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80 anni di onorato servizio

ll red double decker compie 80 anni e si prepara ad andare in pensione. Il primo modello definitivo di autobus a due piani nacque nell’ottobre del 1925, preceduto da una versione eduardiana rudimentale, con i posti sul tetto scoperto, e dall’OmniBus, il famoso antenato vittoriano a due piani, trainato da cavalli e in giro per Londra gia’ dal 1829. Dopo essere sopravvissuti alla privatizzazione dei trasporti, nel 1994, e al Nuovo Millennio, a gennaio 2006, gli ultimi duecentocinquanta RouteMasters, caratterizzati da una linea anni ’50 e da una piattaforma posteriore aperta su cui si può salire o scendere “al volo”, andranno in pensione La Routemaster Association, composta da un certo numero di bus-entusiasti, vorrebbe vedere i gloriosi red double deckers andare in giro per sempre nelle strade della city. “Non c’e’ nulla che possa essere comparato ai Routemasters per affidabilita’ e longevita’”– ha dichiarato il presidente, Andrew Morgan. Lui ne possiede uno, un single-decker, e lo guida in competizioni storiche, affermando che il vetusto veicolo non lo ha mai lasciato a terra. Ma aggiunge:”Se devo essere realistico, so che un giorno questi autobus saranno destinati a sparire”. Con la loro piattaforma aperta i Routemasters non sono adeguatamente sicuri e i loro oppositori hanno fatto notare come i moderni autobus con porte a controllo idraulico abbiano ridotto il numero di incidenti o ferimenti subiti dai passeggeri. Inoltre l’alta piattaforma ha...

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Caro Babbo Natale, quest’anno penso che ho fatto da bravo…

Caro Babbo Natale quest’anno penso che ho fatto da bravo. L’hanno scorso mi hai regalato un biglietto d’aereo per Londra di sola andata e sono stato talmente bravo che non ho ancora comprato quello di ritorno. Forse lo comprerò quando sarò grande. A lavoro sono sempre puntuale e talvolta inizio anche prima. Un giorno ho addirittura saltato la mia pausa pur di lavorare! Ogni tanto do qualche moneta agli uomini poveri. Loro alzano sempre lo sguardo per ringraziarmi e mi augurano tanta fortuna. Un giorno un signore mi ha fermato per strada perché la sua macchina non aveva più benzina e voleva soldi per comprarla. Io gli ho dato una sterlina. Lui voleva di più, diceva che me li avrebbe rispediti a casa, io gli ho detto che non avevo altro, ma era una bugia. Mi hanno sempre detto che c’è gente cattiva e non bisogna mai fidarsi di nessuno. A casa pulisco sempre i piatti subito dopo che mangio e lavo anche il pavimento. Oggi ho sgrassato anche il forno. Nessuno me l’ha chiesto, ma ne avevo voglia. A lavoro non dico mai che il mio giocattolo è il più venduto nel negozio, perché sarebbe una bugia. Non dico neanche che è il più figo, perché sarebbe una bugia. Un giorno un cliente mi ha chiesto consiglio per un giocattolo per suo nipote e io gli ho consigliato...

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RapIdE

sul finire della giornata… quando ormai fuori e’ buio… ( a ben vedere e’ buio da almeno 2 ore!!)… passo da hoochy… … argomenti sul tappeto… … sono tornato in modalita’ orso dopo aver avuto per qualche gg C. in visita… e’ sempre bello ritrovare vecchi amici… so che cosa sta passando, schiacciata tra una fine e un nuovo inizio ma ancora nel “limbo” tra le due cose… abbiamo passato qualche giorno tra passeggiate, mercatini… paure e speranze confessate… ho ritrovato sospiri e sorrisi che sono stati con me qualche tempo fa… anche se per lei e’ probabilmente un po’ + tosta… la sua permanenza e’ caduta perfettamente tra una gita a Parigi (pranzo di natale del laboratorio) e quella di ieri a Calais (quest’ultima motivata dalla semplice idea di andare a comprare qualcosa oltre confine)… quindi oggi primo giorno intero in lab… ritorno alle mie piante/batteri e sudate carte, ma ovviamente anche ritorno a mail/blogs e affini… rispondo…. rispondo dopo giorni… rispondo a chi mi scrive per “lavoro”, a chi si chiede come sto… a chi mi aggiorna su evoluzioni amorose… gia’… la solita storia… le solite storie… storie belle, semplici, equilibrate e serene…(vuote?)… forse giuste, forse solo dettate dalla paura di volare… o altre storie, storie che travolgono… logorano… che ti portano sulle rapide su e giu… storie di lacrime e grandi risa… beh, io so che...

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PLAYING BEING A SONGWRITER

Was it the beginning or the end? I wasn’t sure to understand. Looking down for a while I thought “I’m gonna cry”, But a jingle from one side Made me look up for one night And instead I laughed and smiled. Then I walked away from there, Concentrating on who you were, Trying to figure out your words And their meaning in my world. Endless efforts to fade it out, It’s just a memory and I wanted to shout. Not to put ourselves on show, But for everyone to know. So I was about to cry, To cry out why you lied, Why you lied with so much passion, All our feelings in discussion. Then I looked up in the sky And again I laughed and smiled. In teoria volevo scrivere un testo per una canzone, in pratica e’ venuta fuori questa… Comunque sono solo al primo tentativo… Prima o poi ci riusciro’, I’m confident! Help me...

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Genio e sregolatezza

George Best, uno dei piu’ grandi e carismatici giocatori nella storia del calcio e’ morto a 59 anni, perdendo la sua lunga battaglia contro l’alcolismo. Best e’ deceduto oggi pomeriggio, alle 12.55, al Cromwell hospital di Chelsea, dove era ricoverato dal 1 ottobre. Il Manchester United ha tributato a Best il suo ricordo con queste parole: “Il piu’ grande giocatore di tutti i tempi. Naturalmente atletico, forte, sicuro e baciato dal genio, la sua carriera fu una delle piu’ fulgide della sua generazione. Le sue virtu’ furono leggendarie. Per i goals, il dribbling audace e tutti i meravigliosi ricordi, il Manchester United e le sue legioni di fans nel mondo agli saranno sempre grati. Proviamo un grande senso di perdita, ma il suo spirito e il suo talento vivranno...

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Il signor party di Mr Nick Costa.

Fino alla settimana scorsa Nick Costa era uno dei manager del negozio. Molte le voci mi sono arrivate da chi lo ha conosciuto: chi ne parlava bene, chi ne parlava male, chi ne parlava così così. Io, nel mio cantuccio di tre metri quadrati in cui dimostro il mio giocattolo, ho sempre pregato Santa Diana Spencer di non offrigli spunto tanto di un rimprovero, quanto di qualsiasi bottone da attaccarmi. In sette mesi il mio rapporto umano con Nick si è tutto centrato in un pollice alzato e nel suo saluto: “Are you all right?” Venerdì ha festeggiato nel locale Digress il suo ritorno in Australia. Io c’ero e per l’occasione mi sono tagliato i capelli, sbarbato di mattina e ho indossato la camicia, premurandomi di piegarla bene all’interno dell’armadietto. Giacca di velluto marrone, camicia verde a maniche corte, jeans e All Star rosse: un figurino. Finisco di lavorare alle cinque e mi dirigo subito nel locale, dove mi unisco alla tavolata con parte del mio piano (Simon, Zamir, Tam, Tina) e altri tra manager e semplici aiutanti. Quando Nick Costa mi vede ha due bicchieri in mano, ne poggia uno sul mio tavolo e non capisco; poi mi porge la mano e allora sì, poggio io il mio bicchiere e gliela stringo. Alle otto il negozio chiude e il locale si popola di Hamleys staff. Alle nove ci...

