall. Five bedroom apartment, dull and unfriendly as much as it could be. Five single rooms identical one to the other, same plaintive bed sheets, same ugly curtains, same room sizes, same number of plastic hangers in the wardrobes. Five rooms clone of each other, you could only try to guess from which one the others have been cloned. There was no point in choosing your room, as they looked exactly the same. I wonder if it is an English thing. Like at college: same uniform for everyone. Great idea if the uniforms were actually fair. The kitchen was even more sad then...

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Che Belli i Proms!

E’ ricominciata la stagione dei Proms, il festival di musica classica della Royal Albert Hall. Il programma e’ ben nutrito e per tutti i gusti (nonche’ per tutte le tasche, si puo’ anche stare in piedi x solo £4) e ho gia’ individuato dei concerti interessanti a cui mi piacerebbe andare. By the way, tutte le serate sono trasmesse in diretta alla radio (BBC3) e alla tv (BBC4). L’intera programmazione dei Proms si puo’ trovare a questo indirizzo:...

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My Tiramisu… revealed!

As promised many times before, here is my uncensored illustrated guide to making a Tiramisu. All the gory detail has been kindly photographed by my flatmate Mathieu. Gangsta’ cooking… Recipe protocol dictates I should start with a listing the ingredients, and who am I to argue? 750g of Mascarpone 4 eggs Loads of sponge biscuits 200g of sugar 2 mugs of coffee 2 glasses of Rum Powder chocolate. Firstly I separate the whites from the yolks of the eggs. Then add the sugar to the eggs and beat… … till you get a lovely uniform yellowy thingy… Then it’s time to add the Mascarpone. And mix the whole thing further, blessing electric food appliances… Thinking they used to do all this by hand! Remember the egg whites? They need serious beating as well… till you get a sort of nice big foam… And add it to the whole mixture… I discovered not long ago that you really cannot shortcut this step. Beating the shit out of the whites separatly adds softness to the whole cream. And admire this fine-looking cream… Phase 2 The coffee is brewed, the strongest the better. Credit fully goes to Mathieu for the coffee making… Pour some rum in a container. Some do it without any alcohol but I find it adds a character to the cream. And it also means that one brand of...

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“In Inghilterra non ci sono bidet perchè la cacca inglese è semplice.”

Ora: 17:30 Luogo: sala riposo del negozio, all’ultimo piano. Nejar è un ragazzo originario delle Mauritius, lavora come dimostratore nel reparto costumi, parrucche e scherzi, indossa scarpe da clown e sembra indossare anche la parrucca di Telespalla Bob, ma in realtà i lunghi capelli ricci sono tutti suoi. Da quando abbiamo ascoltato insieme “Sere Nere” – gli piace un sacco Tiziano Ferro – mi ha preso in simpatia; a me è bastato che un giorno comparisse nel mio piano con il portafogli che avevo dimenticato nello spogliatoio. Mi invita ad occupare l’unico posto libero nel tavolo per quattro. Di fianco a lui Rose, la ragazza più affascinante del negozio, dimostratrice dello smalto per disegnarsi le unghie, diciassettenne. Poco tempo fa ho scoperto che è fidanzata con Nejar da due anni e considerando lui un ragazzo più interessante che bello, penso se la meriti tutta. Di fianco a me Darren, australiano, d’Estate è stato dimostratore degli spirografi, poi ha lasciato per fare l’attore nel musical Cinderella, ora è tornato come dimostratore di pennarelli invisibili. Non ricordo come, ma iniziamo a parlare di pulizia. Nejar: “Quando ero bambino io mi facevo il bagno una volta a settimana.” Rose: “Chissà quanto puzzavi allora.” Io: “Anche io, facevo il bagno ogni Domenica.” Darren: “Poi da piccoli, che si suda così tanto, si dovrebbe lavarsi una volta al giorno.” Visto che Rose è l’unica...

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urge disquisizione..