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LONDON

Friday 16th September 2005, 1h00am. Sono appena tornata da Angel, ero al 25esimo di Jo, amica londinese. A casa ci sono tutti, i miei flatmates sono uno uno in camera e l’altro a guardare la tv, la mia amica Sara si e’ addormentata sul divano aspettandomi, un ragazzo nostro ospite per un paio di giorni sta silenziosamente scrutando una piantina di Londra. Squilla il cellulare, numero sconosciuto. Orario strano per ricevere chiamate. E’ Silvia, nostra amica bolognese. Ha appena fatto scalo a Stansted, alle 6h40 di mattina un altro aereo la portera’ in Portogallo, dove restera’ 9 mesi per l’Erasmus. A sentire il nome ‘Silvia’ Sara si sveglia di colpo. Non possiamo crederci che sia a cosi’ poca distanza da noi. Sara e Silvia sono tra le cose piu’ belle capitatemi qui a Londra. Io di Firenze, Sara di Roma, Silvia di Bologna. Ci siamo conosciute tre anni fa’ a Londra e siamo diventate ‘sorelle’ dopo un weekend a Lucca. Ci parlo al telefono per 10 minuti, lei quasi non ci crede che con me c’e’ pure Saretta. Ci parlo io, ci parla Sara, ci parla Riccardo (il mio flatmate, capostipite di questa famiglia londinese). Quando riattacchiamo siamo felici, si, ma allo stesso tempo avremmo voluto saper prima del suo scalo, per organizzarci e incontrarsi. Sono 6 mesi che non ci vediamo tutte e tre insieme. Sono le 1h15...

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Dio Salvi la Pagina Tre del Sun

Si chiama “The Sun” ed è il più diffuso tabloid inglese. Tra i quotidiani inglesi ricopre il ruolo che Studio Aperto ha tra i telegiornali italiani (tanto che tre quarti della prima pagina odierna titolano “£1M Sun Poker”, pubblicità di un gratta e vinci incluso all’interno). Si chiama “pagina 3 del Sun” e ogni giorno vi compare una modella seminuda. Esisteva, esiste ancora forse, in Italia un giornale chiamato Teletutto, che sotto le veste di una rubrica televisiva con palinsesti e orari, inseriva donnine nude con la stessa gratuità. Si chiama Ruthie ed è la modella scoperta pochi giorni fa nella pagina 3 del Sun. Sedevo nel treno che da Wimbledon Park mi portava a Wimbledon, visita di massimo venti minuti per un’urgenza bancaria. Senza Ipod. Senza libro. Senza Sudoku. Senza nulla da fare. Quand’ecco di fianco a me una copia stropicciata del giornale The Sun. Prendo e sfoglio. Neanche il tempo di entrare nello spazio approfondimenti, che questo capolavoro della natura mi compare davanti e io cerco di assumere lo sguardo di chi legge un editoriale di Panebianco nel Corriere, ma mi scoppia il sorriso inequivocabile di chi ha dato un senso alla sua giornata (e in un giorno senza lavoro, con pioggia incessante e con un filo di febbre a impesantirmi la testa, è il massimo che mi poteva succedere). Di tipe come questa, in negozio, me...

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BRISTOL

I’ve been to Bristol last week, 6 days in total, living in a University Hall, the type that brings out suicidal instincts, if you have any. But do not worry, you will only think about it, you could not possibly commit one in there as it is a too much safe environment. University Hall is a big complex of student flats, rent out to tourists during summer. I was in Bristol for work and I shared a flat with 4 female colleagues. It’s fundamental to point out that we were 5 women with 1 bathroom, sharing the most depressing student apartment in southern England. In fact that flat looked amazingly gloomy. If you are thinking of starting Uni in Bristol, keep at safe distance from University Hall. Five bedroom apartment, dull and unfriendly as much as it could be. Five single rooms identical one to the other, same plaintive bed sheets, same ugly curtains, same room sizes, same number of plastic hangers in the wardrobes. Five rooms clone of each other, you could only try to guess from which one the others have been cloned. There was no point in choosing your room, as they looked exactly the same. I wonder if it is an English thing. Like at college: same uniform for everyone. Great idea if the uniforms were actually fair. The kitchen was even more sad then...

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piaceri della buona tavola

Io appartengo alla razza dell’ Italianus famelicus allupatus e sono riconoscibile, in quanto tale, poiche’ a) mi piace mangiare b) mangio un sacco c) nn sono assolutamente schizzinoso e mangio praticamente ogni cosa che io riesca a raggiungere Ma secondo voi com’e’ una mensa… in un ospedale… in Inghilterra?! Delle volte mi trovo a dover scegliere tra bistecca di maiale bollita in “bagnetto” di verze e besciamella, agnello bollito alla menta, crocchette di patate imbibite d’olio… e ammetto di trovarmi un po’ in imbarazzo, per fortuna posso sempre fare conto sui panini con formaggio e...

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A.A.A. Modello cercasi

Mi ero gia’ visto io… “The next big thing”, affacciarmi incombente dai maxi cartelloni sopra le autostrade; passeggiare su tappeti rossi accecato da decine di flash, dover uscire camuffato dal mio maxi-flat a Tooting per sviare i fotografi… Qualche sera a fa ero a SOHO, quartiere tempestato di locali… quartiere di cinesi, “mignotte” e, ovviamente, italiani… e infatti ero fuori con tre italiani (un’amica che vive qui e due che erano venuti a trovarla)… in piedi davanti a un pub, bevendo la solita pinta per strada… si avvicina un tipo… “Siete spagnoli” “Italiani!” “Beh, comunque sia… avete il look mediterraneo” “!??!?” “Sto facendo uno street casting, sto cercando ragazzi con sembianze mediterranee per la pubblicita’ della birra San Miguel, qualcuno di voi vive qui? Vi puo’ interessare?” “!?!!!?” alzo il sopracciglio “Sono 300£ (c.a. 450 euro) per 2 ore di lavoro se superi la selezione” “Pronto!” Attraverso la strada col ‘fotografo’… ci mettiamo davanti a una saracinesca abbassata, per avere uno sfondo piu’ uniforme… prima foto mentre tengo in mano un quaderno con scritto “N.5”, seconda foto con scritto “Tom” e il mio num di cell… – Fin qui nn sta andando male – penso… – nn si sono voltati nemmeno in tanti a vedere che cosa succede, imbarazzo sostenibile… – “Adesso viene il difficile…” -Ecco, me pareva…- “La situazione e’: sei in un pub a guardare la partita...

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Vegas, super Vegas (USA)

Ore 22.55, Las Vegas. Connection nella città delle slot machines. E non scherzo. Las Vegas vista dall’alto non è una città, è una slot machine. Qui non si scherza, le slot machine sono addirittura nella sala d’aspetto del gate. Questo è l’ultimo post che scriverò sugli Stati Uniti. Trascorrerò ancora una settimana a New York, ma ho deciso di non scriverne. Probabilmente finirei per scrivere decine di post sulla grande mela. Se siete sintonizzati su Italianialondra.com probabilmente volete leggere di Londra, non del paese a stelle e strisce. Sono reduce da una conferenza di una settimana a San Jose, il cuore della Silicon Valley. A qualche chilometro da qui c’è Cupertino, la culla di Apple e di Steve Jobs, papà dell’iPod. All’aeroporto ho guardato con curiosità una bella cartina. Mostra tutte le aziende che hanno sede qui. Adobe, Google, Yahoo, ci sono tutte. La conferenza è stata di ottimo calibro. Ho parlato con ricercatori da tutto il mondo, il che aiuta a farsi un’idea della situazione in cui verte l’Italia. Un po’ triste. Ma della fuga di cervelli parlerò un’altra volta, essendo anche io un ricercatore, soffro a parlarne. Ora sono seduto all’aeroporto di Las Vegas e guardo fuori dai vetri la città dei balocchi. Le insegne luminose si vedono da qui. Mentre atterravamo ho visto la finta tour Eiffel e tutti gli altri casinò illuminati. Surreale. Il vero...

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Non solo prugne (USA)

In Europa il cofano della macchine mi arriva un po’ sopra il ginocchio. In America oltre la cintura dei pantaloni, praticamente ai gomiti. In America “size matters”, eccome. Tutto è grande nel paese a stelle strisciate. Dalla cilindrata delle automobili alle lattine della Redbull. Qui la coca piccola è quasi un litro. Quella grande è il pacco famiglia europeo. Ma non c’è da stupirsi. E’ il risultato della generosità della natura che ha regalato ai conquistatori (sì, proprio quelli che hanno spazzato via le tribù indiane) spazi infiniti da invadere con ruote, pistoni e sirene. In Europa ci hanno dato uno straccettino di terra e ci han detto: “stringetevi”. Secondo giorno a Los Angeles, la città costruita sull’automobile, l’automobile con la città attorno. Oggi, lasciato alle spalle il baraccone Hollywood, ho fatto un tuffo nell’opulenza di Beverly Hills. Rodeo Drive è la famosa strada con le boutique di tutte le grandi firme della moda, da Versace a Gucci. E come tutte le strade dominate dal branding, ti fa perdere la percezione della geografia. Rodeo Drive come Bond Street, come Via Condotti. Le catene rendono tutti i posti uguali. Rodeo Drive fa parte del Golden Triangle, un fazzoletto di quartiere che si dice sia il più costoso del mondo (ho sentito dire la stessa cosa di Oxford Circus e di Place Vendome a Parigi. Credo che basti che ci sia...

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Dio benedica il GPS e tutti i suoi satelliti (USA)

Mi avevano detto che i taxisti a Los Angeles non conoscono le strade della città, ma ho pensato al solito luogo comune. Arrivo alle 2 del mattino. LAX, ovvero aeroporto internazionale di Los Angeles. Praticamente un DulcoLAX, se arrivi dopo 19 ore di viaggio. Ma ormai ci sono, sono in LA, un taxi e sono in albergo. Troppo facile. Mi metto in fila, c’è coda per il taxi. Ho anni di esperienza di code anglosassoni, mi robotizzo e mi posiziono. Ho lo zaino bagnato. A NY, siccome l’aereo era in ritardo, hanno lasciato i bagagli in attesa all’aperto. Peccato piovesse. Comunque sono in fila, aspetto il mio turno ondeggiando come il una boa nel mare. Arriva il bagnino e mi mostra il mio taxi. Mi infilo nella macchina gialla, vetro scorrevole tra me e l’autista. Per evitare errori, fornisco all’autista indiano un foglietto con l’indirizzo dell’hotel. Sunset Boulevard, Hollywood, ci hanno fatto anche un film con questo nome nel 1950, sono in una botte de fero, tutti sanno dov’è. L’autista: “che città è?”. Pausa. “Sorry?”, gli dico. Magari ho sentito male, sono stanco, a quest’ora il martelletto, incudine e staffa hanno probabilmente dato forfait assieme al timpano. “Che città è?”. Hollywood, diamine, Hollywood, Hollywood! Marlon Brando, Fred Astaire, Donald Duck! Blank. Nada. Vuoto. Ding! Mi fa la domanda risolutiva: “Ti fidi di dove vado o preferisci che metta il...

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Council, tu mi fai morire

Stasera ho messo su un CD di Bruce Springsteen. Mi ha ricordato il suo concerto che sono andato a vedere allo stadio dell’Arsenal un po’ di tempo fa. Semplicemente incredibile. Se non siete mai stati ad un suo concerto, non perdete l’occasione la prossima volta che passa da queste parti. Io non sono mai stato un suo grande fan, conosco solo in parte il suo repertorio. Avevo sentito però che dal vivo è un vero spettacolo e ho deciso di andarci, anche spinto da un amico irlandese che è un suo fan sfegatato e da mia moglie, alla quale Bruce è sempre piaciuto molto. E meno male che mi hanno convinto. E’ stato uno dei concerti più belli che abbia mai visto. Bruce sul palco è una vera bestia, instancabile. Ha 59 anni e ha più energia di me che ne ho 34. Ha cantato 2 ore e mezza non-stop, senza neanche una pausa tra una canzone e l’altra. E pure facendo le “knee slides” sul palco, roba che mi facevano male le ginocchia solo a vederlo. Il palco è suo, è veramente il Boss. E a dispetto di molti altri artisti, quando è lassù è l’uomo più felice del mondo e si tira dietro tutto il pubblico in quella felicità. Andare al concerto di Bruce è stato però anche l’ennesimo “scontro” con gli eccessi di formalità degli inglesi....

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May Contain Nuts

Tutto è iniziato quando abbiamo dato ragione alla tipa che si è scottata le gambe prendendo un tè da McDonalds, ha fatto causa e ha vinto un sacco di soldi perché sul bicchiere non c’era scritto che il tè era caldo. Da che mondo e mondo il tè si fa con la l’acqua bollente. Avremmo dovuto dirle “bella scoperta” e invece abbiamo dato potere agli avvocati che riescono a vincere i casi più assurdi. E lo strapotere della legge davanti al buon senso ha prodotto idiozie, come la scritta “May contain nuts” sul pacchetto di noccioline. Cosa diamine ti aspetti che contenga un pacchetto di noccioline? Scritte per pararsi il culo, in caso qualche idiota sia dotato di un buon avvocato (e la mamma degli idioti è sempre incinta). Bisognerebbe tornare al buon senso. Bisognerebbe misurare quello che ha buon senso e quello che non ce l’ha. Il buon senso si misura sulla sua assenza. Un buon modo per misurarlo è chiedersi “com’era 50 anni fa?”. 50 anni fa se andavi a prendere il tè al bar, stavi attento a non berlo di corsa perché sapevi che era bollente. Adesso lo puoi tracannare in 10 secondi, bruciarti l’esofago e poi fare causa al barista che non ha scritto sulla tazza “Warning: hot water”. E riesci pure a vincere la causa. L’assenza di buon senso genera monnezza. Una quantità esagerata...

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La strada e’ di tutti

La strada e’ di tutti, dicevamo da bambini. Non una cosa proprio da bambini, veramente; un principio di liberta’ e di rispetto, qualcosa con cui imparavi a crescere e che imparavi ad apprezzare. Mi chiedo se e’ ancora cosi’, o se le moderne ideologie non stiano lentamente facendosi beffe di questo concetto, come di parecchi altri. Prendiamo le corsie preferenziali per gli autobus. Va bene, la strada e’ un bene prezioso ed e’ giusto che il suo uso sia, entro limiti ragionevoli, regolamentato. Va bene, ci sono situazioni nelle quali l’uso di questi spazi diventa un bene talmente prezioso che e’ opportuno limitarne l’accesso (penso non solo alle corsie preferenziali, ma per esempio ai parcheggi riservati ai residenti). In questo caso la sotuazione e’ semplice: il disagio creato dal laissez faire e’ tale, e per tutti, che una forma di regolamentazione si impone e giova, alla fine dei conti, a tutti. Ci sono pero’ situazioni nelle quali secondo me si esagera palesemente, o meglio nelle quali un’istanza ideologica prende il sopravvento su esigenze, in origine, eminentemente pratiche. Prendiamo la Jamaica Road, andando verso Rotherhite. Corsia preferenziale in vigore 24/7, anche quando (come e’ il caso la domenica pomeriggio) vi transita solo un autobus ogni 2/3 minuti e qualche – molto raro – taxi. Chiunque ha visto la differenza tra una strada trafficata a due corsie e la stessa strada...

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Porte blu e perche’ certi film vanno visti……

“I’m also just a girl, standing in front of a boy, asking him to love her”. Queste indimenticabili parole di un indimenticabile film sono echeggiate di nuovo nel mio salone quando ho deciso, quando giorno fa, di ripescare il relativo DVD dalle profondita’ nelle quali si era nascosto e di passare un paio d’ore a rivedere il timido e gentile signor Thacker e l’improbabile Spikey; il ladro del negozio di libri e l’involontariamente comica “fruitarian” – cosi’ tragicamente realistica – e i tanti altri personaggi che fanno di questo film qualcosa di veramente particolare. Dopodiche mi e’ venuta la curiosita’ di andare su Internet a vedere se se ne puo’ sapere di piu’ dei posti esatti nei quali e’ stato girato. Non una, ma diverse pagine internet si occupano della faccenda; non tutte con lo stesso grado di accuratezza ma tutte con il lodevole intento di aiutare l’appassionato cinefilo. Consiglio agli ammiratori di questo film (che sono tanti, immagino) di visitare questi angoli finche’ sono in tempo, perche’ “grade listing” o non “grade listing” i tempi cambiano, i negozi e le atmosfere cambiano con essi e tra qualche anno ci potrebbe essere uno starbucks al posto del “tattoo parlor”, e chissa’ se e quanto dell’atmosfera di Portobello Road e di Notting Hill si salveranno dagli attacchi del tempo e della gentrification, sicuramente gia’ piu’ avanzata oggi di quanto lo...

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Saturday Morning Fever

Sabato. 9:30. Ho appena aperto gli occhi dopo una lunga notte in cui il mio sonno è stato interrotto svariate volte. Vivere a Brixton non è sempre un piacere. I miei vicini fanno più casino degli Osbournes quando Ozzy ancora si sniffava il Perù e purtroppo io ultimamente ho il sonno leggero. Un po’ come la principessa sul pisello. Ma molto più leggero. Inoltre la mia camera è un po’ fredda e stanotte avevo freddo. Anzi, sto ancora tremando. Nonostante abbia il gas a palla, non c’è verso di riscaldare la mia stanza da letto. L’unica cosa che sembra funzionare è un caldobagno DeLonghi che il mio padrone di casa mi ha lasciato in eredità. Ma ogni volta che lo accendo anche solo per 10 minuti, il mio impianto elettrico va in corto. Quindi, sto sinceramente valutando la possibilità di investire in una borsa dell’acqua calda. Ci sono ovviamente pro e contro. A dire il vero c’è un pro e un contro. Il pro è che eviterei l’assideramento notturno e il contro invece sta nel fatto che perderei parte del mio già discutibile sex appeal. A 28 anni non so se me la sentirei di dare l’ultima spallata al mio fascino. Borsa dell’acqua calda e calzettoni a letto sono legittimi solo dopo i 65. Non penso che nessuna donna, nel pieno delle sue facoltà mentali, si sognerebbe di passare...