Qui in terra angla il freddo non lo sentono. Ho visto ragazze sfidare il nevischio e la temperatura di un grado sopra lo zero sfoggiando il bel pancino nudo! Mentre io vado in giro scafandrata, con cappotto, guanti di lana, sciarpona, berrettone e stivali, somigliando ad una creatura a meta’ tra la Lara del Dott. Zivago e una nonna nevralgica, loro mostrano la coscia gnuda e la scollatura vertiginosa, vanno in giro con le scarpe con il tacchetto e la magliettina, mentre il cappello e’ un vezzo, la sciarpa fa solo glamour. E nessuna sembra soffrire l’assideramento! Ma come...

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Ode al re sole

Londra sotto il sole e’ un’altra cosa. E’ cosi bella, cosi colorata, cosi attraente… come resisterle? Sono giorni che passeggio per Londra, mi sento in vacanza, mi sento una turista, mi sento… felice! Passo (poco) tempo al computer ma dall’Italia ho portato parecchi nuovi dischi quindi venerdi mi raccomando, sintonizzati su LifeFM perche’ ce ne saranno delle belle… Tra le anticipazioni, una chiacchierata con Omar Pedrini. Imperdibile! Attendo richieste, commenti e domande per Omar come sempre a questa email> gabriella@lifefm.org.uk. Per il momento, torno al sole, finche’...

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THE MOST IMPORTANT MEAL OF THE DAY…

Adesso si che mi sento cambiata. E’ avvenuto l’impensabile. Rinnegatemi italiani se volete, vi capisco! Ho raggiunto l’apice dell'”inglesizzazione”. Non si tratta piu’ di scusarsi diecimila volte o di parlare perennemente al condizionale. Passi pure il restare incollati alla televisione di sabato sera per vedere X Factor, ma a tutto c’è un limite e vi do regione. E’ successo. Non voglio giustificarmi con voi, voglio solo tentare di farvi capire come sono andati realmente i fatti. Quasi mi vergogno a raccontarvelo, ma se ve lo confido magari mi sento meglio, giusto per togliermi il peso dallo stomaco. L’altra mattina… in cucina… per la prima volta…ho preparato un’English Breakfast. Pfuuuu. L’ho detto. Non fate quelle facce scandalizzate, lasciatemi spiegare. Non ho completamente abbandonato brioche e cappuccino, solo la brioche. English breakfast e cappuccino, ancora non ho avuto il coraggio di dirlo a mia mamma. Le cose sono andate così. Quella mattina mi sono alzata con una voglia matta di Scramble Eggs. Non leggete con quell’ aria sconcertata. Da quando ho mangiato per la prima volta scramble eggs, la mia concezione di colazione è stata completamente sconvolta. Volevo quelle uova strapazzate e, per risparmiare i £4 di spesa in un café, me le sarei preparate da sola. Consulto il mio ricettario di fiducia: Google. 1,740,000 risultati per Scramble Eggs. Scelgo la ricetta che mi ispira di piu’ tra le prime cinque...

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Molto Pittoresco!

C’era una volta, a Firenze, una pala d’altare dipinta da Frate Angelico nel lontano 1439 per la chiesa del convento di San Marco. La pala restò al suo posto per tanti secoli, rischiarata dalle candele e incensata dai riti quotidiani, finché un giorno, un francese di nome Napoleone, decise di condurre una campagna in Italia per conquistare “onore, gloria e ricchezze”. Il 29 giugno 1796 questo ventisettenne ambizioso giunse a Firenze, dove aveva anche uno zio canonico, e tra confusione, razzie e andirivieni di soldati, l’opera del frate Angelico fu smembrata in tanti pezzi diversi, che finirono assai lontano, in Germania e poi anche negli USA. Tuttavia, due di questi pezzi non si trovavano più e gli studiosi, consideravano la pala incompleta. Ma c’è un’altra storia. C’era una volta, in Inghilterra, una signora inglese, tale Jean Preston, che era molto colta e sapeva decifrare le scritture dei manoscritti medievali. Era talmente brava che negli anni Sessanta l’avevano chiamata a lavorare come curatrice per un’università della California. Mentre era laggiù, la signorina Preston pensò di fare un bel regalo a suo padre e acquistò due dipinti su tavola, di scuola italiana, raffiguranti dei santi monaci, dall’aria ascetica e meditativa. Il signor Preston fu molto felice del dono e quando morì, nel 1974, lasciò i due santi monaci ritratti su fondo dorato in eredità a quella sua figlia tanto studiosa e ispirata....

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Very Punk Indeed.

In treno con noi, alla fine del concerto, c’è una famiglia. I genitori sono due persone normali, due quarantenni che vedreste il sabato pomeriggio al supermercato, con il carrello carico delle provviste per la settimana. La figlia avrà otto, nove anni. I capelli sono raccolti ai lati da due lunghe trecce; sopra sono incollati in una lunga cresta; nella maglietta campeggia la copertina del quarto album dei Rancid, LIFE WONT WAIT. Il figlio avrà dieci, undici anni. I suoi capelli, tinti di rosso, sono tutti sparati in aria; i pantaloni attillati hanno una fantasia scozzese a quadri, su sfondo colore rosso. Questa famiglia è un fenomeno. Immagino i loro genitori alla mia età, punk duri e puri con la passione per un gruppo appena emerso nelle scene musicali come perfetto erede dei Clash e dei Ramones. I Rancid. Forse anche loro si facevano le cassette con le compilation delle loro canzoni migliori. Forse anche lui li aveva fatti conoscere a lei. Forse anche lei li cantava durante i viaggi in macchina. Due ore prima il palco si oscura davanti a me, a pochi metri dalla transenna. Stuart è dietro. “Soon! Very soon!” non smette di dire. Poco prima scherzavamo su un tipo con la cresta rossa, il chiodo con gli spuntoni e gli anfibi pesanti. Abbiamo immaginato che all’uscita ci fosse la mamma ad aspettarlo in macchina, abbiamo immaginato...

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Piccole cose

Lo stare in Italia per me ha il sapore delle piccole cose… dei piccoli piaceri… il calore della gente, il marmo rosa a Verona che si scalda al sole, il caffe’ fatto con la macchinetta a casa di mio padre, il giretto in moto sulle colline, il bicchiere di vino in piazza il sabato prima di pranzo… piccole cose… Mi piace ritornare a casa mia, in un paesotto nelle campagne del profondo nordest… mi piace tornare a quel ‘piccolo mondo antico’… mi piace camminare per quella strada che passa davanti alla chiesa di famiglia, alle case di nonne e zie fino all’ufficio di mia madre… mi piace il calore dei vacchietti con cui mi fermo a fare 2 chiacchiere… Un mondo con un sapore familiare dove ancora il dottore e il parroco vano a trovare la gente a casa, dove la sarta passa il pomeriggio a cucire a casa di mia nonna per figli, nipoti e bisnipoti… Un mondo di cui riesco ancora a sentirmi un po’parte, nonostante ormai abbia ben pochi amici rimasti li… eppure un mondo che ancora nn riuscirei ad accettare completamente, ancora non sufficiente a farmi pensare di tornare… nn...

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A raven cried “Croack” and they all tumbled down