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Italia in vendita! Chi offre di meno?

L’Italia è un posto incredibile, tanto magnifico quanto dannato. L’UNESCO ha stilato una lista che rende evidente come in Italia ci sia gran parte del il patrimonio artistico mondiale (https://it.wikipedia.org/wiki/Patrimonio_dell’umanità). Non difficile da crederci, basta aver viaggiato un po’ e ci si renderà conto di come nessun altro luogo al mondo abbia tanta bellezza concentrata in così poco spazio. Anche l’Inghilterra, ricca di storia e tradizioni, si fa piccola quando messa in confronto all’Italia. E allora sai che ti dico? Cementiamo un po’. Cos’è tutta sta bellezza? Quanta vanità! Dai, qualche bella colata qui e là che ci sta bene, un bel centro commerciale qua, una New Town là, diamoci dentro. Le colate senza tregua degli anni sessanta non sono abbastanza, ce ne vuole un altro po’. Insomma, vuoi pompare con questa betoniera o no? Vai vai! Nel silenzio quasi totale, quasi di nascosto, il governo ha varato recentemente una legge atroce. Il nome pubblicitario della legge è “piano casa”, per illudere gli italiani che i beneficiari di questa legge saranno loro e le loro case maggiorate del 20%. La realtà è un’altra. Al solito i beneficiari della legge saranno sempre loro, i furbetti del quartierino, i palazzinari e i politici con i quali vanno a braccetto. I danni saranno massicci, estetici, culturali, economici. La cosa peggiore di questa legge è che dà ai palazzinari libero accesso ad aree...

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Mudlarking in London

Un mudlark è qualcuno che scandaglia nelle rive fangose di un fiume o di un porto in cerca di oggetti di un qualsivoglia valore. Il termine fu coniato nel diciottesimo secolo, in senso dispregiativo, ad indicare quei disperati che, durante la Rivoluzione Industriale, approfittavano delle basse maree per raccattare tutto ciò che poteva tornare utile o da cui trarre profitto. Celeberrimi poi i mudlarks della Londra vittoriana, bambini spesso orfani, costretti a cercare rifiuti riutilizzabili nelle fredde melme del Tamigi. Oggi i mudlarks esistono ancora, ma ciò che li spinge ad avventurarsi sulle rive del fiume, al calare della marea, non è l’indigenza, bensì un certo spirito di avventura, unito alla passione per l’archeologia e all’amore per la propria città. Per essere un moderno mudlark occorrono degli stivali di gomma, una certa attenzione e la speranza di trovare qualcosa di significativo. Una modena organizzazione, fondata nel 1980, The Society of Thames Mudlark, ha una licenza speciale, rilasciata dall’autorità portuale londinese, che permette ai suoi membri di dissotterrare reperti dal fango del Tamigi, anche con l’aiuto di metal detector, e riportare eventuali scoperte archeologiche al Museo di Londra. Un permesso standard giornaliero dà invece la possibilità a semplici appassionati di cercare oggetti sulle rive del fiume scavando fino a sette centimetri e mezzo di profondità. Ma è possibile anche mantenersi al livello di superficie, raccogliendo semplicemente ciò che è visibile,...

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Condanna a Google. Italia = Cina.

Ormai, gli italiani all’estero e in particolare quelli a Londra, assistono da anni al triste stillicidio sui giornali locali di figuracce dell’Italia. Nell’ultimo anno in particolare le onorevoli schifezze della classe politica italiana hanno fornito sufficente materiale per consentire ai media inglesi di parlare quasi settimanalmente delle cose incredibili che succedono in Italia. Qualche giorno fa, è arrivata un’altra notizia di quelle che danno un’immagine dell’Italia primitiva, incapace di capire il mondo che la circonda, incastrata in un protezionismo di altri tempi. Questa volta non parlo di figuracce politiche, ma della sentenza che il tribunale di Milano ha inflitto a Google Italia per un video che un utente a pubblicato su Google Video nel quale un ragazzo down veniva insultato e picchiato da un gruppetto di studenti torinesi. La condanna è stata per violazione della privacy. (https://www.corriere.it/salute/disabilita/10_febbraio_24/dirigenti-google-condannati_29ebaefe-2122-11df-940a-00144f02aabe.shtml) La notizia della condanna ha fatto il giro del mondo in un microsecondo, perchè è il primo caso al mondo di una provider condannato per i contenuti pubblicati dai propri utenti. Una condanna che a molti ha fatto equiparare l’Italia alla Cina. Già avevamo visto in passato leggi allucinanti studiate per limitare la libertà di Internet in Italia (che ovviamente fa paura a certe persone), come la legge bavaglio sui bloggers. E’ chiaro che non si può condividere le azioni mostrate dal video (la cosa poi mi risulta particolarmente antipatica. Ho fatto...

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Italians live longer

Una recente ricerca della prestigiosa rivista medica The Lancet ha messo in evidenza come il popolo italiano (insieme agli spagnoli) sia il più longevo in Europa. La cosa in realtà non credo sia una vera e propria novità, da tempo sappiamo di avere questo primato anche a livello mondiale assieme ai giapponesi. La BBC ha comunque pubblicato un articolo, che potete leggere qui, chiedendosi il perchè, in media, noi italiani viviamo ben 1 anno e 8 mesi in più dei nostri amici inglesi (81.5 anni contro 79.9). Come è possibile che in un paese che ha un’economia peggiore e che spende meno in sanità dell’Inghilterra si viva comunque più a lungo, si chiedono. Mah.. verrebbe da dire, cari amici, con a dieta che avete (ready meals a go-go) e con la felice abitudine del sfasciarsi ogni weekend fino all’età di 50 anni (alla voce binge drinking), non stupisce che arriviate al capolinea un po’ prima degli italiani. Gli scienziati sembrano comunque dire che la cosa non è così semplice e i fattori sono molti (e non si sa quale conti di più). Io comunque, nel dubbio, un ready meal in meno e qualche litro in meno di birra, ogni tanto, me lo farei 🙂 p.s.: leggetevi anche i commenti all’articolo della BBC, piuttosto interessanti.. p.s.2: ho il sospetto che con i tagli alla sanità, l’arrivo del binge drinking anche...

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L’insostenibile leggerezza del confronto

Nei commenti ai miei post mi viene spesso criticato il fatto che spesso confronto l’Inghilterra con l’Italia. Mi sono domandato più volte se fare questo confronto sia una cosa giusta o sbagliata. Ecco la mia conclusione: credo che sia giusto. Anzi, secondo me è inevitabile, e questi sono i miei motivi: 1) Inizio osservando che quelli di noi che si sono trasferiti dall’Italia a Londra lo hanno fatto molto probabilmente a seguito di un confronto. Abbiamo confrontato una aspetto della vita che era importante per noi in quel momento (la prospettiva di lavoro o la voglia di vivere in luogo cosmopolita o altro) e abbiamo deciso che Londra vinceva il confronto rispetto all’Italia. Probabilmente anche molti di quelli che dicono che fare i confronti è sbagliato, sono loro stessi figli di un confronto. 2) Fare i confronti secondo me aiuta a capire quello che si ha, ad apprezzarlo di più e a costruirsi un’immagine più realistica di come sono davvero che cose che ci circondano. Non sottoporre quello che ci circonda a scrutinio e a confronto con le nostre esperienza precedenti può condurre ad una distorsione della realtà non indifferente. Ho conosciuto diverse persone per le quali l’Inghilterra non ha difetti (ma proprio nessuno!) e altrettante per la quale l’Italia è il posto più bello del mondo e vorrebbero tornare subito (domanda da 10 milioni di dollari: come mai...