Mercoledì mattina, il mio giro turistico parte dal Tower Bridge, opera geniale di ingegneria civile e di architettura vittoriana, in uno stile gotico-fantasioso, che fa un pò Disneyland. Piove e c’è un ventaccio freddo; con la fedele guida blu in mano, l’indice tra pagina 102 e pagina 103, l’ombrello inutilizzabile sotto l’ascella -tipo baguette – e il cappuccio del soprabito calato in testa, sembro il Gobbo di Notre Dame! Ho rimediato 2 ingressi gratuiti per la Torre di Londra, che infatti non avevo mai visitato prima, a causa dell’esoso prezzo del biglietto (quindici pounds), e, come un novello Aigor , attraverso trotterellando il ponte per incontrare un’ amica e proseguire con lei il giro turistico. La Torre di Londra è un complesso di edifici interessanti, tra i più antichi in città. Per certi versi si tratta di un medioevo ricostruito, ad uso turistico, con stanze ridipinte di fresco e re e giullari che vagano tra le mura addentando panini nell’ora di pausa. Al tempo stesso è un luogo che trasuda storia e tradizione, da un lato corone e scettri regali incrostati di diamanti grossi come uova e dall’altro celle umide e anguste, intessute di graffiti e disperazione. Qui, tra orgogliosi Beefeaters e corvi ben nutriti, che non possono e non devono volare via, le epoche si mescolano in un crogiuolo di stili diversi: finestre tudor, mura normanne, street-lamps vittoriane...

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Vado al Massimo

Sono le 3 del mattino e sono seduto sul mio letto in un Hotel da qualche parte in Città del Messico. Non riesco più a dormire per via del fuso. Per me sarebbero le 9 del mattino e a questa ora sono solitamente in piedi. In genere la mia sveglia suona alle 8:30 ed il mio orologio biologico mi ricorda che dovrei già essere in metropolitana. La parte divertente è che sono praticamente esausto dopo 11 ore di volo. Era la prima volte che passavo così tanto tempo su un aereo e devo dire che non è un’esperienza positiva. Ranicchiato in una poltroncina in economy non sapevo proprio come riempire il mio tempo. Leggere? Ci ho provato ma la luce mi dava fastidio. Dormire? Ok, era un’opzione, ma dietro di me c’erano due tipi messicani che facevano un casino incredibile e che, complice una super dose di vodka lemonade, hanno iniziato a cantare tutto il loro repertorio in stile mariachi (andale, andale, arriba, arriba…). Fortunatamente per ragioni di sicurezza i chitarrozzi e i sombreros sono rimasti a terra. Ho anche provato a farli smettere. La prima volta da vero gentiluomo ho fatto notare che il tono dei loro stornelli era troppo elevato. Tutto ok per 20 minuti. Poi, dopo un altro paio di vodka lemonades, hanno ricominciato. La seconda volta gli ho spiegato con tono seccato che intendevo che...

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Londra dal secondo piano

“Magari c’e’ un posto libero nella prima fila?”. Lo penso sempre, salendo le scale dell’autobus che portano al piano superiore. Sono a Londra da piu’ di un anno e mezzo e non ho mai smesso di apprezzare un’ altra bella particolarita’ londinese, l’autobus a due piani. Vado sempre al piano superiore e guardo una bellissima citta’ scorrermi al fianco come dal balconcino di un teatro. Il caro autobus a due piani londinese si e’ evoluto col tempo: dopo la guerra cominciarono a diffondersi i vecchi Regent della AEC e Titan della Leyland che avrete visto in quelche vecchio film, quelli col grosso radiatore verticale anni trenta. Questi autobus avevano gia’ il frontale asimmetrico – con la cabina del conducente a fianco del cofano del motore – che divenne cosi’ famosa in seguito. Tipico era inoltre il sano spirito pratico che informava la vita prima dell’ossessione della “health and safety”: la parte posteriore era aperta e potevi scendere dall’autobus sanza essere, come oggi, tenuto in ostaggio nel mezzo di oxford street, in una selva di semafori rossi, la prossima fermata un lontano miraggio; potevi perfino – incredibile dictu – scendere o salire in corsa! C’e’ da tremare al pensiero che ci sia stato un tempo nel quale si lasciava al singolo la scelta di decidere, tutto da solo, se e quando qualcosa era pericoloso…. delle innumeri stragi che questa mentalita’...