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E ci mancavano Il Volo

E ci mancavano pure “Il Volo”. Sentivamo la mancanza di un nuovo gruppo di adolescenti che cantano l’ennesima versione di ‘O Sole Mio. Nelle ultime settimane qualcuno di voi avrà visto la pubblicità de Il Volo. Non sono riuscito a recuperare l’advert su YouTube, ma qui sotto trovate comunque un loro video in caso non li conosceste già. Mettili insieme alla pubblicità della Dolmio e Bertolli e viene fuori una buona descrizione della sola immagine dell’Italia che riesce a vendere in UK (e nel resto del mondo). Mamma cicciona (di quelle che si alzano alle 7 del mattino a fare i tortellini a mano, ormai estinte ma ancora vivide nella mente degli inglesi), un un po’ di Opera, ‘o sole, ‘o mare e ‘a mafia e… Il Volo. Non siamo ancora riusciti a rinnovare la nostra immagine, siamo ancora lì, immobili. Beninteso, ogni giorno moltissimi italiani in UK, con il loro esempio sul posto di lavoro e nella vita sociale, dimostrano agli inglesi che quell’immagine è uno stereotipo figlio del passato. Ma il grande pubblico inglese ancora si ciba (gongolando) degli stereotipi perchè l’Italia non ha saputo fornire nuove immagini alle quali aggrapparsi quando si pensa all’Italia. E allora ti scappa un “ma che palle!” quando il “sensational” trio intona ‘O Sole Mio in tv e nella tua testa immagini la pizza, la mamma e il mandolino sullo sfondo....

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Forse qualcosa sta cambiando..

Elezioni amministrative 2011 Siamo talmente abituati a dire che gli italiani sono in perenne anestesia, che il risultato di oggi non se lo aspettava nessuno. Il centro-sinistra vince in quasi tutti i comuni importanti alle ultime elezioni amministrative. Milano e Napoli passano al centro-sinistra, con Pisapia al nord e De Magistris al sud. Questa sì che è una novità, se il PDL perde in queste due roccaforti, vuol dire che qualcosa è successo. Ma fa quasi ridere vedere il Partito Democratico che si gongola e dice “abbiamo vinto”. In realtà sono proprio loro i più sorpresi. Questa “vittoria” gli è caduta dall’alto, senza che se ne accorgessero. Quello che non hanno capito è che la gente non ha votato per loro, ha votato contro Berlusconi. La gente ne ha le palle piene dello schifo della politica degli ultimi anni e ha votato sperando in un cambiamento. Non ha certo votato il PD per il loro programma, che non esiste, come non esiste quello del centro destra. Si autocongratulano di una vittoria che non è loro. E’ quella dei giovani italiani che sono stufi, che non vedono futuro e che oggi hanno capito che hanno un mezzo nuovo per far sentire la propria voce e per organizzarsi: internet. Giovani molto simili agli Indignatos spagnoli e non troppo diversi dai tunisini. Nell’Italia delle cose che non cambiano mai, questa volta qualcosa...

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Potranno ora gli italiani all’estero smettere di essere derisi?

In più di 7 anni di Italianialondra.com non ho mai parlato di politica. Ho cercato di lasciar da parte le mie posizioni politiche perchè ho sempre pensato che questo sito dovesse essere uno spazio per tutti, qualunque fosse il credo politico. Quello che sta succedendo in Italia in questi giorni, e che è successo negli ultimi anni, però non ha più a che fare con la politica. In Italia non c’è più destra, centro, sinistra, ma piuttosto una generazione di politici incollati alle loro poltrone e pronte a vendersi gli ideali (quando li hanno) al miglior offerente. Mi sento quindi libero di scrivere questo post con la convinzione che chi legge saprà capire che non è una presa di posizione politica, ma solo un genuino desiderio di dignità. Credo che gli italiani che vivono all’estero, indipendentemente dal proprio credo politico, vogliano smettere di essere derisi per colpa di quel circo tristissimo che è la politica italiana. E’ proprio questo l’argomento che voglio affrontare: basta con le figure di merda. Ogni giorno ogni italiano all’estero si sforza di contribuire alla creazione di un’immagine credibile dell’Italia davanti al popolo che lo ospita. La nostra immagine in passato non è stata così bella, specialmente agli occhi degli inglesi, a causa dei rancori della guerra, della mafia e molti altri fattori che non sto qui ad elencare. Gli italiani di ultima generazione hanno,...

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Darwin al bagno

Chi di voi tiene un numero dell’intramontabile Topolino o magari la Settimana Enigmistica o, perché no, qualcosa di più colto e voluminoso in bagno? Nessun tabù, nulla di cui vergognarsi. E’ risaputo, infatti, che se gli italiani non sono proprio dei gran lettori, gran parte di essi possiede qualcosa da leggere per armonizzare mente ed esigenze fisiologiche, soprattutto fumetti, riviste e racconti brevi… E gli angli? A quanto pare, anche loro sono dediti allo stesso tipo di “hobby”, tanto è vero che è di questi giorni la sensazionale notizia che oggi vi riporto. Nel bagno degli ospiti di una dimora di campagna dell’Oxfordshire, da circa quarant’anni, faceva bella mostra di sé una copia de “L’origine delle specie” di Charles Darwin, acquistata in un mercatino di rigattiere per pochi scellini. Non sappiamo quanti ospiti si siano avventurati tra le sue pagine, ma che il libro fosse là era noto a tutti, amici e familiari. Proprio il cognato del proprietario, mentre visitava una delle tante mostre organizzate per celebrare il centenario della celebre teoria scientifica, ha notato l’assoluta somiglianza tra un raro volume in esposizione e il libercolo nel bagno. Una stima d’antiquario ha dunque rivelato che il volume utilizzato per armonizzare le funzioni del corpo era niente meno che una rara edizione del 1859 (solo 1.250 copie furono stampate in quell’anno), valore minimo 35.000 sterline. Il volume salvato dal gabinetto,...

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The British Library

La BRITISH LIBRARY, in quel di Euston, è il mio rifugio dai mali dell’inverno, pioggia, buio, stanchezza e povertà. Ci vado spesso, tanto che ormai gli steward alla porta mi riconoscono senza batter ciglio (haha). Mi aggiro qua e là in questo edificio modernissimo (la biblioteca originale faceva parte fino a una decina di anni fa del British Museum, dove ancora restano gli spazi della Reading Room e della Kings Library) e vedo studenti e studiosi col laptop e la cup of tea. Sono così sereni da suscitare invidia, loro forse non sanno niente di lungaggini e decrementi del personale e libri spariti chissà dove. Vado alla British Library e mi vedo gratis “I Tesori”, in una galleria aperta gratuitamente al pubblico, dove ci sono opere e documenti imperdibili, tra cui la preziosissima copia in greco onciale della Bibbia (codex sinaiticum – IV secolo d.C.), dei bellissimi evangeliari miniati (famoso quello di Lindisfarne – IX secolo d.C), la Magna Carta, l’unica copia manoscritta del Beowulf, il Sutra del Diamante (il più antico libro a stampa del mondo), il diapason di Beethoven, l’atto di nozze di Mozart, le lettere di Jane Austen e le canzoni autografe dei Beatles. Ci sono poi mostre temporanee su vari argomenti. Ad esempio, al momento in cui scrivo, ce n’è una, totalmente gratuita e di grande interesse, sulla fotografia del XIX secolo, dal titolo “Points...

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THE MOST IMPORTANT MEAL OF THE DAY…

Adesso si che mi sento cambiata. E’ avvenuto l’impensabile. Rinnegatemi italiani se volete, vi capisco! Ho raggiunto l’apice dell'”inglesizzazione”. Non si tratta piu’ di scusarsi diecimila volte o di parlare perennemente al condizionale. Passi pure il restare incollati alla televisione di sabato sera per vedere X Factor, ma a tutto c’è un limite e vi do regione. E’ successo. Non voglio giustificarmi con voi, voglio solo tentare di farvi capire come sono andati realmente i fatti. Quasi mi vergogno a raccontarvelo, ma se ve lo confido magari mi sento meglio, giusto per togliermi il peso dallo stomaco. L’altra mattina… in cucina… per la prima volta…ho preparato un’English Breakfast. Pfuuuu. L’ho detto. Non fate quelle facce scandalizzate, lasciatemi spiegare. Non ho completamente abbandonato brioche e cappuccino, solo la brioche. English breakfast e cappuccino, ancora non ho avuto il coraggio di dirlo a mia mamma. Le cose sono andate così. Quella mattina mi sono alzata con una voglia matta di Scramble Eggs. Non leggete con quell’ aria sconcertata. Da quando ho mangiato per la prima volta scramble eggs, la mia concezione di colazione è stata completamente sconvolta. Volevo quelle uova strapazzate e, per risparmiare i £4 di spesa in un café, me le sarei preparate da sola. Consulto il mio ricettario di fiducia: Google. 1,740,000 risultati per Scramble Eggs. Scelgo la ricetta che mi ispira di piu’ tra le prime cinque...

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Molto Pittoresco!

C’era una volta, a Firenze, una pala d’altare dipinta da Frate Angelico nel lontano 1439 per la chiesa del convento di San Marco. La pala restò al suo posto per tanti secoli, rischiarata dalle candele e incensata dai riti quotidiani, finché un giorno, un francese di nome Napoleone, decise di condurre una campagna in Italia per conquistare “onore, gloria e ricchezze”. Il 29 giugno 1796 questo ventisettenne ambizioso giunse a Firenze, dove aveva anche uno zio canonico, e tra confusione, razzie e andirivieni di soldati, l’opera del frate Angelico fu smembrata in tanti pezzi diversi, che finirono assai lontano, in Germania e poi anche negli USA. Tuttavia, due di questi pezzi non si trovavano più e gli studiosi, consideravano la pala incompleta. Ma c’è un’altra storia. C’era una volta, in Inghilterra, una signora inglese, tale Jean Preston, che era molto colta e sapeva decifrare le scritture dei manoscritti medievali. Era talmente brava che negli anni Sessanta l’avevano chiamata a lavorare come curatrice per un’università della California. Mentre era laggiù, la signorina Preston pensò di fare un bel regalo a suo padre e acquistò due dipinti su tavola, di scuola italiana, raffiguranti dei santi monaci, dall’aria ascetica e meditativa. Il signor Preston fu molto felice del dono e quando morì, nel 1974, lasciò i due santi monaci ritratti su fondo dorato in eredità a quella sua figlia tanto studiosa e ispirata....

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Intervista a Manuel Agnelli (Afterhours)

Nonostante le numerose date realizzate negli Stati Uniti e in giro per l’Europa, ieri i mitici Afterhours hanno calcato per la prima volta un palco londinese (quello di The Fly su New Oxford Street, grazie anche all’energetica Emma!). Un sogno che si avvera per il cantante del gruppo Manuel Agnelli, che ha condiviso con The Italian Job quattro chiacchiere in inglese. L’intervista andrà in onda venerdì 29 settembre 2006 come al solito da mezzogiorno alle 2, nell’ultima puntata dell’appuntamento estivo. Ma The Italian Job ripartirà presto, anzi prestissimo, in una versione invernale decisamente più imbottita per affrontare le lunghe giornate invernali. Se vuoi mandarmi qualche richiesta speciale o qualche pensiero per l’ultima puntata, l’indirizzo è, come sempre, gabriella@lifefm.org.uk. A venerdì! PS se hai tempo, fai un salto su...

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Ode al re sole

Londra sotto il sole e’ un’altra cosa. E’ cosi bella, cosi colorata, cosi attraente… come resisterle? Sono giorni che passeggio per Londra, mi sento in vacanza, mi sento una turista, mi sento… felice! Passo (poco) tempo al computer ma dall’Italia ho portato parecchi nuovi dischi quindi venerdi mi raccomando, sintonizzati su LifeFM perche’ ce ne saranno delle belle… Tra le anticipazioni, una chiacchierata con Omar Pedrini. Imperdibile! Attendo richieste, commenti e domande per Omar come sempre a questa email> gabriella@lifefm.org.uk. Per il momento, torno al sole, finche’...

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ATTENZIONE!

La trasmissione di oggi va in onda in versione ridotta su SKFM, www.skfm.org.uk. Ci scusiamo per il disagio!!!!! Per ascoltare oggi The Italian Job, con l’intervista a Pacifico, sintonizzati da mezzogiorno sul sito di SKFM. La mia mail, invece, e’ sempre la stessa...

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Intervista a Pacifico (in onda domani!)

Eccomi di rientro, dopo aver trascorso una manciata di giorni divisi tra Laguna veneziana e Milano. Non voglio annoiare nessuno con le mie banali elucubrazioni sulla difficoltà di intraprendere un viaggio in aereo in questo periodo. Persino i voli “no frills” hanno trasformato l’autobus volante in una meta raggiungibile soltanto dopo ore di controlli, una sempre più esigente dose di pazienza e un pizzico di fortuna. Altro che “senza fronzoli”. Anyway, domani in diretta vi racconto le peripezie degli ultimi giorni. Intanto ci tengo a confidarvi che in Italia ho avuto il piacere di conoscere e intervistare Gino de Crescenzo in arte Pacifico. Talentuoso musicista alla terza prova discografica, Pacifico è anche un finissimo manipolatore della parola che ha prestato la propria capacità di scrittura ad altri grandi artisti – da Samuele Bersani a Gianna Nannini, passando per Adriano Celentano e molti altri! – producendo deliziose canzoni di successo. Schivo paroliere dalla voce intensa almeno quanto lo sono i suoi bellissimi occhi, ha condiviso con The Italian Job il suo originale percorso artistico. Questa chiacchierata – per la prima volta tutta in italiano! – andrà in onda domani. L’appuntamento, dunque, è come sempre da mezzogiorno. Vi aspetto, così come aspetto le vostre mail a gabriella@lifefm.org.uk A...

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People from Ibiza

Giovedì sera. 6pm. Esco dal lavoro con la mia sacca Roncato sotto braccio, destinazione Ibiza. Chi mi conosce sa che Ibiza non sarebbe la mia destinazione ideale. La house/trance music mi fa vomitare e non sono neanche un appassionato di droghe. I miei amici sono riusciti a convincermi del fatto che avessi bisogno di sfogare tutta la tensione accumulata in queste ultime settimane e inoltre ero estremamente curioso. Arriviamo ad Ibiza all’una di notte e prendiamo un taxi per Sant’Antoni nel nord dell’isola. Una volta depositate le valigie, andiamo in centro per vedere che aria tira. La gente nella quale m’imbatto è stranamente familiare. Com’è possibile? Io qui non ci sono mai stato e gli Ibizici (come minchia si chiamano gli abitanti di Ibiza?) non sono mai venuta a trovarmi a Brixtonia, nonostante i numerosi inviti a cena. E come mai capisco il loro idioma pur non avendo mai studiato Ibizico (vedi sopra)??? La risposta è facile e anche un sempliciotto come me c’è arrivato dopo un paio di minuti. Gli Ibizici in realtà non esistono, l’isola è stata colonizzata dagli inglesi anni e anni fa. Proprio come un cancro, un’armata di Kev in Tracksuit spedita dalla regina ha pian piano eliminato fisicamente gli Ibizici tramite sacrifici agli dei inglesi e cannibalismo. Gli indigeni sono quindi stati rimpiazzati con altri tamarri anglosassoni. Questo genocidio è passato inosservato a tutte...

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Tripletta in travaglio

Almeno tre post aspettano di vedere la luce, ma nn c’e’ mai tempo per sedersi e scrivere… Ieri sveglia all’alba, 7am… mi ero dimenticato l’esistenza delle 7 di mattina… lavarsi, vestirsi,ciuffettino farsi, salto sull’autobus, destinazione Wimbledon… il primo ostacolo lungo la mia strada verso fama e impronta delle mani nel cemento a Leicester Square e’ rappresentato dalla coda che si snoda da ognuna delle biglietterie automatiche della metropolitana di Wimbledon fino quasi in strada… alzo gli occhi al cielo, pensiero benevolo al non aver ancora fatto la tessera dei trasporti pubblici dopo 2 anni che sono qui. Finalmente raggiungo il treno e mi posso rilassare lasciandomi trascinare in piacevole discussione con distinto 30enne sul fatto che prendermi a gomitate nella schiena spolverandosi la giacca nn rappresenta un modo gentile per farmi notare che ho qualche cm di spazio libero davanti a me. Raggiungo Fulham, dotato di mappa “London A to Z” percorro a grandi passi il tragitto che si frappone tra me e il bar spagnolo… mi viene alla mente il Rag. Filini che si muove fiducioso con mappa… La Rueda, arrivato. Dopo un paio di minuti che un losco individuo sbircia tra porte semi-aperte del locale, il fotografo realizza che il losco individuo sono io, mi saluta e mi mette un caffe’ in mano… ottimo inizio, visto che sono gia’ passate 2 ore da quando mi sono trascinato...