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L’Estate Sta Finendo

L’estate sta finendo, e un anno se ne va. Sto diventando grande, lo sai che non mi va ah ah ahhhh. Continuano le citazioni degli anni ottanta, che fanno sempre la loro porca figura. Se pensate che nel post di oggi si parla di fine dell’estate come periodo triste, vi sbagliate di grosso. Io, infatti, a differenza dei Righeira, adoro l’autunno. Sono nato l’ultimo giorno d’estate e di conseguenza l’autunno è la prima stagione in cui ho vissuto e ho fatto le mie prime esperienze (niente di eccitante, le solite cose: pipì, ruttino e cosi via). E poi c’è quest’aurea poetica che pervade le giornate autunnali. Le foglie ingiallite che si depositano sui marciapiedi, le giornate che si accorciano, le prime piogge pesanti e la vendemmia. Quest’atmosfera malinconica stimola la mia fantasia e quindi penso che sarà un periodo prolifico sia per quanto riguarda il mio lavoro che per il mio blog. Purtroppo l’autunno mi rende anche abbastanza vulnerabile sotto il profilo sentimentale. È un paio di anni che per me l’inizio dell’autunno coincide con l’inizio o la fine di storie importanti. E quest’anno ero intenzionato a non farmi fregare. Il problema è che quando si parla di signorine la mia forza di volontà spesso vacilla e tutto va a finire a puttane (metaforicamente parlando). È un paio di settimane che mi sono imposto un rigido programma di disintossicazione...

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EXTRA EXTRA… READ ALL ABOUT IT!

Trovare lavoro come comparsa per televisione e cinema è il sogno di molti, riuscire a mantenersi con un lavoro del genere è un’utopia. Chiariamo alcuni punti. Lavorare come “extra” non vuol dire recitare. Un background artist non è un attore, ma una qualunque persona casalinga, studente, selfemployed, o comunque con un qualsiasi lavoro flessibile al punto da riuscire ad accettare last minute jobs per arrotondare lo stipendio. Non bisogna aver studiato recitazione per essere un extra, né tanto meno essere fotogenici. Basta essere persone comuni. Diventare una comparsa a Londra è relativamente semplice: bisogna registrarsi in una Casting Agency. Di agenzie di casting ce ne sono una valanga, ma quelle valide e con le carte in regola si possono contare su una mano. Per prima cosa tenete presente che la Casting Agency non vi chiederà né book fotografici, né tantomeno soldi “upfront”. C’è una registration fee annuale, in genere di £50, che verrà detratta dal tuo primo lavoro. Sarà poi l’agenzia stessa, al momento della registrazione, a farti due foto per il loro archivio, un primo piano e una a figura intera. L’unica difficoltà vera e propria è riuscire a registrarsi, in quanto registrano solo una volta l’anno e la domanda è alta. Una volta registrati poi, non pensate di venir chiamati subito per un lavoro, possono passare dei mesi, e in genere ti danno pochi giorni di notice....

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Scaletta del 29 settembre

Eccoci qui, le canzoni dell’ultima puntata di The ITalian Job, appena mandate in onda, assieme all’intervista a Manuel Agnelli. Tra poco sara’ disponibile la versione in podcast per poterla riascoltare, appena la metto su vi avviso… JETLAG feat. RAF E’ necessario NEFFA Il mondo nuovo COR VELENO Dillo un’altra volta GIANNA NANNINI Io JOVANOTTI Falla girare AMIR feat. NEFER Shimi (BASSI MAESTRO rmx) TILAK Evocazione/silenzio FRANCO BATTIATO Perduto amor DOTTOR LIVINGSTONE Tutto è relativo CAPAREZZA La mia parte intollerante MARCO PARENTE La mia rivoluzione PACIFICO L’incompiuta AFTERHOURS Bye bye bombay AFTERHOURS The thin white line AFTERHOURS Ballad for my little hyena LIGABUE Cosa vuoi che sia VERTIGINI Call me crazy RADIODERVISH Tu si na cosa grande VINICIO CAPOSSELA Moskavalza LUNAPOP 50 special PATRIZIA LAQUIDARA Agisce SIMONA SALIS Su chi mi praxidi L’AURA Una favola PIERO MAZZOCCHETTI Amore mio ELISA Electricity PLANETFUNK Stop...