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I’m not my Hair

Sto ancora ridendo per il taglio di capelli che hanno fatto oggi ad un mio collega. Il tipo aveva necessità di una spuntatina veloce ed ha deciso di andare da un barbiere nero di Streatham che sta dietro casa sua. Il risultato è un taglio con la macchinetta con linee hardcore/radicali per definire fronte, basette e nuca. In parole povere, un’omino Lego… Penso che affrontare il parrucchiere sia una delle cose piu’ spaventose quando vivi all’estero. Ricordo ancora la prima esperienza. Ero in quel di Lancaster e andai dal parrucchiere nella piazza centrale del campus universitario, Alexandra Square. La parrucchiera avrà avuto 17 anni esagerando e senza la minima esperienza a livello internazionale. Del tipo, non aveva mai visto uno straniero in vita sua, tanto meno avergli tagliato i capelli. In quel momento non avevo pensato a quali conseguenze andassi incontro. Il gergo parrucchiere in inglese non era il mio forte. Quando mi ha chiesto come volevo i capelli sono entrato in crisi…. ma era troppo tardi. Dopo un buon avvio, in cui le ho impedito di rovinarmi, iniziai ad avvertire la stanchezza ed ho abbassato la guardia. Pensavo che il peggio fosse passato. Il taglio era quasi finito, dopo tutto. Cosa mancava? Ah già le basette!!! Purtroppo prima di scoprire come si dicesse basetta, la stronza aveva già azionato la sua macchinetta magica e una basetta era andata....

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Silenzio stampa

È vero, in questi giorni sono stata un po’ “silenziosa”, e non è certo da me, visto che spesso e volentieri parlo persino coi muri. La verità è che sono sempre in giro, tra amici che arrivano da ogni dove, concertini e eventi vari mi sono trasformata in una trottola ambulante. Lunedi, per esempio, ho visto Blue Man Group al New London Theatre, da paura! Autodefinito come un “viaggio nel nostro mondo attraverso gli occhi di tre interessanti personaggi blu” io ci aggiungo, da vedere. Cos’è? Un pout pourri di musica, intereattività, modernità… non saprei. Però lo consiglio vivamente a chi ha voglia di andare a teatro ma vuole vedere qualcosa di diverso. Dai tamburi degli omini blu sono passata stasera alle chitarre dei Lopez, una rock band made in London (www.lopezmusic.com); in mezzo ci ho infilato un po’ di drum’n’bass, tanto per non perdere il vizio. Ma il bello della settimana deve ancora venire, con il carnevale di Nottin Hill alle porte. Nel frattempo, però, arriva il consueto rendez-vous settimanale con l’Italian Job, giusto per stuzzicarvi con un paio d’ore di musica contemporanea del Belpaese. E preparatevi, perché se è vero che ormai Agosto è finito, l’estate la chiuderemo insieme in bellezza. Sto concordando un paio di interviste gourmet per la prossima settimana, per colmare la nostra fame di musica. Italiana, ovvio. Che domande! A domani, come sempre,...

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Honi soit qui mal y pense

Dato che avevo la giornata libera, ne ho approfittato per vedere un’amica a pranzo. Bighellonare mentre il resto del mondo lavora è un’arma a doppio taglio: a volte mi assale una specie di depressione e mi sento inutilmente stanca, come un nuotatore impazzito che si sbraccia annaspando nella direzione opposta a quella di gara; altre volte assaporo la condizione privilegiata di non dover fare file, di non incrociare migliaia di sventurati pendolari sul mio cammino e di trovare sempre un posto libero, sia sul bus, che al ristorante o al cinema. Per l’incontro conviviale sono rimasta in zona e la scelta è caduta su un locale pseudo-francese di qualità accettabile. Poi, la mia amica, pressata dagli impegni, mi ha salutato in fretta e furia non appena terminato di pranzare e io ho deciso di restare a Greenwich a fare un pò la turista pelandrona. Dato che c’era un mercatino in via di sbaraccamento dietro la chiesa di St. Alfege, sono andata a curiosare tra i banchi semispogli e mi sono soffermata su quello di una tipa che nell’aspetto tradiva lontani trascorsi da figlia dei fiori. Tra una chiacchiera e l’altra, ho comprato un libricino di massime, pensieri e citazioni di personaggi celebri stampato a Londra nel 1905, una cartolina italiana -stessa epoca – del celebre Golfo con Vesuvio e pino marittimo, e una collana in vetro, effetto ametista (tutto...

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Scaletta del 29 settembre

Eccoci qui, le canzoni dell’ultima puntata di The ITalian Job, appena mandate in onda, assieme all’intervista a Manuel Agnelli. Tra poco sara’ disponibile la versione in podcast per poterla riascoltare, appena la metto su vi avviso… JETLAG feat. RAF E’ necessario NEFFA Il mondo nuovo COR VELENO Dillo un’altra volta GIANNA NANNINI Io JOVANOTTI Falla girare AMIR feat. NEFER Shimi (BASSI MAESTRO rmx) TILAK Evocazione/silenzio FRANCO BATTIATO Perduto amor DOTTOR LIVINGSTONE Tutto è relativo CAPAREZZA La mia parte intollerante MARCO PARENTE La mia rivoluzione PACIFICO L’incompiuta AFTERHOURS Bye bye bombay AFTERHOURS The thin white line AFTERHOURS Ballad for my little hyena LIGABUE Cosa vuoi che sia VERTIGINI Call me crazy RADIODERVISH Tu si na cosa grande VINICIO CAPOSSELA Moskavalza LUNAPOP 50 special PATRIZIA LAQUIDARA Agisce SIMONA SALIS Su chi mi praxidi L’AURA Una favola PIERO MAZZOCCHETTI Amore mio ELISA Electricity PLANETFUNK Stop...

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Very Punk Indeed.

In treno con noi, alla fine del concerto, c’è una famiglia. I genitori sono due persone normali, due quarantenni che vedreste il sabato pomeriggio al supermercato, con il carrello carico delle provviste per la settimana. La figlia avrà otto, nove anni. I capelli sono raccolti ai lati da due lunghe trecce; sopra sono incollati in una lunga cresta; nella maglietta campeggia la copertina del quarto album dei Rancid, LIFE WONT WAIT. Il figlio avrà dieci, undici anni. I suoi capelli, tinti di rosso, sono tutti sparati in aria; i pantaloni attillati hanno una fantasia scozzese a quadri, su sfondo colore rosso. Questa famiglia è un fenomeno. Immagino i loro genitori alla mia età, punk duri e puri con la passione per un gruppo appena emerso nelle scene musicali come perfetto erede dei Clash e dei Ramones. I Rancid. Forse anche loro si facevano le cassette con le compilation delle loro canzoni migliori. Forse anche lui li aveva fatti conoscere a lei. Forse anche lei li cantava durante i viaggi in macchina. Due ore prima il palco si oscura davanti a me, a pochi metri dalla transenna. Stuart è dietro. “Soon! Very soon!” non smette di dire. Poco prima scherzavamo su un tipo con la cresta rossa, il chiodo con gli spuntoni e gli anfibi pesanti. Abbiamo immaginato che all’uscita ci fosse la mamma ad aspettarlo in macchina, abbiamo immaginato...

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Guess Who’s Back

È ormai un mese e mezzo che non mi faccio più vivo e inizio a ricevere messaggi che mi chiedono se sono ancora un uomo libero o se sono stato rapito dagli alieni. La verità è che il lavoro mi tiene prigioniero in questo momento e che non ho una vita al di fuori del programma al quale sto lavorando. A dire il vero sto seguendo 3 progetti che mi hanno portato in giro per il mondo. Per le scorse 6 settimane, il Marziano World Tour ha toccato le sequenti città. Manchester, Città del Messico, Capulapan (Messico), Charlotte (North Carolina), New Bern (NC), Beaufort (NC), Greenville (NC), Boston (Massachusset), Provincetown (MA), Washington, Glasgow, Chester, Bristol, e Birmingham dove ho lavorato per quasi 3 settimane facendo avanti e indietro fra Londra e Birmingham ogni 2 giorni. Ho perso il conto degli aerei e dei treni sui quali ho viaggiato e degli hotel in cui ho dormito. Questo viaggiare ininterrottamente mi fa ripensare a un sacco di cose. In primis ho capito che non sarei mai in grado di essere una rock star. L’idea di dormire in un letto diverso ogni notte mi farebbe rabbrividire. Quindi ho ufficialmente archiviato i miei progetti di diventare il nuovo Keith Richards. Anche perché l’ultima volta che ho toccato sostanze stupefacenti ho dovuto sopportare un’abominevole emicrania per una settimana! Tuttavia sono sempre a disposizione delle...

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Piccole cose

Lo stare in Italia per me ha il sapore delle piccole cose… dei piccoli piaceri… il calore della gente, il marmo rosa a Verona che si scalda al sole, il caffe’ fatto con la macchinetta a casa di mio padre, il giretto in moto sulle colline, il bicchiere di vino in piazza il sabato prima di pranzo… piccole cose… Mi piace ritornare a casa mia, in un paesotto nelle campagne del profondo nordest… mi piace tornare a quel ‘piccolo mondo antico’… mi piace camminare per quella strada che passa davanti alla chiesa di famiglia, alle case di nonne e zie fino all’ufficio di mia madre… mi piace il calore dei vacchietti con cui mi fermo a fare 2 chiacchiere… Un mondo con un sapore familiare dove ancora il dottore e il parroco vano a trovare la gente a casa, dove la sarta passa il pomeriggio a cucire a casa di mia nonna per figli, nipoti e bisnipoti… Un mondo di cui riesco ancora a sentirmi un po’parte, nonostante ormai abbia ben pochi amici rimasti li… eppure un mondo che ancora nn riuscirei ad accettare completamente, ancora non sufficiente a farmi pensare di tornare… nn...

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A raven cried “Croack” and they all tumbled down

Mercoledì mattina, il mio giro turistico parte dal Tower Bridge, opera geniale di ingegneria civile e di architettura vittoriana, in uno stile gotico-fantasioso, che fa un pò Disneyland. Piove e c’è un ventaccio freddo; con la fedele guida blu in mano, l’indice tra pagina 102 e pagina 103, l’ombrello inutilizzabile sotto l’ascella -tipo baguette – e il cappuccio del soprabito calato in testa, sembro il Gobbo di Notre Dame! Ho rimediato 2 ingressi gratuiti per la Torre di Londra, che infatti non avevo mai visitato prima, a causa dell’esoso prezzo del biglietto (quindici pounds), e, come un novello Aigor , attraverso trotterellando il ponte per incontrare un’ amica e proseguire con lei il giro turistico. La Torre di Londra è un complesso di edifici interessanti, tra i più antichi in città. Per certi versi si tratta di un medioevo ricostruito, ad uso turistico, con stanze ridipinte di fresco e re e giullari che vagano tra le mura addentando panini nell’ora di pausa. Al tempo stesso è un luogo che trasuda storia e tradizione, da un lato corone e scettri regali incrostati di diamanti grossi come uova e dall’altro celle umide e anguste, intessute di graffiti e disperazione. Qui, tra orgogliosi Beefeaters e corvi ben nutriti, che non possono e non devono volare via, le epoche si mescolano in un crogiuolo di stili diversi: finestre tudor, mura normanne, street-lamps vittoriane...

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Vado al Massimo

Sono le 3 del mattino e sono seduto sul mio letto in un Hotel da qualche parte in Città del Messico. Non riesco più a dormire per via del fuso. Per me sarebbero le 9 del mattino e a questa ora sono solitamente in piedi. In genere la mia sveglia suona alle 8:30 ed il mio orologio biologico mi ricorda che dovrei già essere in metropolitana. La parte divertente è che sono praticamente esausto dopo 11 ore di volo. Era la prima volte che passavo così tanto tempo su un aereo e devo dire che non è un’esperienza positiva. Ranicchiato in una poltroncina in economy non sapevo proprio come riempire il mio tempo. Leggere? Ci ho provato ma la luce mi dava fastidio. Dormire? Ok, era un’opzione, ma dietro di me c’erano due tipi messicani che facevano un casino incredibile e che, complice una super dose di vodka lemonade, hanno iniziato a cantare tutto il loro repertorio in stile mariachi (andale, andale, arriba, arriba…). Fortunatamente per ragioni di sicurezza i chitarrozzi e i sombreros sono rimasti a terra. Ho anche provato a farli smettere. La prima volta da vero gentiluomo ho fatto notare che il tono dei loro stornelli era troppo elevato. Tutto ok per 20 minuti. Poi, dopo un altro paio di vodka lemonades, hanno ricominciato. La seconda volta gli ho spiegato con tono seccato che intendevo che...

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Londra dal secondo piano

“Magari c’e’ un posto libero nella prima fila?”. Lo penso sempre, salendo le scale dell’autobus che portano al piano superiore. Sono a Londra da piu’ di un anno e mezzo e non ho mai smesso di apprezzare un’ altra bella particolarita’ londinese, l’autobus a due piani. Vado sempre al piano superiore e guardo una bellissima citta’ scorrermi al fianco come dal balconcino di un teatro. Il caro autobus a due piani londinese si e’ evoluto col tempo: dopo la guerra cominciarono a diffondersi i vecchi Regent della AEC e Titan della Leyland che avrete visto in quelche vecchio film, quelli col grosso radiatore verticale anni trenta. Questi autobus avevano gia’ il frontale asimmetrico – con la cabina del conducente a fianco del cofano del motore – che divenne cosi’ famosa in seguito. Tipico era inoltre il sano spirito pratico che informava la vita prima dell’ossessione della “health and safety”: la parte posteriore era aperta e potevi scendere dall’autobus sanza essere, come oggi, tenuto in ostaggio nel mezzo di oxford street, in una selva di semafori rossi, la prossima fermata un lontano miraggio; potevi perfino – incredibile dictu – scendere o salire in corsa! C’e’ da tremare al pensiero che ci sia stato un tempo nel quale si lasciava al singolo la scelta di decidere, tutto da solo, se e quando qualcosa era pericoloso…. delle innumeri stragi che questa mentalita’...

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L’Estate Sta Finendo

L’estate sta finendo, e un anno se ne va. Sto diventando grande, lo sai che non mi va ah ah ahhhh. Continuano le citazioni degli anni ottanta, che fanno sempre la loro porca figura. Se pensate che nel post di oggi si parla di fine dell’estate come periodo triste, vi sbagliate di grosso. Io, infatti, a differenza dei Righeira, adoro l’autunno. Sono nato l’ultimo giorno d’estate e di conseguenza l’autunno è la prima stagione in cui ho vissuto e ho fatto le mie prime esperienze (niente di eccitante, le solite cose: pipì, ruttino e cosi via). E poi c’è quest’aurea poetica che pervade le giornate autunnali. Le foglie ingiallite che si depositano sui marciapiedi, le giornate che si accorciano, le prime piogge pesanti e la vendemmia. Quest’atmosfera malinconica stimola la mia fantasia e quindi penso che sarà un periodo prolifico sia per quanto riguarda il mio lavoro che per il mio blog. Purtroppo l’autunno mi rende anche abbastanza vulnerabile sotto il profilo sentimentale. È un paio di anni che per me l’inizio dell’autunno coincide con l’inizio o la fine di storie importanti. E quest’anno ero intenzionato a non farmi fregare. Il problema è che quando si parla di signorine la mia forza di volontà spesso vacilla e tutto va a finire a puttane (metaforicamente parlando). È un paio di settimane che mi sono imposto un rigido programma di disintossicazione...

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EXTRA EXTRA… READ ALL ABOUT IT!

Trovare lavoro come comparsa per televisione e cinema è il sogno di molti, riuscire a mantenersi con un lavoro del genere è un’utopia. Chiariamo alcuni punti. Lavorare come “extra” non vuol dire recitare. Un background artist non è un attore, ma una qualunque persona casalinga, studente, selfemployed, o comunque con un qualsiasi lavoro flessibile al punto da riuscire ad accettare last minute jobs per arrotondare lo stipendio. Non bisogna aver studiato recitazione per essere un extra, né tanto meno essere fotogenici. Basta essere persone comuni. Diventare una comparsa a Londra è relativamente semplice: bisogna registrarsi in una Casting Agency. Di agenzie di casting ce ne sono una valanga, ma quelle valide e con le carte in regola si possono contare su una mano. Per prima cosa tenete presente che la Casting Agency non vi chiederà né book fotografici, né tantomeno soldi “upfront”. C’è una registration fee annuale, in genere di £50, che verrà detratta dal tuo primo lavoro. Sarà poi l’agenzia stessa, al momento della registrazione, a farti due foto per il loro archivio, un primo piano e una a figura intera. L’unica difficoltà vera e propria è riuscire a registrarsi, in quanto registrano solo una volta l’anno e la domanda è alta. Una volta registrati poi, non pensate di venir chiamati subito per un lavoro, possono passare dei mesi, e in genere ti danno pochi giorni di notice....

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