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Honi soit qui mal y pense

Dato che avevo la giornata libera, ne ho approfittato per vedere un’amica a pranzo. Bighellonare mentre il resto del mondo lavora è un’arma a doppio taglio: a volte mi assale una specie di depressione e mi sento inutilmente stanca, come un nuotatore impazzito che si sbraccia annaspando nella direzione opposta a quella di gara; altre volte assaporo la condizione privilegiata di non dover fare file, di non incrociare migliaia di sventurati pendolari sul mio cammino e di trovare sempre un posto libero, sia sul bus, che al ristorante o al cinema. Per l’incontro conviviale sono rimasta in zona e la scelta è caduta su un locale pseudo-francese di qualità accettabile. Poi, la mia amica, pressata dagli impegni, mi ha salutato in fretta e furia non appena terminato di pranzare e io ho deciso di restare a Greenwich a fare un pò la turista pelandrona. Dato che c’era un mercatino in via di sbaraccamento dietro la chiesa di St. Alfege, sono andata a curiosare tra i banchi semispogli e mi sono soffermata su quello di una tipa che nell’aspetto tradiva lontani trascorsi da figlia dei fiori. Tra una chiacchiera e l’altra, ho comprato un libricino di massime, pensieri e citazioni di personaggi celebri stampato a Londra nel 1905, una cartolina italiana -stessa epoca – del celebre Golfo con Vesuvio e pino marittimo, e una collana in vetro, effetto ametista (tutto...

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Intervista a Manuel Agnelli (Afterhours)

Nonostante le numerose date realizzate negli Stati Uniti e in giro per l’Europa, ieri i mitici Afterhours hanno calcato per la prima volta un palco londinese (quello di The Fly su New Oxford Street, grazie anche all’energetica Emma!). Un sogno che si avvera per il cantante del gruppo Manuel Agnelli, che ha condiviso con The Italian Job quattro chiacchiere in inglese. L’intervista andrà in onda venerdì 29 settembre 2006 come al solito da mezzogiorno alle 2, nell’ultima puntata dell’appuntamento estivo. Ma The Italian Job ripartirà presto, anzi prestissimo, in una versione invernale decisamente più imbottita per affrontare le lunghe giornate invernali. Se vuoi mandarmi qualche richiesta speciale o qualche pensiero per l’ultima puntata, l’indirizzo è, come sempre, gabriella@lifefm.org.uk. A venerdì! PS se hai tempo, fai un salto su...

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Scaletta 22 Settembre 2006

Ecco i brani mandati in onda nella puntata di ieri, The Italian Job. A breve sarà disponibile il podcast della puntata, inclusa l’intervista a Omar Pedrini. Stay tuned! gabry x 1. TIZIANO FERRO Stop! Dimentica 2. CLUB DOGO Cani sciolti 2006 3. AFRICA UNITE Sotto pelle 4. JOVANOTTI Mi fido di te 5. ELISA & TINA TURNER Teach me again 6. RADIODERVISH Amara terra mia 7. CARMEN CONSOLI Maria catena 8. SAMUELE BERSANI La soggettiva del pollo arrosto 9. BARBARA CAVALERI Aria 10. GIANNA NANNINI Sei nell’anima 11. LIGABUE L’amore conta 12. CAPSICUM TREE Eleanor Rigby 13. SERGIO CAMMARIERE Nessuna è come te 14. NICKY NICOLAI E la chiamano estate (LTN MACHINE RMX) 15. GIANLUCA GRIGNANI Bambina dallo spazio 16. PLANETFUNK Laces 17. BENNATO & BRITTI Notte di mezza estate 18. ZUCCHERO Diavolo in me 19. FLAMINIO MAFFIA feat. MAX PEZZALI 1. OMAR PEDRINI Shock 2. OMAR PEDRINI La follia 3. OMAR PEDRINI Ragazzo non avere paura 4. OMAR PEDRINI Amore...

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